Alpinismo per non vedenti
Alexandru Benchea, un giovane non vedente, è stato insignito dal Club Alpino Romeno del trofeo Zsolt Torok per aver conquistato le cime Elbrus, Kilimanjaro e Monte Bianco
Ana-Maria Cononovici, 13.12.2023, 14:18
Il suo primo contatto con la montagna è avvenuto solo cinque anni fa, assieme a un amico di Cluj. Poi ha continuato assieme ai colleghi di facoltà di Cluj. L’anno scorso è stato premiato dal Club Alpino Romeno, essendo insignito del trofeo Zsolt Torok per aver conquistato le cime Elbrus, Kilimanjaro e Monte Bianco. Si tratta di Alexandru Benchea, un giovane non vedente, che si propone di scalare l’itinerario “Seven Summits” (“Sette Cime”), di cui ne ha già superate tre. Quindi dovrà ancora arrampicarsi su quattro vette, Everest, McKinley, Mount Vinson e la Cima Carstenzs. Alexandru Benchea ci ha raccontato com’è iniziata la sua storia con la montagna: “Il mio primo contatto con la montagna è avvenuto cinque anni fa. Allora è iniziato tutto. È successo grazie a un amico di Cluj, con il quale sono salito sulla montagna per la prima volta. Lui mi ha incoraggiato, mi ha fatto vedere allora cosa significa la montagna. E proprio il fatto che si è fidato di me, pensando che sarei riuscito, mi ha spinto in avanti. Mi ricordo ancora oggi una nostra gita avventurosa: siamo stati colti dalla pioggia, abbiamo dormito in un rifugio, siamo scesi, è stata un’esperienza molto profonda per me. Lui ha fatto scatenare in me la passione e l’amore per la montagna. Dopo, sono continuato ad andare in montagna, con i colleghi della facoltà, con i professori, perché ho insegnato geografia a Cluj. Successivamente, ho scoperto l’Associazione Club Sportivo Climb Again, accanto alla quale sono riuscito a portare a compimento questi itinerari montani. Ce l’ho fatta accanto a loro, grazie a loro. Mi hanno offerto tutto il supporto di cui ho avuto bisogno, dal punto di vista finanziario, logistico, degli equipaggiamenti.”
Fino ad affrontare le sfide offerte dalle cime montane che superano 4000 metri, parliamo del Monte Bianco (4805 metri) e di Matterhorn (4478 metri), che richiedono una tecnica matura, equipaggiamento performante e una buona resilienza, Alexandru Benchea ha cominciato con prudenza: ” Ho imparato gradualmente come affrontare la montagna. Vorrei dirvi che all’inizio non è stato per niente facile. Quando sono partito le prime volte sulla montagna, non sapevo neanche utilizzare i bastoncini da trekking. Ho imparato a utilizzarli prima dell’arrampicata sul Monte Bianco e mi hanno aiutato moltissimo. Molti mi chiedono come me la cavo sulla montagna, come riesco a orientarmi. Se il sentiero è largo, cammino accanto alla guida, la tengo per il braccio, mentre con l’altra mano studio il terreno, con l’aiuto del bastoncino da trekking. È diventato già un automatismo, prima si mette il bastoncino, si sente che c’è il sentiero, che c’è qualcosa di stabile e dopo si mette anche il piede. Se il sentiero è stretto, cammino dietro la guida, mi aggrappo al suo zaino e con l’altra mano uso il bastoncino per mantenermi in equilibrio. Sul ghiacciale, la guida cammina davanti a me, a 2-3 metri, siamo legati con la corda e in questo caso uso entrambi i bastoncini per camminare sul sentiero.”
Conosciuto come “l’alpinista dagli occhi bianchi”, Alexandru Benchea ha raccontato a Radio Romania come si allena: “Dipende dall’obiettivo prefisso. Se abbiamo in piano una montagna alta, essendo alpinista, il principale allenamento è incentrato su sessioni cardio, corsa, più arrampicate sulla montagna oppure quei test-climbing, esercizi su un attrezzo che simula la salita delle scale. Ho fatto anche nuoto per un determinato periodo e questo aiuto molto per gli esercizi cardio. Invece se ci sono esigenze più tecniche, mi alleno moltissimo nella sala d’arrampicata, sulla parete artificiale. L’arrampicata mi aiuta a esercitarmi tutti i muscoli. Lo stesso vale per la parte di esercizi cardio, perché le montagne hanno terreno misto, ci sono sezioni di arrampicata, ma anche di camminata.”
Che prova quando arriva sulle cime che ha sognato tanto? Alexandru Benchea: “Sento di più allegria e soddisfazione! È un sentimento troppo profondo, troppo interiore, qualcosa di umano! Non è come se avessi vinto alla lotteria o qualcos’altro. E una cosa che rimane là tutto il tempo e, nel mio caso, il più delle volte è la riuscita comune, il successo di esser riuscito a toccare gran parte del mio obiettivo, perché c’è anche la discesa, ma mi rallegra molto questo fatto, di essere arrivato lassù e penso al momento in cui tornerò nel Paese o tra le persone e avrò l’occasione di condividere con loro la mia esperienza.”
Con una volontà straordinaria, Alexandru Benchea ha dedicato la sua vita a questo desiderio: di salire, di superare limiti fisici e mentali, di scalare le più alte vette del pianeta. Non vedente sin dalla nascita, lui ha compensato questa mancanza sviluppando gli altri organi, in modo da poter cavarsela come ognuno di noialtri che abbiamo tutti i sensi intatti. Un uomo per il quale la parola impossibile è priva di senso.