Anno superelettorale in Romania
La Romania è entrata nell'anno di tutte le elezioni possibili in una democrazia europea.
Ştefan Stoica, 08.01.2024, 11:12
Nel 2024, in Romania si terranno elezioni europee, amministrative, politiche e presidenziali, una maratona senza precedenti, il cui scenario ragionevole è quello di stabilire i nuovi rapporti di forza politica, senza generare notevoli perturbazioni economiche. Alleati al governo, i socialdemocratici e i liberali hanno deciso di andare separatamente alle elezioni, e la competizione tra di loro potrebbe ledere il funzionamento della maggioranza. Il PSD è indicato con la prima chance: un recente sondaggio lo dà al 30% dei consensi, mentre il PNL è rimasto bloccato al 20%. I commentatori affermano che i liberali hanno dovuto pagare il prezzo dell’alleanza con il tradizionale rivale, mentre i socialdemocratici hanno subito perdite minori, poichè godono di un elettorato stabile. Congiuntamente o separatamente, i partiti sistema perdono costantemente l’attrattività, alla luce dei problemi economici e della loro incapacità di portare delle soluzioni valide e durevoli in tal senso.
Non è solo il caso della Romania. I partiti antisistema, radicali-nazionalisti, populisti-sovranisti ed estremisti sfruttano ovunque la mancanza di vigore delle formazioni tradizionali e dimostrano ingegno nel loro tentativo di conquistare ampie fasce dell’elettorato. In Romania, l’esponente principale di queste correnti è l’Alleanza per l’Unione dei Romeni, indicata al 19,5% dai sondaggi demoscopici. L’AUR ha raggruppato attorno a sè dei partiti quasi-anonimi e ha creato un polo sovranista, e alle europee del 9 giugno, che le offriranno la tribuna perfetta, si augura di fare il passo decisivo verso la politica grande. Non appena apparsa sulla scena politica, l’AUR si confronta già con l’ala dissidente S.O.S, creata attorno alla senatrice Diana Şoşoacă, la cui aggressività, cospirazionismo volgare, antivaccinismo e posizione prorussa, riscontrati tra i membri dell’AUR, la rendono ancor più infrequentabile rispetto ai rappresentanti del partito-madre. Questa formazione è indicata al 5%, la soglia per accedere al Parlamento.
Esiste anche un’opposizione democratica al binomio social-liberale: l’Unione Salvate Romania, il Partito Movimento Popolare e la Forza della Destra hanno lanciato ufficialmente, alla fine dello scorso anno, l’Alleanza Destra Unita, ritenuta alternativa al PSD-PNL, e hanno già deciso la lista dei candidati alle europee. L’USR è la terza forza politica nel Parlamento, però la mancanza di un profilo ideologico, l’immaturità e gli errori di comunicazione hanno abbassato questa formazione al quarto posto nei consensi, con circa il 12%. All’USR si sono uniti il PMP, creato attorno all’ex presidente Traian Băsescu, e i dissidenti liberali guidati dall’ex premier e leader PNL, Ludovic Orban. Non può essere esclusa dai calcoli elettorali l’UDMR, che la disciplina dei votanti di etnia ungherese e l’apatia dei maggioritari l’hanno portata tutte le volte al Parlamento. Eccezion fatta per le europee, il calendario elettorale non è stato deciso. Come curiosità, nessuno dei competitori ha scelto ancora il candidato per la più avvicente gara elettorale, quella presidenziale.