CV e responsabilità politica
Il liberale Florin Roman ha rassegnato le dimissioni dalla carica di ministro della Ricerca e della Digitalizzazione, sullo sfondo delle controversie legate al suo CV e agli studi effettuati.
Mihai Pelin, 16.12.2021, 12:19
Il ministro della Ricerca e della Digitalizzazione romeno, il liberale Florin Roman, ha rassegnato le dimissioni. Ha lasciato il governo guidato da Nicolae Ciucă a meno di un mese da quando aveva assunto la carica, in seguito alle indagini di un quotidiano che mette in dubbio gli studi che lui sostiene di aver compiuto. I giornalisti affermano che Florin Roman abbia menzionato nel CV un diploma di laurea di cui non è in possesso e che abbia plagiato la tesi. Inoltre, avrebbe pubblicato un libro che è stato però impossibile trovare.
L’ex dignitario smentisce tutte le accuse e afferma di aver rinunciato alla carica per non danneggiare l’immagine del Governo. Egli sostiene di essere innocente e vittima di un linciaggio mediatico e politico legato ad affari di decine di miliardi di euro relativi all’implementazione di soluzioni digitali per l’Esecutivo. Alcune delle accuse dei giornalisti sono state sostenute anche dalla direzione dell’Università “Babeş-Bolyai” di Cluj-Napoca (nord-ovest), stando alla quale Florin Roman non ha ottenuto una laurea presso quest’università, ma solo un diploma attestante la frequentazione di un collegio di Alba Iulia (nei pressi di Cluj). La sua carica è stata assunta ad interim dal ministro dell’Energia, Virgil Popescu.
Florin Roman è stato, per un certo periodo, anche presidente della Camera dei Deputati, ed è uno dei più influenti liberali. Egli ritiene che a ordinare gli attacchi contro di lui sia stato il leader dell’USR (all’opposizione), Dacian Cioloş, al quale afferma che farà causa. In risposta, Dacian Cioloş, già premier nel periodo 2015-2017, afferma di non sentirsi preoccupato a causa di questa minaccia e sottolinea che le dimissioni di Roman siano “un atto necessario”. “Florin Roman non è una vittima. Florin Roman è un esponente della classe politica romena che ha distrutto quello che la Romania aveva di meglio”, afferma il leader dell’USR.
Più politici romeni conosciuti sono stati accusati di plagio negli ultimi anni. Forse la migliore radiografia del fenomeno l’ha fatta, nel 2016, l’ex deputato socialdemocratico e sindaco del terzo settore di Bucarest, Robert Negoiță, accusato di plagio per la sua tesi di dottorato e messo allora sotto inchiesta penale per il rispettivo reato: Tutti lo facevano, quindi l’ho fatto anch’io”. Robert Negoiță ha ultimato gli studi liceali a 31 anni, nel 2003, e un anno dopo aver terminato la seconda facoltà, nel 2009, era già iscritto al dottorato.
Però il caso più conosciuto di plagio nella politica romena è quello dell’ex leader del PSD, Victor Ponta, che ala fine ha rassegnato le dimissioni, ma per motivi completamente diversi. Ex premier dal 2012 al 2015, Ponta è stato indagato per reati connessi ai diritti d’autore relativi alla sua tesi di dottorato, ma la Procura Generale ha archiviato il caso. Tra i politici accusati di plagio si annoverano anche Mihai Tudose, ex premier, Gabriel Oprea, ex vicepremier e ministro della Difesa, Radu Stroe, ex ministro dell’Interno, Mihai Stănișoară, ex ministro della Difesa. Nel 2020, la Romania si piazzava al 69/o posto nella classifica della Transparency International per quanto riguarda l’indice di percezione sulla corruzione.