Ex dignitari nel mirino della giustizia
A Bucarest, la scena politica è scossa dallo scandalo dell'acquisto di vaccini durante la pandemia.
Bogdan Matei, 28.11.2023, 12:21
Le conseguenze della pandemia di COVID-19 non si sono completamente attenuate in Romania. Dopo la psicosi della paura di ammalarsi o, al contrario, della paura del vaccino, dopo le restrizioni senza precedenti nella Romania post-comunista imposte dai governanti alle libertà civili, dopo i gravi danni all’economia e alla coesione sociale, il Covid continua a colpire, questa volta sotto profilo giudiziario e politico. I senatori di Bucarest voteranno la richiesta della Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA) di revocare l’immunità parlamentare dell’ex primo ministro liberale Florin Cîţu, affinché possa essere indagato nel caso dell’acquisizione di dosi di vaccino anti-COVID-19 dall’inizio del 2021.
I leader del PSD e del PNL hanno annunciato che i parlamentari dei due partiti della maggioranza voteranno a favore della revoca dell’immunità al senatore Cîțu. Anche l’USR, oggi all’opposizione, dice che voterà allo stesso modo. Nello stesso dossier sono accusati di abuso d’ufficio anche gli ex ministri della Salute dell’USR, Vlad Voiculescu e Ioana Mihăilă, nel cui caso il presidente Klaus Iohannis ha già dato il suo consenso alla revoca dell’immunità. Il segretario di stato presso il Ministero della Salute, Andrei Baciu, membro del PNL, è accusato degli stessi fatti come i due ministri, ma per lui non serve la revoca dell’immunità, poichè non beneficia di questa forma di protezione. Secondo i procuratori, Cîțu e i suoi ex subordinati avrebbero approvato l’acquisto di un numero di dosi di vaccino molto maggiore di quello necessario in Romania, arrecando un danno di un miliardo di euro.
L’attuale ministro della Salute, il socialdemocratico Alexandru Rafila, ha dichiarato che la Romania ha ordinato un totale di circa 80 milioni di dosi dei vaccini Covid-19 disponibili, di cui 35 milioni sono stati forniti. Lo Stato romeno, spiega Rafila, ha pagato complessivamente 2,5 miliardi di lei per i vaccini ricevuti (l’equivalente di 500 milioni di euro). La stampa valuta che si tratta, però, di una somma enorme e di quantità sproporzionate di vaccino, per una popolazione inferiore ai 20 milioni di abitanti, per lo più molto reticente nei confronti dei sieri di immunizzazione. Altrettanto effimero sia come primo ministro che come leader del partito, oggi Cîțu è isolato nel PNL e dice che si difenderà da solo e con l’aiuto degli avvocati dalle accuse mosse dalla procura.
L’USR, invece, ha costruito un muro attorno ai suoi ex ministri della Salute e accusa uno scandalo orchestrato politicamente. Il capo dell’Unione, Cătălin Drulă, sostiene addirittura che il fascicolo contro Voiculescu sia un esempio dell’uso delle istituzioni statali contro l’opposizione. I commentatori trovano bizzarro questo approccio, poichè l’USR sosteneva di essere stata fondata proprio come partito anti-corruzione, e aveva addirittura lanciato, qualche anno fa, l’efficace slogan Io voto per la DNA!. Lo scandalo dei vaccini, nota ancora la stampa, è solo il preludio a un periodo di intense turbolenze politiche, perché il prossimo anno in Romania si terranno elezioni europee, amministrative, politiche e presidenziali.