Energia: effetti dell’impennata prezzi in Romania
In Romania, la coalizione governativa esaminerà la necessità di migliorare la legislazione riguardante il tetto imposto ai prezzi dell'energia elettrica e del gas naturale.
Roxana Vasile, 06.01.2022, 11:00
La Romania si annovera tra i Paesi europei più colpiti dai prezzi-record dell’energia elettrica e del gas naturale. Dal 1 gennaio 2021, il mercato energetico è stato completamente liberalizzato e, per la metà dell’anno, il caos generato dalla scarsa comunicazione, ha creato dei disagi alla popolazione. Il mercato si è gradualmente calmato, però dall’estate sono esplosi i prezzi per corrente elettrica e gas. Verso la fine del 2021, è stato imposto un tetto al prezzo del kilowatt per i consumatori domestici, con le bollette parzialmente coperte dal bilancio di stato fino al 31 marzo 2022. Intanto, la coalizione governativa esaminerà la necessità di migliorare la legislazione, secondo quanto annunciato a Radio Romania dal ministro liberale dell’Energia, Virgil Popescu.
D’altronde, i socialdemocratici hanno criticato l’attuale legge sul tetto massimo dei prezzi dell’energia, promossa dal ministro Popescu e adottata dalla precedente maggioranza parlamentare di cui il PSD non faceva parte. Ora essi propongono la concessione di voucher ai consumatori vulnerabili, la semplificazione delle procedure di pagamento dei compensi ai fornitori di energia o l’estensione dell’aiuto di stato agli operatori economici. Il ministro Virgil Popescu ha precisato che anche i grandi consumatori sono stati aiutati a superare i problemi generati dall’impennata dei prezzi.
I grandi consumatori di energia non sono inclusi nell’attuale legge, ma lì si è trattato di un aiuto di stato, ultimato lo scorso anno, nell’ambito del quale abbiamo pagato 693 milioni di lei (circa 140 milioni di euro – ndr). A fine ottobre, abbiamo pagato alla compagnia ALRO Slatina 390 milioni di lei come aiuto di stato, ad Azomures 125 milioni di lei sempre a ottobre, come aiuto di stato per i prezzi dell’energia. Ho fatto gli esempi di due grandi compagnie che hanno sostenuto che i prezzi elevati non le consentano di portare avanti le attività. Capiamo questo aspetto, ha dichiarato il ministro Virgil Popescu.
Tuttavia, allo stabilimento ALRO, l’unico produttore di alluminio e leghe di Romania e il più grande nell’Europa centro-orientale (tranne la Russia), i sindacalisti hanno deciso di protestare in seguito alla decisione della direzione di ridurre la produzione a causa della crisi energetica. I sindacati affermano che oltre mille dipendenti corrono il rischio della cassa integrazione, però gli effetti potrebbero essere molto più ampi, dal momento che dall’ALRO dipendono anche altre aziende la cui attività sarebbe intaccata. Proteste anche al complesso di allumina di Tulcea (sud-est) contro l’impennata dei prezzi dell’energia elettrica. Dal primo giorno del 2022, l’azienda ha cominciato a ridurre la produzione, e i dipendenti temono la perdita dei posti di lavoro, auspicando l’intervento delle autorità a sostegno dei grandi consumatori di energia elettrica, affinchè possano avere accesso a tariffe convenienti.