La mostra „Pavel Obreja e Hanna Kozeletska – Aprile”
Il Centro Culturale „Mihai Eminescu” di Bucarest ospita, nel mese di aprile, la mostra di scultura e pittura di due artisti, marito e moglie: „Aprile”, in cui espongono lo scultore moldavo Pavel Obreja e l’ucraina Hanna Kozeletska.
Ion Puican e Marius Tiţa, 27.04.2024, 07:00
Il Centro Culturale „Mihai Eminescu” di Bucarest ospita, nel mese di aprile, la mostra di scultura e pittura di due artisti, marito e moglie: „Aprile”, in cui espongono lo scultore moldavo Pavel Obreja e l’ucraina Hanna Kozeletska. Il critico dell’arte Marius Tița ha presentato la mostra a Bucarest: „Pavel Obreja crea ritratti, volti. A Bucarest ha portato uno di Brâncuși, uno dei migliori ritratti che io abbia mai visto finora. C’era già Eminescu, lo stava aspettando. Una scultura di piccole dimensioni, in bronzo, realizzata con le proprie mani da un giovane che ha appena compiuto 33 anni.”
Della mostra e del significato del suo titolo, „Aprile”, ci ha parlato lo scultore Pavel Obreja: „Io vengo dal sud della Repubblica di Moldova. Sono venuto a Bucarest con la mostra intitolata „Aprile”. E’ una mostra di me e di mia moglie, Hanna. Perché „Aprile” e perché Bucarest? Perché io e Hanna ci siamo incontrati per la prima volta a Bucarest, nel mese di aprile. E ho portato 22 sculture, mentre Hanna 42 dipinti.”
Che cosa attrae Pavel Obreja nella tecnica della scultura? „In linea di massima, mi piace far vedere attraverso la scultura come gioca l’ombra sul volume. E’ la cosa che mi piace di più nella scultura. Quando guardiamo una pittura, la guardiamo da un certo punto di vista. La scultura ci impone di girarci e di notare come gioca l’ombra.”
Lo scultore Pavel Obreja ci ha fatto una breve presentazione del suo percorso artistico: „Ho cominciato a modellare quando ero ancora al Collegio di Arti Figurative „Alexandru Plămădeală”, a Chișinău, dopo di che mi sono laureato presso l’Accademia di Musica e Arti Figurative di Chișinău. Ho fatto il master in scultura sempre a Chișinău. Mi piace molto modellare volti, ritratti, perché in questo modo noto come il maggior scultore, che è la natura, lavora sul volto dell’uomo. Che cambiamenti subisce un ritratto, un uomo lungo la sua vita? Dunque, in funzione di tutti i sentimenti avuti, si crea un ritratto che realizza la stessa Madre Natura. Io cerco di trasmettere questo stato che la natura è riuscita a fare.”
Pavel Obreja ci parla anche della tecnica della scultura nel bronzo, la sua tecnica preferita in cui realizza le sue opere: „La tecnica è molto complicata. La maggior parte del tempo vede impiegato l’artista, che si occupa della parte tecnologica del bronzo. Mi rallegra molto che dall’inizio fino alla fine del lavoro, fino a quando l’opera è pronta, è un processo che seguo da solo, così come lo sento, lo faccio con le mie mani e usando le mie conoscenze.”
Lo scultore ha condiviso son noi la sua opinione sulla pittrice ucraina Hanna Kozeletska, sua moglie: „Hanna Kozeletska è, in primo luogo, mia moglie. E’ la mia pittrice preferita. Spero lo sia anche per altri. Lavora in un modo speciale. Si sente molto la scuola di Harkov, la scuola di Kiev. Lei ha fatto anche pittura su cavalletto e pittura monumentale. In alcuni dipinti, in cui abbina i due stili, si vedono degli effetti particolari.”
Alla fine della nostra chiacchierata, Pavel Obreja ci ha raccontato anche della più nuova opera in mostra a Bucarest, l’opera centrale della mostra, per così dire: il ritratto in bronzo dello scultore romeno di fama mondiale Constantin Brâncuși: „Secondo me, questo ritratto ha una storia interessante. E’ stato iniziato a Kiev, mentre stavo frequentando i corsi del secondo master. Mi trovavo, in una piccola crisi di creazione, se la possiamo chiamare così. Ho cominciato a modellare questo ritratto. Mi sono detto che dovevo raffigurare Brâncuși. Non so per quale motivo, forse perché era anche lui uno scultore. Ho cominciato a fare il ritratto di Brâncuși, dopo di che questo ritratto mi ha portato alcuni altri ordini. Quindi quest’attività ha fatto nascere un’altra attività. Dopo, ho fatto una pausa e ho interrotto il lavoro a questo ritratto, per motivi legati ai miei studi universitari. Poi è scoppiata la guerra in Ucraina e siamo stati costretti a partire. Questo Brâncuși è rimasto allo stato di argilla, tutto coperto, nell’atelier di Kiev. Sono tornato a prenderlo, dopo un anno l’ho trovato sempre così, coperto, intero. L’argilla era ancora morbida, si poteva modellare. Certo che lo abbiamo portato nella Repubblica di Moldova ed è stato portato a termine in breve tempo, ormai con nuove forze. E’ arrivato nella tappa che vedete qui e in qualche modo le cose sono accadute da sé. Quindi questo finissage del ritratto è apparso da sé e ne sono contento perché ho visto in lui una specie di dio della scultura. E mi sono detto che forse i pensieri si trasmettono da lontano e si trasformano in cose concrete. Non è che abbia voluto ridargli la personalità di un dio, è successo semplicemente così. Vuol dire che c’è una verità qui.”