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La settimana 12 – 18/11/2017

Crescita economica record, manovra correttiva positiva in Romania/ Iter su sfiducia al governo PSD-ALDE/ Nuovo rapporto MCV sulla giustizia romena/ Missili Patriot in Romania

La settimana 12 – 18/11/2017
La settimana 12 – 18/11/2017

, 17.11.2017, 14:17

Il Governo di Bucarest ha approvato questa settimana la seconda manovra correttiva della Finanziaria 2017: è positiva e rientra nel deficit di bilancio massimo del 3% del Pil, imposto dalle normative europee. Soldi in più andranno ai dicasteri Lavoro, Interno, Salute, Giustizia, Trasporti ed Istruzione; tagli, invece, per Imprenditoria, Cultura, Ambiente, Sviluppo Regionale, Fondi Europei e Finanze. La seconda manovra coincide con le buone notizie giunte dall’Eurostat e dall’Istituto Nazionale di Statistica sulla crescita economica della Romania, rassicuranti per la coalizione governativa PSD-ALDE. Un’ottima notizia di cui siete a conoscenza, oppure cattiva per coloro che ci auguravano una tragica e tormentata fine: 8,8 di crescita economica nel terzo trimestre rispetto al terzo trimestre dello scorso anno, ci rende ottimisti verso persino un 6% di crescita totale del 2017. Non solo che non siamo morti, come ci auguravano alcuni, anzi siamo da invidiare, al terzo posto nel mondo, ha dichiarato il premier Mihai Tudose. Alcuni analisti non sono, però, convinti che il ritmo sarà mantenuto. E’ poco probabile che il ritmo di crescita si possa mantenere a questo livello e allora, nel 2018, senz’altro alcuni aspetti che ora non sembrano preoccupanti potrebbero cambiare posizione. Una delle maggiori preoccupazioni mi sembra sia legata al deficit di bilancio. Dobbiamo tenere presente anche il fatto che abbiamo degli indicatori come il tasso d’interesse, che ha cominciato una rapida salita, e l’inflazione è già superiore anche ai livelli di aspettativa della Banca Centrale. Ciò comporta anche pressioni sul tasso di cambio che preoccupa tanti, ha dichiarato l’analista economico Aurelian Dochia. Quasi ogni giorno, da almeno una settimana, la moneta nazionale romena, il leu, sta registrando un minimo storico rispetto all’euro.

Il Partito Nazionale Liberale ha deciso di rimuovere il governo di Bucarest tramite una mozione di sfiducia. La goccia che ha fatto traboccare il vaso delle scontentezze è la recente modifica del Codice fiscale, tramite decreto governativo adottato con la procedura d’urgenza. Si tratta, tra l’altro, del trasferimento del pagamento dei contributi sociali dal carico del datore di lavoro a quello dei dipendenti, e della riduzione della flat tax dal 16 al 10%. Contestate da padronati, sindacati e una parte della società civile, le misure sono accanitamente criticate dall’opposizione parlamentare di destra, la cui punta di lancia sono i liberali. Per avere successo, essi dovranno convincere un numero quanto più alto di parlamentari, compresi quelli della maggioranza, di proncunciarsi a favore della sfiducia. Perciò, oltre ai consueti negoziati con gli altri partiti all’opposizione, ciascuno dei parlamentari liberali ha tentato in questi giorni di convincere un collega della coalizione governativa di sostenere l’iniziativa. Il tema non è stato affrontato nel senso di sostituire Mihai Tudose con un’altra paresona, e di rimuovere il governo per l’amore di rimuoverlo. Abbiamo discusso di quello che succedera in Romania nel momento in cui questo governo se ne va poichè, se vogliamo fermare la mancanza di prevedibilità, il calo del potere d’acquisto, la destabilizzazione delle istituzioni in Romania, allora questo governo deve andare a casa, ha dichiarato il capogruppo liberale alla Camera, Raluca Turcan. Il PNL ha annunciato di organizzare anche campagne nazionali informative e comizi a Bucarest e nel Paese. Inoltre, si è rivolto al Difensore Civico, sollecitando la contestazione della riforma fiscale presso la Corte Costituzionale.

La Commissione Europea ha pubblicato mercoledì un nuovo rapporto nell’ambito del Meccanismo di Cooperazione e Verifica nel campo della giustizia e della lotta alla corruzione (MCV). Nel documento si legge che il ritmo globale delle riforme in Romania ha registrato una stagnazione nel 2017, mentre le sfide all’indipendenza del sistema giudiziario rappresentano una serie fonte di preoccupazione. D’altra parte, sono stati compiuti dei progressi in materia di verifica dei conflitti d’interesse nel capo degli acquisti pubblici. Dal momento che vengono evidenziati dei progressi, il ministro della Giustizia, Tudorel Toader, ritiene che la Romania può raggiungere l’obiettivo di vedere il Meccanismo abolito l’anno prossimo. Opinione non condivisa dal capo dello stato, Klaus Iohannis, il quale, da Goteborg dove si è recato per un vertice europeo, ha definito come almeno inopportuno l’ottimismo dei rappresentanti della coalizione governativa. Iohannis ritiene che il rapporto della CE rappresenta un serio sgnale d’allarme e ha richiamato l’attenzione che l’intero sforzo compiuto dalla Romania per rafforzare le riforme nel campo della giustizia e contrastare la corruzione può essere messo in pericolo dalle azioni di alcuni politici che rifiutano di accettare che il loro compito è quello di lavorare al servizio dei cittadini e non di interessi partigiani o di gruppo.

Il ddl sull’acquisto di missili terra-aria Patriot dagli Stati Uniti è entrato lunedì al dibattito del Parlamento di Bucarest. Il documento prevede l’acquisto di sette sistemi di difesa antimissile, di cui quattro destinati alla dotazione dello Stato Maggiore delle Forze Aeree e tre a quella dello Stato Maggiore delle Forze Terrestri. Il valore del contratto ammonta a circa 3,9 miliardi di dollari, IVA esclusa. Il primo sistema, per un valore di 764 milioni di dollari, dovrebbe essere contrattato entro fine anno e, come auspica il ministro della Difesa, Mihai Fifor, diventerà operativo nel 2019. Dibattuto in precedenza anche dal governo, il ddl stipula che, per la Romania, raggiungere la capacità di difesa aerea con la base a terra è di interesse essenziale, in quanto assicura il rafforzamento della sicurezza nazionale e regionale e contribuisce notevolmente al consolidamento del partenariato strategico con gli Stati Uniti.

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