La settimana 25 – 30/10/2021
Nuove misure restrittive anti-epidemia/ Lo scandalo dei certificati falsi/ Piatra-Neamţ, un anno dopo/ Fondi da Bruxelles/ La Giornata dellEsercito e il centenario dellultimo monarca
Bogdan Matei, 30.10.2021, 07:00
Nuove misure restrittive anti-epidemia
In Romania, in quasi ogni giorno della settimana, il numero dei nuovi contagi da COVID-19 è stato di oltre diecimila, mentre quello dei decessi provocati dal nuovo coronavirus è rimasto di qualche centinaio. Le autorità hanno istituito l’obbligo del cosiddetto certificato verde per l’accesso alla maggior parte delle attività sociali. L’accesso nelle istituzioni pubbliche, nei teatri e nelle sale di cinema si fa solo in base a questo documento, che può ottenere chiunque abbia fatto il ciclo vaccinale completo, abbia superato di recente la malattia oppure sia in possesso di un test negativo. La mascherina protettiva è tornata ad essere d’obbligo negli spazi aperti. È stato reintrodotto il coprifuoco dalle ore 22:00 alle 5:00. Fanno eccezione le persone vaccinate, che hanno superato la malattia, le emergenze e gli spostamenti per motivi di lavoro. La paura della malattia e il fastidio dato dalle restrizioni sembrano aver sconfitto, nel caso di molti romeni, la reticenza nei confronti del vaccino, d’altronde, ampiamente diffusa in molti Paesi dell’Europa centro-orientale. Il bilancio giornaliero delle inoculazioni ha superato, in generale, cento mila dosi, trattandosi nella maggior parte della prima dose. Le autorità sono del parere che, se il ritmo si manterrà, entro la fine dell’anno potrà essere superato un tasso vaccinale di oltre il 70% della popolazione di oltre 12 anni, ovvero quasi 12 milioni di romeni inoculati almeno con una dose, rispetto alla cifra attuale che è inferiore a sette milioni.
Lo scandalo dei certificati falsi
La pandemia può essere anche molto lucrativa. Un centro vaccinale anti-Covid di Bucarest è stato chiuso temporaneamente, giovedì, dopo che sono apparsi sospetti sul rilascio di certificati verdi falsificati. I poliziotti hanno fatto perquisizioni domiciliari a Bucarest e hanno prelevato prove. Quasi 170 persone saranno ascoltate e un funzionario pubblico è stato fermato. Stando ai procuratori, alcuni funzionari pubblici distaccati al centro, in cambio a denaro, avrebbero inserito sui certificati di vaccinazione i dati identificativi di persone che non avevano ricevuto il siero. Le persone programmate per la vaccinazione presso questo centro saranno mandate in altri centri, e l’attività sarà ripresa dopo la sostituzione dell’intera squadra implicata nel rilascio dei certificati falsi.
Piatra-Neamţ, un anno dopo
Mentre l’indagine a Bucarest è appena iniziata, nel caso di quella sulla tragedia di un anno fa all’ospedale provinciale di emergenza di Piatra-Neamţ (nord-est) si stanno già delineato le prime conclusioni. L’ospedale, come ente giuridico, e dieci persone fisiche sono oggetto di inchiesta penale nel caso dell’incendio del 14 novembre 2020, in cui dieci pazienti hanno perso la vita. Tra le persone messe sotto accusa, ci sono sei manager ad interim della struttura sanitaria, accusati di non aver rivisto le procedure dopo che l’ospedale è diventato ospedale di supporto Covid. Loro non avrebbero stabilito misure preventive atte a garantire la sicurezza nel reparto di terapia intensiva. Le stesse accuse sono mosse anche nei confronti dell’Ospedale di Emergenza e delle due infermiere che, nella notte dell’incendio, curavano i malati di Covid-19 e che hanno lasciato al capezzale di un malato in agonia una candela accesa che avrebbe fatto scoppiare l’incendio. Sono stati messi sotto inchiesta penale anche due medici di terapia intensiva, tra cui anche il capo del reparto, per aver falsificato alcuni documenti sulle cure offerte ai malati. Gli incendi nei reparti di terapia intensiva, con vittime umane, sono degli incubi che si ripetono nel sistema sanitario romeno: altri due si sono verificati, quest’anno, all’ospedale Matei Balș di Bucarest e all’ospedale provinciale di Costanza (sud-est).
Fondi da Bruxelles
I ministri delle Finanze europei hanno approvato, giovedì, al Consiglio Economia e Finanza dell’Unione, la raccomandazione dell’Esecutivo comunitario sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza della Romania, accanto a quelli di Estonia e Finlandia. È stata l’ultima tappa prima che la Romania possa accedere ai fondi stanziati, di cui la prima tranche potrebbe arrivare a fine anno. Si tratta, per l’inizio, di un prefinanziamento pari a 3,7 miliardi di euro. La somma totale assegnata alla Romania tramite il Recovery Plan ammonta a oltre 29 miliardi di euro. Il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha precisato che lo stanziamento di questi fondi non è intaccato dall’assenza di un governo con pieni poteri a Bucarest. Finora, a Bruxelles sono stati approvati 22 sui 27 piani di ripresa dei Paesi membri, mentre 17 stati hanno anche ricevuto una parte dei fondi.
La Giornata dell’Esercito e il centenario dell’ultimo monarca
Lunedì, in Romania, sono state organizzate cerimonie militari e religiose, come ogni anno, in occasione della Giornata dell’Esercito Romeno, e numerosi eventi hanno celebrato il centenario della nascita dell’ultimo monarca di Romania, Re Michele I. I due momenti si sovrappongono, perché, il 25 ottobre 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’esercito liberava l’ultimo pezzo di terra romena occupato dall’Ungheria di Horthy. Stando agli storici, l’attacco finale poteva avere luogo qualche giorno prima, però i generali hanno deciso di dedicare la vittoria al loro giovane e coraggioso Re, in occasione del suo compleanno. Il 23 agosto dello stesso anno, egli aveva disposto l’arresto del capo di fatto dello stato, il maresciallo Ion Antonescu, il ritiro della Romania dall’alleanza con la Germania hitleriana e il ritorno a fianco dei suoi tradizionali alleati, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Secondo gli storici, questa decisione ha anticipato di almeno sei mesi la fine della guerra, salvando centinaia di migliaia di vite umane. Tre anni dopo, quando il Paese si trovava, in pratica, sotto occupazione militare sovietica ed era guidato da un governo comunista marionetta, il Re è stato costretto ad abdicare e a partire in esilio nell’Occidente. Re Michele ha potuto rientrare in Patria solo dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989, gli è stata restituita la cittadinanza romena, ritirata dalle autorità comuniste, ma anche una parte dei possedimenti. Re Michele ha promosso, come ambasciatore speciale, presso le grandi cancellerie occidentali, l’ammissione della Romania nella NATO, nel 2004, e nell’UE, nel 2007. Si è spento il 5 dicembre 2017.