Giustizia: Accuse penali nel caso della tragedia di Piatra Neamț
I procuratori romeni hanno messo sotto accusa più persone nel caso dellincendio in un ospedale del nord-est della Romania.
Eugen Coroianu, 29.10.2021, 10:00
I procuratori della Procura Generale hanno messo sotto accusa 10 persone, tra cui 6 che hanno ricoperto la carica di manager ad interim, nel caso dell’incendio scoppiato l’anno scorso, a Piatra Neamţ (nord-est della Romania), in cui 10 malati di Covid hanno perso la vita. La tragedia è accaduta all’Ospedale Provinciale di Emergenza, nel reparto di terapia intensiva, in cui erano ricoverati 17 pazienti in due stanze di degenza. Un medico anestesista, che è entrato in una delle stanze avvolte dalle fiamme cercando di salvare i malati, ha subito gravi ustioni, essendo trasferito a Bruxelles per essere curato. Le accuse mosse dai procuratori sono di omicidio colposo, lesioni personali colpose, distruzione colposa e mancata applicazione delle misure legali di sicurezza e salute sul posto di lavoro.
Secondo l’agenzia Agerpres, nello stesso fascicolo sono messe sotto accusa due infermiere che curavano i malati, perché non avrebbero sorvegliato una fonte di fuoco, ma anche il capo del reparto di terapia intensiva che non avrebbe preso le misure necessarie per garantire la ventilazione nelle stanze di degenza. Inoltre, il medico-capo è accusato che, assieme ad un altro medico, avrebbe falsificato un documento sulle cure concesse ai malati. Anche l’ospedale è stato messo sotto accusa. Per quanto riguarda i manager, i procuratori affermano che, nel contesto della pandemia e della trasformazione della struttura sanitaria in centro di supporto Covid, loro avrebbero organizzato in maniera difettosa l’attività specifica nell’ospedale, non avendo rivisto i rischi sulla sicurezza e la salute sul posto di lavoro, in seguito al cambiamento delle condizioni di lavoro.
Tale cambiamento ha compreso l’introduzione di una terapia che presuppone l’aumento della quantità di ossigeno somministrata ai malati di Covid-19, e implicitamente l’aumento della concentrazione di ossigeno nelle stanze in cui venivano curati questi malati. I sospetti non avrebbero stabilito misure preventive atte a garantire la sicurezza e la salute nel reparto di terapia intensiva nelle nuove condizioni, fatto che ha avuto come conseguenza lo scoppio dell’incendio.
Le due infermiere sono accusate che, durante l’esercizio delle funzioni, mentre curavano i malati, ai quali veniva somministrata ossigenoterapia, avrebbero utilizzato senza sorvegliarla una candela accesa al capezzale di un malato in agonia. La candela sarebbe stata la fonte del fuoco che ha bruciato la stanza. L’ospedale è accusato di non aver preso misure atte a garantire una ventilazione adeguata dei reparti di terapia intensiva e un’assistenza medica di supporto nel caso dell’interruzione dell’alimentazione con gas medicinali. Simili tragedie si sono verificate quest’anno, in Romania, anche a Bucarest e a Costanza (sud-est).