Bagni privati, pubblici e località termali
Dai tempi più remoti, i bagni pubblici hanno rappresentato un abbinamento tra abitudini legate all’igiene, divertimento e socializzazione, e persino luoghi in cui molti tabù sociali o venivano trasgrediti o erano permessi proprio perché altrove non erano accettati.
Christine Leșcu, 28.05.2024, 07:00
Dai tempi più remoti, i bagni pubblici hanno rappresentato un abbinamento tra abitudini legate all’igiene, divertimento e socializzazione, e persino luoghi in cui molti tabù sociali o venivano trasgrediti o erano permessi proprio perché altrove non erano accettati. La stessa cosa è successa anche nello spazio romeno. I bagni pubblici e privati si sono ispirati al modello orientale, soprattutto turco, poiché a partire dal XVIII secolo nei principati della Moldavia e della Valacchia l’influenza ottomana si è amplificata. Lo storico Tudor Dinu si è documentato sull’esistenza dei bagni di ispirazione turca, ma anche delle località termali, nello spazio romeno della prima metà del XIX secolo e ha scoperto che il bagno turco oppure l’hammam non era stato la prima fonte d’ispirazione di questi stabilimenti. Tudor Dinu: L’esistenza dei primi bagni pubblici è dovuta agli antichi greci, come tante altre cose. I bagni sono stati sviluppati dai romani, che hanno creato una vera e propria cultura del benessere del corpo. Le terme erano dei complessi che offrivano non solo la pulizia fisica totale, ma, come diremo noi oggi anche intrattenimento, ovvero svago di vario tipo. Dai romani, i bagni sono passati, attraverso il mondo bizantino, in quello musulmano, dove hanno acquisito un valore quasi religioso. Per questo mi dovevo occupare dell’Oriente, perché nella maggior parte i nostri bagni sono stati distrutti a cominciare dal 1821, quando è iniziata la benefica occidentalizzazione dei principati romeni.
Sebbene gli hammam, dimenticati dopo la modernizzazione della Moldavia e della Valacchia, non arrivassero all’altezza di quelli di Istanbul, sono stati però importanti per la civiltà di questa zona e i romeni vi hanno messo la loro personale impronta, è del parere lo storico Tudor Dinu: I bagni turchi sono penetrati molto presto nei principati romeni. Ad esempio, a Bucarest, un bagno di tipo hammam è attestato già dal XVI secolo, grazie al principe Alexandru II Mircea, che aveva passato molti anni in esilio nell’Oriente, nell’attuale Siria. Hanno portato dei bagni anche i Cantacuzino nel XVII secolo, però, ovviamente ci sono stati anche elementi di novità. Ad esempio, i musulmani consideravano che l’acqua stagnante fosse immonda e non entravano nell’acqua con il corpo. Non c’era qualcuno che si crogiolava in un bacino d’acqua, ma l’acqua riscaldata con un forno veniva versata sul corpo con dei vasi. Ebbene, nei bagni di Bucarest, all’inizio del XIX secolo è attestata anche la presenza di bacini di acqua calda in cui i romeni entravano e sguazzavano. Inoltre, come sapete, i bagni sono accompagnati da una vera cultura dello svago, che presuppone poi massaggi e spruzzi di acqua di rose, godersi un caffè appena tostato e bollente, fumarsi una pipa o un narghilè. Però noi, romeni, abbiamo aggiunto ai bagni anche il consumo di alcol, di vino o di acquavite. A volte venivano invitati ai bagni di Bucarest anche musicisti popolari detti lăutari e la festa durava fino a notte inoltrata. Tant’è che i principi fanarioti sono stati costretti a imporre divieti sul funzionamento dei bagni pubblici che avrebbero dovuto chiudere alle ore 22.
A Bucarest e a Iași nella prima metà del XIX secolo, oltre ai bagni pubblici di ispirazione turca, c’erano anche quelli privati, molti di essi collocati nelle abitazioni dei boiardi. Un esempio di bagno privato è quello della famosa famiglia di boiardi intellettuali Golescu, che può essere visitato ancora oggi presso il Museo della Viticoltura e della Pomicoltura di Golești, vicino la città di Pitești. Oltre agli hammam, i boiardi dell’epoca apprezzavano anche le località termali, la loro prediletta essendo quella di Herculane. Perché? Ce lo dice sempre Tudor Dinu: Era una destinazione prediletta, ma non perché ci si arrivasse facilmente, anzi era difficile arrivarci. Ad esempio, nel periodo fanariota, era necessario che il viaggiatore interessato sollecitasse un’autorizzazione firmata dal principe stesso. Più tardi, negli anni 1830-1840, chi voleva andare in una località termale, era costretto a pubblicare un annuncio sul giornale e veniva concesso un periodo di 9-10 giorni in cui le persone che disapprovavano avevano la possibilità di contestare il viaggio. Le strade erano un disastro. Poi, per arrivare da Bucarest a Herculane o a Mehadia, come si chiamava all’epoca, non si andava dall’Oltenia, sulla Valle dell’Olt, dove la strada era infatti impraticabile, ma da Brașov e a nord dei Carpazi Meridionali. Si passava il confine dall’Impero Ottomano, di cui facevamo parte, ovviamente come province cristiane all’estero, in un Paese con il quale i rapporti non erano sempre i migliori. Ma al di là di queste difficoltà, a partire dal 1780, molti boiardi romeni andavano a Herculane e non solo, in Transilvania, a Vâlcele, a Borsec e ancora più lontano, nella Repubblica Ceca di oggi, a Karlsbad, Marienbad, addirittura a Baden-Baden o nelle Fiandre.
Nel XIX secolo, Herculane o Mehadia si trovava in Transilvania, che allora faceva parte dell’impero asburgico. Nell’altra parte del territorio romeno, in Moldavia e in Valacchia, il turismo termale si è sviluppato con maggiore difficoltà. Ce lo spiega sempre Tudor Dinu: Se per principati romeni intendiamo il territorio di oggi della Romania, la prima località termale è ovviamente quella di Herculane Bad delle Terme Herculane. Se intendiamo Valacchia o Moldavia, allora la prima località termale è stata quella di Boboci, in un villaggio poco conosciuto del comune di Jugureni, nei pressi della città di Mizil, dove negli anni 1820 sono state individuate delle sorgenti meravigliose che attiravano una buona parte non solo della classe abbiente della capitale, ma anche persone comuni. Sono seguite poi, in Valacchia, le località di Pucioasa, frequentata da nobili russi, e quella di Balta Albă, con il suo fango terapeutico, diventata la più chic località termale della Valacchia, dove era stato creato anche un ponte di Mogoșoaia, zona in cui si vendevano persino abiti da villeggiatura creati da stilisti occidentali.
Con l’acceleramento della modernizzazione e dell’occidentalizzazione dei Principati Romeni nella seconda metà del XIX secolo, gli hammam sono stati abbandonati, essendo sostituiti da altre abitudini di igiene e le località termali sono diventate man mano sempre più numerose.