Centenario del Patriarcato Romeno
Il Patriarcato Ortodosso Romeno celebra il suo 100° anniversario.
Bogdan Matei, 04.02.2025, 11:38
La Chiesa Ortodossa Romena celebra il 4 febbraio il centenario della sua costituzione in patriarcato. L’idea che sia elevata al rango di patriarcato era apparsa diversi decenni prima, dopo che la Chiesa Ortodossa Romena era diventata autocefala nel 1885, ma si concretizzò solo dopo la Grande Unione del 1918, quando contava 14 milioni di fedeli e aveva cinque metropolie e 18 eparchie nella sua struttura.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, passarono sotto l’autorità di Bucarest le province a maggioranza romena occupate dai confinanti imperi multinazionali, zarista e austro-ungarico: Bessarabia (est), Bucovina (nord-est), Transilvania (centro), Banato, Crişana e Maramures (ovest). Oltre alla comunanza etnica, culturale e linguistica, erano legate alla Madrepatria anche attraverso la fede prevalentemente ortodossa.
L’atto istitutivo del Patriarcato Ortodosso Romeno, letto durante la riunione del Sinodo del 4 febbraio 1925 e approvato all’unanimità dai suoi membri, fu successivamente adottato dal Parlamento. Nello stesso mese vennero promulgati la legge e lo statuto organizzativo della Chiesa Ortodossa Romena, in base ai quali il primate metropolita Miron Cristea diventò patriarca. Inviò lettere per portare alla conoscenza del Patriarcato Ecumenico e delle altre Chiese ortodosse sorelle. Il 30 luglio 1925, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Basilio III, emanò l’atto di riconoscimento del Patriarcato Romeno e il 1° novembre dello stesso anno ebbe luogo l’intronizzazione di Miron Cristea come patriarca.
Nel centenario della sua fondazione, il Patriarcato Romeno proclama 16 nuovi santi. Si tratta di confessori e teologi che si sono distinti in modo particolare per la loro professione di fede durante il regime comunista ateo, insediato dall’esercito sovietico occupante, e nelle cui prigioni sono stati incarcerati. Tre dei 16 sono originari della Bessarabia, territorio romeno orientale annesso nel 1940 dall’Unione Sovietica stalinista e sul quale fu fondata l’attuale Repubblica di Moldova.
D’altronde, il Patriarcato di Bucarest ha riattivato la sua Metropolia di Bessarabia nel 1992, appena un anno dopo lo smembramento dell’URSS, e numerosi cittadini della confinante repubblica appartengono alla Chiesa Ortodossa Romena. Il Sinodo sostiene anche l’istituzione della Chiesa Ortodossa Romena nella confinante Ucraina, dove vivono oltre 400.000 connazionali, la maggior parte in prossimità del confine, nel nord della Bucovina, nel nord e nel sud della Bessarabia e nella Contrada di Herţa. Inoltre, i milioni di fedeli ortodossi romeni che vivono nell’Europa occidentale e nel Nord America sono spiritualmente assistiti nelle loro parrocchie da preti provenienti dal paese.
Al più recente censimento svoltosi in Romania nel 2021, l’appartenenza confessionale è stata dichiarata da quasi 16,4 milioni di persone sul totale della popolazione residente. L’85,3% si è dichiarato di confessione ortodossa, il 4,5% cattolici di rito latino, il 3% riformati e il 2,5% pentecostali, mentre lo 0,7% di confessione greco-cattolica. Lo 0,9% degli intervistati si è dichiarato senza religione oppure ateo o agnostico.