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La vita come mostra o la mostra come vita

Sono artiste di Romania e Germania e durante la pandemia hanno scelto di trascorrere del tempo insieme, in alternativa alle ricerche dell'artista di clausura.

La vita come mostra o la mostra come vita
La vita come mostra o la mostra come vita

, 07.02.2022, 11:10

Sono artiste di Romania e Germania e durante la pandemia hanno scelto di trascorrere del tempo insieme, in alternativa alle ricerche dell’artista di clausura. E quando 12 artiste trascorrono più tempo insieme parlando sempre di più, cucinando insieme, esplorando un delta urbano o condividendo lo spazio per dormire, non c’è da stupirsi che il risultato possa essere una mostra. Così come non sorprende che quella mostra illustri la vita, come è stata sentita dal gruppo: personale versus collettivo, universale versus individuale, privato versus pubblico, tempo libero versus lavoro. Le curatrici Catinca Tăbăcaru e Daniela Pălimariu hanno parlato a Radio Romania Internazionale della mostra Staycation e del progetto nel suo insieme. Staycation è nata dalla pandemia, perché noi tutte, come esseri umani, dovevamo trovare uno spazio per rilassarci ed essere nel nostro spazio, stando a casa. L’abbiamo pensata come un incontro, non la vedevamo come una mostra. Ad un convegno organizzato a luglio, sono venute 6 artiste da Berlino e 6 dalla Romania e, insieme a Daniela Pălimariu di Sandwich e a Rachel Monosov di CTG Collective, abbiamo creato una situazione in cui siamo state per 7 giorni insieme. Noi, 12 artiste, abbiamo fatto il pane, abbiamo camminato nel Delta di Văcăreşti, abbiamo parlato molto del mondo, di cosa sta succedendo con l’ecologia, la pandemia e la vita, spiega Catinca Tăbăcaru.

Daniela Pălimariu ci ha raccontato come si è formato il team del progetto. Ciascuna delle tre partner del progetto, io, Catinca e Rachel, abbiamo proposto un certo numero di giovani artiste emergenti di Bucarest, parte di Berlino, di cui alcune conoscevo meglio, mentre per altre ho avuto una curiosità, un’intuizione. E in qualche modo il gruppo si è formato organicamente e sono state create delle connessioni tra di noi. Questa relazione è cresciuta anche perché abbiamo avuto questo tempo dopo il simposio svoltosi a luglio, seguito ora dalla mostra. Questa pausa è stata molto importante per il gruppo. Volevamo avere artiste che lavorassero in ambienti diversi, con temi e approcci diversi, quindi non abbiamo cercato un certo tipo, bensì artisti che si impegnano, che vogliono farlo a lungo termine, e questo si vede nella loro pratica e nel modo in cui lavorano, comunicano, e nella loro professionalità. Chi è molto giovane dimostra di essere educata e che possiamo continuare e far crescere questo rapporto nel lungo periodo, spiega Daniela.

E le artiste hanno trovato i modi migliori di collaborare e comunicare, come ci ha detto Catinca Tăbăcaru. Io ho fatto parecchie residence e qualcosa viene sempre fuori, c’è frustrazione, tensione. Ma siccome qui abbiamo scelto le artiste per la loro pratica, ma anche per un sentimento su com’è la persona e tutte sono eleganti, ambiziose, ma di buon’anima, abbiamo fatto molto affidamento su questa idea di rallentamento, di una vita che sentiamo ora che la viviamo così velocemente, quindi tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo fatto più lentamente: siamo andate al mercato, abbiamo comprato cibo dai contadini, abbiamo cucinato insieme, abbiamo affrontato, nelle nostre discussioni, argomenti importanti per il gruppo, ma anche a livello universale e personale, abbiamo passeggiato per il parco Văcăreşti, il che è stato un highlight, abbiamo anche dormito. Una delle artiste, proveniente dal Taiwan, ha creato una meditazione cui abbiamo partecipato nel tentativo di dormire insieme, di sognare collettivamente e anche questa è un’idea che da adulti non si ha molto spesso. I bambini dormono sempre insieme, ma noi adulti no. Quindi abbiamo fatto ogni sforzo per creare un’atmosfera in cui potessimo sentire e ascoltare più di quanto potessimo fare e parlare, anche se c’era un sacco di chiacchiere nel mezzo, dice ancora Catinca.

Yen Chun Lin, Isabella Fürnkäs, Lexia Hachtmann, Bethan Hughes, Lera Kelemen, Barbara Lüdde, Catinca Mălaimare, Rachel Monosov, Daniela Pălimariu, Ana Pascu, Ioana Stanca, Ana-Maria Ștefan sono le altre artiste che partecipano al progetto. I risultati di questo incontro possono essere visti fino al 12 febbraio presso la Galleria Catinca Tăbăcaru e Sandwich Malmaison. Cosa può vedere il pubblico? L’altro spazio è Sandwich of space, un’estensione dello spazio Sandwich aperto nel 2016 e le opere sono variegate in entrambi gli spazi, abbiamo anche installazioni di dimensioni specifiche, per ogni spazio, ma anche pittura, scultura, ceramiche, video di installazione, una performance dell’artista Catinca Mălaimare, al Sandwich of Space, nell’edificio Malmaison, al 2° piano. È un’unica mostra in due sedi, non direi che sono concettualmente diverse l’una dall’altra. Certo, poiché molte opere hanno come punto di partenza l’esperienza estiva e le relazioni che si sono create allora, molte hanno riferimenti chiari e concreti a questo gruppo, il numero 12 compare ancora in diverse opere o immagini delle nostre esperienze comuni, ma non è molto ovvio, molto chiaro, ogni artista ha avuto la libertà di interpretare come voleva quell’esperienza e che si vede nelle opere, conclude Daniela Pălimariu.

La mostra è la parte più visibile del progetto e si articola come una conclusione del convegno svoltosi nell’estate del 2021, durante il quale le partecipanti si sono incontrate e hanno conosciuto la città ospitante, Bucarest. Ma la cosa più importante è che abbiano trovato un modo funzionale per sopravvivere alla pandemia, senza perdere se stesse.

Foto: RRI (Ștefan Baciu)
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