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2020 in Romania

Romania in tempi di pandemia/ Nuovo Governo a Bucarest/ Politiche, assenteismo record/ Amministrative 2020: cambiamento a Bucarest

2020 in Romania
2020 in Romania

, 02.01.2021, 09:00

Oltre 600.000 contagi e circa 15.000 decessi sono i più rilevanti numeri romeni della pandemia di COVID-19. Ospedali vecchi, mal gestiti e precariamente dotati, in cui e’ avvenuta anche la tragedia di Piatra-Neamt, con malati di nuovo coronavirus morti in un incendio, personale sanitario scarso o scarsamente preparato, didattica online senza sufficienti tablet, aziende con la produzione temporaneamente ferma, il settore alberghiero-ristorazione al limite della sopravvivenza, teatri e cinema chiusi, piccoli produttori portati temporaneamente fuori dai mercati chiusi. L’epidemia non ha risparmiato nessuno e ha colpito l’intera economia e società romena. Istituita a maggio, dopo due mesi di stato di emergenza, l’allerta è stata prorogata, comprendendo le feste natalizie, fino al 2021. Verso fine anno, le autorità hanno lanciato un piano nazionale di ripresa dopo crisi, che porterà alla Romania oltre 30 miliardi di euro da fondi europei, nonchè una campagna di vaccinazione di massa contro il nuovo coronavirus, considerata l’unica via d’uscita dall’incubo della pandemia.

Un governo di coalizione che riunisce il PNL, USR-PLUS e UDMR è subentrato, negli ultimi giorni dell’anno, al governo liberale minoritario presieduto da Ludovic Orban. Il nuovo premier, l’ex ministro delle Finanze liberale, Florin Cîţu, è assecondato dal leader dell’USR, Dan Barna, e dell’UDMR, Kelemen Hunor. Il PNL conserva nove dicasteri, tra cui la Difesa, per il generale a riposo Nicolae Ciucă, e gli Esteri, per il diplomatico di carriera Bogdan Aurescu. USR-PLUS ha sei ministeri, tra cui i Fondi europei e la Salute, assunti dagli ex attivisti civici Cristian Ghinea e Vlad Voiculescu, mentre l’UDMR, con tre dicasteri, ha portato alla guida della Gioventù e dello Sport l’ex presidente della Federazione Romena di Ciclismo, Eduard Novak.

In seguito alle elezioni politiche svoltesi il 6 dicembre, il liberale Ludovic Orban è il nuovo presidente della Camera dei Deputati, mentre Anca Dragu dell’USR-PLUS guida il Senato. Le elezioni sono state segnate da un assenteismo record nei tre decenni di democrazia postcomunista, pari a due terzi degli aventi diritto. La paura del COVID-19, il brutto tempo, ma soprattutto la sfiducia nell’intera offerta politica sono altrettante spiegazioni per il massiccio boicotto delle elezioni. Le percentuali insufficienti aggiudicate da ognuno dei cinque partiti entrati nel Parlamento hanno generato lunghe trattative per la formazione di un nuovo governo. Dopo un anno all’opposizione, il PSD è tornato di nuovo vincitore, con circa il 30% dei voti, ma è completamente isolato al Parlamento. Nonostante il sostegno concesso durante la campagna dal presidente Klaus Iohannis, i liberali hanno ottenuto solo il 25%. L’Alleanza USR-PLUS, con il 15%, ha raggiunto un esito migliore rispetto al suo debutto parlamentare di quattro anni fa, ma inferiore alle europee svoltesi a maggio 2019. L’UDMR ha mantenuto i suoi consueti 5 punti percentuali, proporzionali al peso della comunità ungherese. In prima al Parlamento sbarca, con quasi il 10%, la formaziona nazionalista AUR, di cui se ne parla tanto, ma se ne conosce ancora poco. Invece, non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento e scompaiono dal Parlamento il Partito del Movimento Popolare dell’ex presidente Traian Băsescu, e Pro Romania dell’ex premier Victor Ponta, al quale si era affiancato un altro ex primo ministro ed ex capo dell’ALDE, Călin Popescu Tăriceanu.

Invece, alle amministrative del 27 settembre, l’affluenza nazionale ha raggiunto il 46%, di soli 2 punti percentuali inferiore rispetto alle precedenti elezioni per comuni, consigli locali e provinciali svoltesi nel 2016, quando la popolazione non temeva il contagio dal virus. La più bassa affluenza, pari al 37%, si è registrata a Bucarest, ma, comunque, superiore a quella del 2016. Il nuovo sindaco generale è il matematico e attivista civico Nicuşor Dan, che sostituisce la socialdemocratica Gabriela Firea, assumendo le redini di una città soffocata dall’inquinamento, paralizzata dal traffico sovraffollato, con l’ente del riscaldamento fallimentare e con un’infrastruttura ancora scarseggiante. I sei rioni della capitale sono stati divisi: tre sono andati alla sinistra e tre ai candidati appoggiati da PNL e USR-PLUS. Risultati fianco a fianco tra i principali partiti si sono registrati anche alle presidenze di alcuni consigli provinciali. I socialdemocratici sono stati riconfermati in molte roccaforti del sud e dell’est, mentre i liberali in quelle dell’ovest del Paese. L’USR-PLUS ha aggiudicato, in prima, alcuni capoluoghi provinciali: Timişoara (ovest), Braşov e Alba Iulia (centro), Bacău (est).

A dicembre, la Romania ha portato a casa cinque medaglie dai Campionati europei di ginnastica femminile, svoltisi a Mersin, in Turchia: argento nel concorso a squadre, oro alla trave e al corpo libero con Larisa Iordache, che si è aggiudicata anche l’argento ai salti, e lo stesso argento alla trave con Silviana Sfiringu. Invece, la nazionale di pallamano femminile romena ha concluso al 12/o posto gli Europei svoltisi a dicembre in Danimarca, con un’unica vittoria e cinque sconfitte in sei partite. Nel calcio, la nazionale senior non è riuscita a qualificarsi agli Euro rinviati al 2021 a causa della pandemia, e tra i cui Paesi ospitanti si annovera anche la Romania. Si è qualificata, invece, agli Euro Under 21 che si terranno in primavera. I romeni scenderanno in campo nel Gruppo A accanto a Germania, Paesi Bassi e Ungheria, uno dei Paesi ospitanti. Nel 2019, in Italia, la Romania è arrivata fino alle semifinali, il che equivale alla qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo.

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