Il 2019 nel mondo
Vita politica agitata in Moldova/ Le europee e la Brexit/ Donald Trump o la politica internazionale degli USA/ Proteste in tutto il mondo/ Il riscaldamento globale e lattivismo pro-ambiente
Roxana Vasile, 04.01.2020, 07:00
Vita politica agitata in Moldova
Il 2019 è stato un anno agitato sulla scena politica della Moldova, repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona. Verso la fine di febbraio, le elezioni politiche sono state vinte dal Partito Socialista, seguito dall’alleanza di destra ACUM e dal Partito Democratico del controverso imprenditore Vlad Plahotniuc. Subito dopo lo scrutinio, è iniziata una crisi politica che è durata quasi tre mesi. A giugno, i socialisti e l’alleanza ACUM sono riusciti a raggiungere un’intesa e a formare un Governo presieduto dalla pro-europea Maia Sandu. I dissensi sono apparsi, però, subito, i socialisti hanno lasciato il Governo e, a novembre, accanto ai democratici, hanno votato una mozione di sfiducia che ha portato al crollo dell’Esecutivo di Maia Sandu. Il presidente pro-russo della Moldova, Igor Dodon, ha nominato un nuovo premier, il suo ex consigliere Ion Chicu. Sempre nel 2019, per la prima volta dalla dichiarazione dell’indipendenza della Moldova all’inizio degli anni ‘90, la carica di sindaco di Chișinău è stata vinta dal rappresentante di un partito di sinistra – Ion Ceban.
Le europee e la Brexit
Nell’Unione Europea, il 2019 è stato anno elettorale: le elezioni europee del 23-26 maggio sono state vinte dai popolari, seguiti dai socialisti e dai liberali del gruppo Renew Europe, formato sulla struttura dell’ex gruppo ALDE. A luglio, i leader dei Paesi membri hanno annunciato i nuovi vertici delle istituzioni europee: i presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo (Ursula von der Leyen e Charles Michel), il presidente della Banca Centrale Europea (Christine Lagarde) e l’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza (Josep Borrell Fontelles). È stato eletto anche il presidente del Parlamento Europeo – David Sassoli. Il mandato dell’esecutivo europeo di Ursula von der Leyen, iniziato il 1° dicembre, si annuncia pieno di sfide, tra cui la Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’UE, decisa dai britannici tramite referendum e prevista inizialmente per il 29 marzo 2019, è stata rinviata tre volte, in assenza di un accordo sulle condizioni della separazione. I deputati di Londra hanno bocciato il documento concordato con Bruxelles dalla premier Theresa May, la quale ha rassegnato le dimissioni a giugno, come pure quello negoziato dal suo successore, Boris Johnson. Quest’ultimo ha ottenuto l’organizzazione di elezioni legislative anticipate nel Regno Unito e il partito Conservatore le ha vinte a metà dicembre. In questo contesto, la Brexit dovrebbe realizzarsi al più tardi il 31 gennaio 2020.
Donald Trump o la politica internazionale degli USA
A inizio agosto 2019, il presidente repubblicano americano Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato sulle armi nucleari a media gittata firmato con Mosca durante la Guerra Fredda. D’altronde, a nome dello slogan “America First”, il presidente Trump ha fatto, lungo l’anno, più annunci sorprendenti: il ritiro degli americani dal nord-est della Siria, il ritiro dall’accordo di Parigi sul clima o l’inizio di una guerra commerciale soprattutto contro la Cina. Verso la fine di dicembre, i parlamentari democratici hanno avviato la procedura d’“impeachment” nei confronti di Donald Trump, per abuso di potere. Il più forte uomo del mondo avrebbe esercitato pressioni sull’Ucraina affinché fosse ripresa un’indagine nei confronti del figlio di Joe Biden — probabilmente uno degli sfidanti di Trump alle presidenziali del 2020. Donald Trump ha smentito le accuse considerandole ridicole.
Proteste in tutto il mondo
Il 2019 è stato caratterizzato anche da proteste di piazza in vari Paesi di tutto il mondo. Cominciamo con quelle scoppiate a giugno, a Hong Kong. Ex colonia britannica, Hong Kong ha attraversato la più grave crisi dal 1997, quando è tornata ad essere governata dalla Cina. Le proteste, alcune violente, contro l’ingerenza considerata troppo grande di Pechino, si sono attenuate con la vittoria dei candidati pro-democrazia alle elezioni amministrative di novembre. Ampie manifestazioni, concluse con morti e feriti, si sono verificate anche in Francia, dove il 2019 è stato caratterizzato da violenze di piazza soprattutto a Parigi, generate dai “gilet gialli”, scontenti della politica sociale e fiscale del presidente Emmanuel Macron e del suo Governo.
Il riscaldamento globale e l’attivismo pro-ambiente
Il mese di luglio 2019 è stato il più caldo mai misurato finora, con temperature record in Europa, ma anche al Polo Nord. Ad agosto, l’Islanda ha perso il primo ghiacciaio, mentre altri 400 rischiano di scomparire. A settembre, l’adolescente svedese Greta Thunberg ha tenuto un discorso molto duro dalla tribuna dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, tirando un segnale d’allarme anche sugli incendi che hanno sconvolto, sempre nel 2019, la Foresta Amazzonica. A dicembre, la giovane — ammirata da alcuni per il suo attivismo pro-ambiente, da altri invitata ad occuparsi piuttosto di scuola — è stata designata la personalità dell’anno dalla rivista americana Time.
Sempre nel 2019 …
ad aprile, il tetto e la struttura di legno della famosa cattedrale di Notre Dame di Parigi sono stati distrutti da un grave incendio. I pompieri francesi sono riusciti a salvare l’edificio gotico e, grazie ad una catena umana, sono state messe al riparo quasi tutte le opere e le reliquie di un valore inestimabile custodite dentro la cattedrale. L’incendio ha destato commozione in tutto il mondo e sono state promesse donazioni di oltre 900 milioni di euro per la ricostruzione della Cattedrale. Non dimentichiamo che, nel 2019, si sono spenti l’ex presidente francese Jacques Chirac, il grande regista italiano Franco Zeffirelli, il famoso designer Karl Lagerfeld, l’ex pilota austriaco di Formula 1 Niki Lauda e l’americana Toni Morrison — la prima donna di colore insignita del premio Nobel per la letteratura.