Iniziative per l’indipendenza energetica della Romania
La Romania ha trovato nuove alternative energetiche agli idrocarburi russi.
Bogdan Matei, 08.07.2022, 12:48
Con giacimenti propri, abbastanza consistenti, di petrolio e gas, la Romania è meno dipendente rispetto ad altri Paesi del mondo libero dagli idrocarburi russi e meno vulnerabile di fronte ai caprici dell’imprevedibile governo di Mosca. Ci sono anche ingenti quantità di gas naturale non ancora sfruttato nel Mar Nero, con un volume stimato a 200 miliardi di metri cubi. La maggiore quantità si trova nel perimetro di Neptun Deep, dove operano la compagnia statale romena Romgaz e l’austriaca OMV Petrom. Il Paese dispone anche di una centrale nucleare, relativamente nuova, a Cernavodă (sud-est), con due reattori funzionali e altri due in fase di progetto, di campi eolici, nonché di una rete idrica generosa, che permette la costruzione di centrali idro-elettriche.
Oltre a questi vantaggi propri, la Romania vanta anche partenariati solidi con gli altri stati membri dell’UE e della NATO, preoccupati in ugual misura di garantire la propria indipendenza energetica dalla Russia. La Grecia ha inaugurato un centro di deposito e di trasporto del gas, che coprirà non solo il suo fabbisogno, ma anche le necessità di altri Paesi della regione — lo ha dichiarato il premier Kyriakos Mitsotakis, all’incontro avuto ieri, ad Atene, con il collega romeno, Nicolae Ciucă. I colloqui hanno puntato, principalmente, sull’interconnessione di gas aperta tra la Grecia e la Bulgaria, attraverso la quale si potrebbero fornire annualmente fino a tre miliardi di metri cubi di gas. Tramite questo gasdotto, il gas naturale dall’Anatolia turca o dall’Adriatico potrebbe arrivare in Bulgaria e Romania.
Il premier Ciucă ha precisato che, a suo turno, Bucarest potrebbe mandare il gas ai suoi partner dell’est, le ex repubbliche sovietiche di Ucraina e Moldova, i cui regimi pro-occidentali sono stati spesso messi in difficoltà dai problemi creati dal complesso energetico russo Gazprom. Il premier greco Mitsotakis ha accusato, d’altronde, esplicitamente la Russia di utilizzare le esportazioni di idrocarburi come uno strumento geostrategico.
Sempre ieri, il capo del governo romeno, ha incontrato John Hopkins, presidente e CEO della compagnia americana NuScale. La Casa Bianca annunciava, il 26 giugno, che il Governo degli USA e la compagnia dello stato dell’Oregon offriranno 14 milioni di dollari per sostenere gli studi di ingegneria e progettazione in vista dell’implementazione da parte della Romania di una centrale a tecnologia SMR (Small Modular Reactor, piccoli reattori modulari). È una tecnologia che non esiste ancora in Europa. L’ex centrale termoelettrica di Doiceşti, in provincia di Dâmboviţa (sud della Romania), è stata già scelta per la collocazione del primo modulo sui sei pianificati. La Romania intende diventare un hub regionale di produzione e operazione nel campo dei mini-reattori modulari e le autorità promettono di costruire la prima unità entro il 2030.