Timișoara, 34 anni dopo
Sono trascorsi 34 anni dalla Rivoluzione anticomunista romena, scoppiata a Timișoara.
Bogdan Matei, 18.12.2023, 12:54
Gli ultimi 80 anni dello scorso secolo sono stati tra i più bui della storia della Romania. Con le redini del potere da un quarto di secolo, già settantenne, il dittatore comunista Nicolae Ceaușescu era oggetto di un insopportabile culto della personalità. Fu definito come un genio dai suoi poeti di corte, e i propagandisti dell’apparato del partito unico lo chiamavano il timoniere di un paese felice e ricco, che conduceva verso il sogno d’oro dell’umanità, il comunismo. Le poche ore di trasmissione della televisione statale erano riservate quasi interamente a lui, e la radio e i giornali, strettamente controllati dal regime, gareggiavano, a loro volta, in ditirambi dedicati al segretario generale del partito.
Parallelamente a questo teatro delirante ai vertici del regime, il paese attraversava un’acuta crisi economica e soffriva il freddo, la fame e la paura. Gli appartamenti, le scuole, i teatri rimanevano non riscaldati durante l’inverno. Nei negozi alimentari non si trovava quasi nulla. E quasi nessuno protestava, perché la polizia politica del regime, la Securitate, aveva creato un mito di onnipresenza, onniscienza e onnipotenza che terrorizzava tutti. Nel frattempo, alla luce dei cambiamenti promossi a Mosca dall’ultimo leader sovietico, il riformatore Mikhail Gorbachev, le altre dittature comuniste erano crollate, dal nord, la cosiddetta repubblica democratica tedesca, al sud, nella confinante Bulgaria.
Solo nel dicembre del 1989 l’ondata di cambiamento raggiunse anche la Romania, a Timișoara (ovest), città multietnica vicinissima all’Ungheria, di cui si diceva fosse la caserma più felice del lager, e alla Jugoslavia, uscita da decenni dall’orbita dell’Unione Sovietica. L’azione a sostegno del pastore riformato ungherese Laszlo Tokes, sorvegliato dalla Securitate, e che doveva essere deportato dalla città, si trasformò, il 15 dicembre, in una vera e propria rivolta contro la dittatura comunista. Indipendentemente dall’etnia o dalla confessione, sempre più persone si sono unite al movimento di protesta e l’apparato di repressione ha reagito brutalmente, aprendo il fuoco sui manifestanti e, per diversi giorni, uccidendo quasi 100 persone e ferendone diverse centinaia.
Il 20 dicembre, però, l’esercito si rifiutò di uccidere altri romeni e si ritirò nelle caserme, e Timişoara divenne la prima città libera dal comunismo nel paese. La rivolta si estese rapidamente ad altre grandi città e culminò il 22 dicembre a Bucarest con la fuga di Ceaușescu a bordo di un elicottero decollato dalla sede del comitato centrale del partito. Catturati e processati sommariamente, Ceaușescu e la consorte Elena furono giustiziati il 25 dicembre. Anche dopo la loro fuga, nella confusione deliberatamente mantenuta dal nuovo potere – un misto di autentici rivoluzionari e comunisti di seconda fila, altre mille persone furono uccise durante i giorni della Rivoluzione in Romania, l’unico Paese dell’Europa dell’Est dove il cambio di regime è avvenuto con spargimento di sangue.