Sighetu Marmaţiei
L’obiettivo più rappresentativo della città è il Memoriale delle Vittime del Comunismo e della Resistenza, aperto nell’ex carcere di Sighet, temuta prigione usata dal regime comunista per lo sterminio delle élite della Romania.
Ana-Maria Cononovici, 07.02.2025, 18:23
La nostra destinazione di oggi è Sighetu Marmaţiei, città di cui si dice che è sita al posto del chiodo al quale viene appesa sulla parete la cartina della Romania, motivo per cui sulla strada pedonale del centro, la via della Libertà, si trova anche il monumento intitolato “Il chiodo”. Si tratta di un chiodo enorme, conficcato nella strada, e alla sua base si può vedere il messaggio: “Benvenuti a Sighetu Marmaţiei!”.
La città di Sighet è considerata il centro culturale ed economico del Maramureș storico. Fino al 1919, fu il capoluogo del comitato del Maramureș, mentre nel periodo interbellico fu il capoluogo della provincia di Maramureș. Di forma triangolare, il nome della città proviene dalla parola ungherese sziget, pronunciata nello stesso modo in romeno, che vuol dire “isola”, denominazione dovuta al fatto che è circondata dai fiumi Iza, Tisa e Ronișoara. Sebbene sia una città piccola, vanta numerosi obiettivi turistici: il Museo Etnografico del Maramureș, il Museo della Cultura Ebraica, con una mostra dedicata al premio Nobel per la pace, Elie Wiesel, nato a Sighet, la Casa-Museo “Dr. Ioan Mihalyi de Apșa”, la Chiesa Riformata, la Chiesa ortodossa e la Sinagoga.
L’obiettivo più rappresentativo della città è il Memoriale delle Vittime del Comunismo e della Resistenza, aperto nell’ex carcere di Sighet, temuta prigione usata dal regime comunista per lo sterminio delle élite della Romania. A cominciare dal 1994, l’edificio fu allestito come museo, conosciuto anche col nome di Memoriale del Dolore di Sighet, progetto avviato e portato avanti dalla Fondazione Accademia Civica la cui presidente e fondatrice è la poetessa Ana Blandiana. Oltre a rispecchiare dettagliatamente la sofferenza subita dai romeni ai tempi del comunismo, tramite oggetti che ricreano le condizioni inumane del carcere, i visitatori possono conoscere le storie della resistenza anticomunista dei preti di tutti i culti religiosi, degli intellettuali e delle persone semplici, deportate nel Bărăgan. L’ex carcere ha tre piani, ognuno con diverse sale allestite nelle ex celle. Tra queste, alcune sono state conservate come tale per l’autenticità. Si tratta delle stanze in cui hanno perso la vita politici di spicco, come Iuliu Maniu e Gh. I. Brătianu. Nel cortile del museo, i visitatori sono accolti dal gruppo statuario creato dallo scultore Aurel Vlad, che illustra in maniera sconvolgente la sofferenza vissuta dalle persone arrivate nel carcere.
Un obiettivo rilassante, ma anche pieno di informazioni è il Museo del Villaggio del Maramureș. Il Museo è costruito all’aperto e ricrea l’immagine del Maramureș storico. Ana Maria Pop, educatrice museale presso il Museo del Villagio del Maramureș di Sighetu Marmației, ci ha rivolto un invito: “Vi invitiamo a visitare un museo del villaggio che presenta una riconfigurazione di un villaggio autentico, con specifico regionale. Si tratta del Maramureș storico. I turisti che vengono hanno la possibilità di visitare le 34 case disponibili, più gli annessi. Tutte le case sono state portate dalle zone del Maramureș storico. All’entrata di ogni casetta c’è una piccola targa con un codice QR. I turisti hanno la possibilità di scansionare il codice e di ascoltare la storia di ogni casa. Viene menzionata anche la sua zona di provenienza. Ci sono case delle Valli del Cosău, di Mara, di Iza e di Tisa. Gli interni sono allestiti nello stile tipico dei secoli 17-18. All’entrata, sulla destra, c’è il focolaio, il forno, poi ci sono il letto, dall’altra parte le casse, le panchine che inquadrano il tavolo, mentre alle pareti si alternano icone dipinte e piatti di ceramica, che hanno appesi sopra degli asciugamani ricamati. C’è anche la chiesa portata da Oncești. D’altronde tutte le stradine del villaggio portano a questa collina sulla quale è collocata, come in tutti i villaggi, la chiesa. Questa chiesa è la seconda come età nel museo, risale al 1621.”