Il fascicolo della Rivoluzione, di nuovo davanti ai giudici
Il fascicolo della Rivoluzione, in cui sono incolpati Ion Iliescu, Gelu Voican Voiculescu e Iosif Rus, accusati di reati contro l'umanità, torna nuovamente sul tavolo del giudici.
Roxana Vasile, 26.10.2023, 12:06
Dopo parecchi rinvii, la Corte d’Appello di Bucarest ha bocciato tutte le eccezioni e sollecitazioni presentate dagli avvocati, constatando la legalità della requisitoria elaborata dai procuratori nel fascicolo della Rivoluzione. Di conseguenza, la Corte ha disposto l’avvio del giudizio nel merito di questo fascicolo in cui, a 34 anni dalla Rivoluzione anticomunista, Ion Iliescu, il primo presidente della Romania dopo la caduta del regime, nonchè l’ex vicepremier Gelu Voican Voiculescu e il generale a ritiro Iosif Rus, ex capo dell’Aeronautica Militare, sono accusati di reati contro l’umanità.
La saga cronologica del fascicolo è iniziata quattro anni addietro. nella prima fase, è stato rinviato a giudizio dalla Procura Militare ad aprile 2019 e restituito al Pubblico Ministero due anni più tardi dai giudici dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, che hanno invocato delle irregolarità nella requisitoria. Una volta i procuratori miltari hanno rifatto la requisitoria, ad agosto 2022 l’ex procuratore generale della Romania, Gabriela Scutea, annunciava il rinvio del fascicolo all’Alta Corte. Ma sei mesi più tardi, un giudice di indagine preliminare ha deciso che il caso non rientra nella competenza della Corte Suprema, per cui è stato inviato alla Corte d’Appello di Bucarest.
Già esponente di spicco del regime comunista, negli anni ’70 il principale incolpato – Ion Iliescu – è caduto nella disgrazia del ditattore Nicolae Ceausescu, il quale lo ha emarginato e rimosso dalle fila dei vertici politici. Nel 1989 è diventato la figura emblematica della Rivoluzione anticomunista e capo dello stato per tre volte: dal 22 dicembre 1989 al 1992, e poi, come presidente eletto, dal 1992 al 1996 e dal 2000 al 2004.
Secondo la requisitoria del fascicolo della Rivoluzione, Ion Iliescu avrebbe perseguito intenzionalmente di ottenere legittimità popolare, inducendo in errore l’opinione pubblica tramite le sue apparizioni televisive e il rilascio di comunicati. Inoltre, avrebbe assunto, dal 22 al 30 dicembre 1990, l’operazione sistematica volta a indurre in errore l’opinione pubblica, esercitata dai militari con incarichi dirigenziali nel Ministero della Difesa. Questi fatti avrebbero generato e ampliato una psicosi generalizzata, che ha causato situazioni di fuoco amico, quindi nel rispettivo periodo, 857 persone sono morte, 2.382 sono rimaste ferite e 585 fermate illegalmente.
Lungo il tempo, Ion Iliescu e gli altri incolpati hanno dichiarato che non sono colpevoli delle accuse mosse nei loro confronti. Lungo gli anni, le vicende del dicembre 1989 hanno fatto l’oggetto di indagini in oltre 4.500 fascioli penali di cui in 112 sono tate rinviate a giudizio 275 persone.