L’acqua del Danubio, acqua potabile
Nel 1897, la Regina Guglielmina dell’Olanda finanziò la costruzione di una torre idrica a Sulina, e ciò dopo che, accostando con la nave sulla riva del Danubio, nella città portuale sul Mar Nero, aveva notato che, quando ha chiesto acqua da bere, le è stata offerta acqua dal Danubio.
Gabriela Petre e Ana-Maria Cononovici, 05.11.2024, 15:00
Nel 1897, la Regina Guglielmina dell’Olanda finanziò la costruzione di una torre idrica a Sulina, e ciò dopo che, accostando con la nave sulla riva del Danubio, nella città portuale sul Mar Nero, aveva notato che, quando ha chiesto acqua da bere, le è stata offerta acqua dal Danubio. Più tardi, dopo 126 anni, un’ecologista olandese, Li An Phoa, la fondatrice del movimento Drinkable Rivers e il suo partner, Maarten van der Schaaf, sono arrivati nel Delta del Danubio dopo aver percorso tre parti diverse del fiume, analizzando la qualità dell’acqua, come acqua da bere.
“Il Danubio, acqua potabile” è parte del progetto europeo “Il restauro del bacino idrologico del Danubio per ecosistemi e persone, dalla montagna al mare. Il Danubio per tutti!” (in originale: „Restoration of the Danube River Basin for ecosystems and people from mountains to coast – Danube4all”). Con la missione di rendere i fiumi del mondo così sani dal punto di vista ecologico (e, di conseguenza, abbastanza puliti) da poter bere la loro acqua, Li An Phoa è partita quest’anno, nel periodo 18 settembre – 11 ottobre, in un viaggio a piedi per il Delta del Danubio, ha incontrato farmer, alunni, pescatori, imprenditori, politici e decidenti e ha discusso con loro della prospettiva di un Danubio con acqua potabile.
Li An Phoa: “E’ stato importante per il progetto Danube4ALL scegliere uno dei siti demo e quando ho visto che uno dei siti dimostrativi si trovava in Romania, la mia scelta è stata di percorrere i tratti romeni del Danubio. Se avessi deciso di andare sull’intero fiume dalla sorgente al mare, il che ovviamente mi piacerebbe di più, ci avrei messo più di un anno. Cosicché abbiamo deciso di non fare questo. Siamo venuti altre tre volte in Romania, in Transilvania, e mi è piaciuto così tanto che aspettavo con ansia di concentrarmi sulla Romania. Dunque, la prima motivazione è stata questa. Inoltre, ho fatto questa scelta perché un terzo del Danubio si trova in Romania, quindi la rilevanza di un Danubio sano per la Romania è molto grande.”
La nostra interlocutrice ci ha confessato che venendo dall’Olanda, Paese che ha un delta, ha potuto apprezzare ancora di più il Delta del Danubio, associandosi nel progetto con WWF e GeoEcoMar (l’Istituto Nazionale di Ricerca – Sviluppo per la Geologia e la Geoecologia Marina) e scegliendo insieme i luoghi rilevanti da esplorare.
Li An Phoa, la fondatrice del movimento Drinkable Rivers: “Abbiamo scelto tre luoghi del Delta del Danubio, praticamente abbiamo camminato lungo la laguna e poi verso le zone umide vicino di Mahmudia e Carasuhat. Poi nella seconda settimana il paesaggio è stato diverso. Abbiamo passeggiato un po’ lungo il Danubio, ma soprattutto nelle zone inondabili fino alla confluenza col fiume Jiu. E poi abbiamo camminato due giorni a monte del fiume Jiu. Cosicché abbiamo visto la zona di pianura, quella del Jiu e la zona di confluenza. Nella terza settimana abbiamo esplorato Drobeta Turnu-Severin e l’argine delle Porte di Ferro. E abbiamo camminato a valle dell’argine verso la città. Quindi, il secondo passo dopo la scelta della Romania è stato quello di individuare i tratti. E poi ho espresso i miei desideri sul posto, come faccio sempre quando mi trovo vicino a un corso d’acqua: stare con gli abitanti della zona, essere loro ospite, non un semplice turista. Comincio la giornata misurando il grado di conoscenza dei bambini, perciò ci siamo rivolti alle scuole e ad altri club o associazioni invitando la gente ad affiancarsi a noi nella passeggiata e farci vedere, fare una gita in un determinato posto ed è stato quello che abbiamo fatto successivamente.”
I due ricercatori hanno fatto test di qualità dell’acqua del Danubio, hanno parlato con gli abitanti del loro rapporto con l’acqua e hanno raccolto anche rifiuti insieme agli alunni mobilitati tramite il programma Pattuglia Zero Plastica attraverso la quale WWF-Romania si è proposta di eliminare la plastica dalla natura entro il 2030. La componente educativa del programma Pattuglia Zero Plastica si è sovrapposta all’attività di citizen science tramite la quale Phoa e Van der Schaaf, insieme agli alunni delle località che attraversano, effettuano misurazioni giornaliere del Danubio a scopi scientifici. Questa esperienza educativa coinvolge i giovani nello studio del fiume vicino al quale vivono. La ricerca fa parte del programma di citizen science Drinkable Rivers, che permette alle persone di sapere di più sulla salute dei loro fiumi. I partner locali di Romania continueranno a utilizzare questo strumento anche adesso, dopo la fine del viaggio e seguiranno l’evolversi dello stato di salute del Danubio.
Li An Phoa ha descritto la gioia che le ha regalato l’esperienza abitativa con la gente della zona, in Romania: “E’ un’esperienza del tutto speciale perché vieni come una persona sconosciuta, come un ospite, e quando parti li abbracci, come se fossi parte di una famiglia. È quello che ho imparato da queste passeggiate lungo il fiume: il fiume è il nostro legame di sangue. Ci collega effettivamente all’acqua. E poi, per continuare la mia idea, questa è stata una delle mie scoperte. Mi sento profondamente grata per questa generosità e ospitalità e, in secondo luogo, per il fatto che esiste ancora una simile ricchezza di specie, di pesci, libellule e farfalle. Esistono diversi habitat che sono ancora abbastanza sani, come nel Delta del Danubio, che è una zona così importante. Allo stesso tempo, si vede che, come in altre zone dell’Europa, anche il paesaggio ha perso molto della sua vitalità. E i principali motivi sono stati l’urbanizzazione, l’industrializzazione, l’agricoltura.”
Tramite il suo lavoro, Li An Phoa, la fondatrice del movimento Drinkable Rivers, desidera che i fiumi del mondo diventino così sani dal punto di vista ecologico (e di conseguenza puliti) che la loro acqua possa essere bevuta.