Sguardo sulla storia della stampa femminile in Romania
I diritti e le libertà dell’individuo, enunciati fin dal XVIIIesimo secolo, pongono al centro la promozione dell’uguaglianza, al di là di ogni criterio di religione, razza, etnia, genere.
Steliu Lambru, 05.05.2024, 19:48
I diritti e le libertà dell’individuo, enunciati fin dal XVIII secolo, pongono al centro la promozione dell’uguaglianza, al di là di ogni criterio di religione, razza, etnia, genere. L’emancipazione delle donne fu un tema che attirò sempre più seguaci a partire dalla seconda metà del XIX secolo, e il socialismo e il femminismo mirarono a promuovere maggiormente i diritti delle donne in una società moderna. Gli sforzi più persistenti furono fatti per i diritti salariali e politici delle donne. Il diritto di voto lo conquistarono nel 20° secolo. Dal canto suo, la stampa militò per la concessione di pari diritti alle donne, essendo uno dei mezzi più potenti con cui gli obiettivi del movimento femminista furono raggiunti.
Anche in Romania l’emancipazione femminile e il femminismo sono apparsi nella seconda metà del XIX secolo, e la lotta per l’acquisizione dei diritti è stata combattuta anche attraverso la stampa. Di norma in tutte le pubblicazioni apparivano articoli di diversa dimensione e su diversi argomenti di interesse per le donne. Ma le riviste che assumevano il ruolo di emancipazione femminile iniziarono ad avere un pubblico costante, tra quelle che si impegnarono nel progetto di emancipazione femminile essendo la rivista “La Donna”. A partire dal 1868 apparvero riviste con la parola “donna” nel titolo: “Donna. Giornale non politico” fu la prima. Altre riviste come “La Donna romena”, “La Donna dei villaggi”, “La Donna e la casa”, “La Donna ortodossa”, “La Donna elegante”, “La Donna di Dambovita”, “La Donna lavoratrice” apparvero per periodi più o meno lunghi e, dal titolo , si potrebbe indovinare il loro profilo. Il periodo più lungo in cui è apparsa una rivista per le donne fu quello tra il 1946 e il 1989 e si tratta della rivista intitolata proprio “La Donna”, pubblicata ancor oggi.
Le riviste femminili non erano scritte solo da donne, come si potrebbe pensare. Si potrebbe dire che, al contrario, le donne sono entrate più tardi nel mondo del giornalismo che difendeva i loro diritti. La socialdemocratica Elena Gugian era una di queste. Nel 2000, quando la intervistò il Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Rumena, Gugian ricordò che a 19 anni, nel 1944, quando si era iscritta al Partito Socialdemocratico, la sua carriera seguì gli ambienti operai a cui aveva aderito e da cui traeva ispirazione. nei testi che ha pubblicato sulla rivista per cui ha lavorato. “C’erano molte donne provenienti dalle fabbriche nelle organizzazioni del partito. Venivano dalla fabbrica APACA, con personale prevalentemente femminile, una fabbrica di abbigliamento. Venivano dalla fabbrica di dolciumi Anghelescu. Erano della Fabbrica Flora, di lattine, della Fabbrica di Medicinali e della Fabbrica di Sigarette. Dove i dipendenti erano per lo più donne, avevamo organizzazioni e tenevamo riunioni con loro lì, sul posto di lavoro. Ho incontrato donne, ho parlato con donne a parte il fatto che ero giornalista, cioè ho registrato quello che si discuteva lì per la rivista dell’organizzazione femminile, che si chiamava “La Donna lavoratrice”.
La rivista “La Donna lavoratrice” della socialdemocrazia romena ha cercato di impegnarsi maggiormente nei problemi delle lavoratrici. Elena Gugian ha ricordato i primi numeri della rivista e la sua rinascita nel dopoguerra. “Con questo nome è conosciuta dal 1930, quando apparve come un piccolo manifesto, di 2-3 pagine, e scomparve con la scomparsa dei partiti storici, i partiti democratici, nel 1938. riapparve nel 1946, assumendo il nome „La Donna lavoratrice” e sotto forma di rivista. In 32 pagine, all’inizio appariva solo in bianco e nero, poi apparve in rosso, poi combinazioni di rosso e nero o rosso e blu, a seconda dell’inchiostro che potevamo trovare in quel momento.”
Elena Gugian realizzava servizi, essendo letteralmente innamorata del suo lavoro. “Io, essendo il membro più giovane della squadra, correvo tanto assieme al fotoreporter per scattare foto, riferire e raccogliere dati. Essendo più giovane, correvo sempre, anche ai servizi stampa delle legazioni o delle ambasciate esistenti allora a Bucarest, dove ricevevo foto e articoli sulle donne socialdemocratiche dei loro paesi.”
Dopo il 1945, finita la Seconda Guerra Mondiale, tutto era da ricostruire, soprattutto la pace. Ed Elena Gugian e le sue colleghe partecipavano allo sforzo generale. “Eravamo interessati alle donne per diversi motivi. Dopo la guerra, molte donne si ritrovarono improvvisamente capofamiglia, con figli da allevare, dopo che che i loro mariti erano morti sul fronte o erano tornati dal fronte inabili al lavoro. E poi le donne si sono sentite obbligate a trovarsi qualcosa da fare. La stragrande maggioranza di loro era analfabeta. E la nostra grande cura è stata quella di venire loro in aiuto organizzando alcuni corsi di alfabetizzazione. Volevamo insegnare loro a leggere e scrivere, almeno a leggere le buste paga, se non di più. Ma, gradualmente, alcuni di loro hanno preso gusto, hanno iniziato a leggere e ci sono riusciti.”
Dal 1945 al 1948, la rivista “La Donna lavoratrice” seguì la sua missione, continuando a battersi per i grandi principi dell’uguaglianza. Diventata “La Donna” dopo il 1948, con l’instaurazione del regime comunista, iniziò per essa un altro capitolo, quello della stampa di propaganda in un regime repressivo.