Piano Romania per Energia e Mutamenti Climatici 2021-2030, criticato dalla CE
Di recente, la Commissione Europea ha inviato a Bucarest un'analisi del Piano Nazionale della Romania per l'Energia e i Mutamenti Climatici 2021-2030, in cui segnala più punti deboli e fa raccomandazioni.
Eugen Coroianu, 26.11.2020, 17:26
Di recente, la Commissione Europea ha inviato a Bucarest un’analisi del Piano Nazionale della Romania per l’Energia e i Mutamenti Climatici 2021-2030, in cui segnala più punti deboli e fa raccomandazioni. Il documento esaminato definisce il modo in cui la Romania agirà, soprattutto in campo enegetico, nel prossimo decennio, nel contesto di una crisi climatica globale. Gli esponenti di Bruxelles, rimproverano, a più capitoli, la mancanza di ambizione degli autori, i target proposti essendo sotto quelli raccomandati dall’Ue, anche se innalzati rispetto ai precedenti piani. Per quanto riguarda l’energia rinnovabile, la Commissione constata che la Romania continua a sostenere un target basso, del 30,7%, anche se il suo potenziale è maggiore. Secondo i calcoli, il nostro Paese avrebbe potuto raggiungere fino al 2030 un livello di energia rinnovabile pari al 34%. Anche se il Piano spiega le misure per la crescita dell’incidenza di questo tipo di energia verde nei settori elettricità, riscaldamento e trasporti, non esiste una quantificazione chiara – ammoniscono gli esperti comunitari. Abbiamo chiesto a Vlad Cătună, coordinatore di campagne sul clima e l’energia presso la Greenpeace Romania, di commentare la situazione. La strategia della Romania per l’energia e il clima si concentra, praticamente, piuttosto sui combustibili fossili e l’energia nucleare, anzichè su fonti di energia verde rinnovabile, nel contesto in cui la Romania, l’Europa e l’intero mondo devono fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici. E quando dico gli effetti dei cambiamenti climatici non parlo dello scioglimento dei ghiacciai o della crescita del livello degli oceani, bensì di effetti che cominciamo a risentire anche noi qui, in Romania. Che si tratti del prosciugamento dei laghi Nuntași e Iezer o del sud dell’Oltenia che è in pieno processo di desertificazione, che si tratti dei temporali e nubifragi con cui la Romania si è confrontata quest’estate o della siccità. Quest’anno è stato per la Romania uno dei più siccitosi di sempre. In questo contesto, in cui ci confrontiamo con simili effetti, la Romania deve proporre un piano ambizioso che renda prioritaria l’energia verde al posto dell’energia sporca. Praticamente, nel momento in cui continuiamo a parlare, per quanto riguarda il mix energetico in Romania, di carbone oppure avanziamo progetti che rende prioritario lo sfruttamento dei gas nel Mar Nero, abbiamo un grosso problema, ha spiegato Vlad Cătună.
Il passaggio all’energia verde non è nè un processo facile, nè a basso costo. Tutti sanno che l’ecologia costa ed è sufficiente guardare il prezzo dei prodotti biologici sugli scaffali dei negozi. Il grande vantaggio della Romania è che l’Unione Europea finanzia queste trasformazioni e che la Romania ha un buon potenziale, soprattutto grazie alla sua posizione geografica. Qui abbiamo uno straordinario potenziale di energia eolica, si parla del potenziale dell’energia rinnovabile offshore nel Mar Nero e, allo stesso tempo, c’è un forte potenziale di energia solare nel sud del Paese. Come ha detto bene anche Lei occorrono dei soldi e la parte buona è che la Commissione Europea offre tramite il Patto Verde europeo moltissimi soldi alla Romania per agevolare questa transizione energetica. Noi vogliamo che sia una transizione dai combustibili fossili direttamente all’energia verde. Sarà molto costoso e molto difficile vivere una transizione intermedia, una transizione in cui nella prima fase metteremmo accento sui gas invece di passare direttamente alle energie verdi rinnovabili. Perchè abbiamo il tempo, abbiamo le risorse necessarie, abbiamo finanziamenti da parte della Commissione Europea e abbiamo effettivamente il potenziale per realizzare questa transizione energetica, ha spiegato sempre Vlad Cătună.
A un altro capitolo, quello dell’efficienza energetica, la Commissione Europea constata che la Romania ha innalzato il livello di ambizione del suo contributo nazionale all’obiettivo comunitario 2030, rispetto al progetto di piano, il che è da salutare. Ciononostante, i contributi al consumo di energia primaria e al consumo finale di energia non sono per niente ambiziosi. Tra gli aspetti positivi, il piano finale include informazioni utili sugli edifici, indicando l’intento di superare un tasso di rinnovamento del 3-4%. La Romania non ha ancora presentato la sua strategia di rinnovamento energetico a lungo termine, affermano, però, gli esponenti europei. La Commissione menziona di incoraggiare le misure per l’efficienza energetica delle reti di riscaldamento. D’altra parte, il piano finale non offre sufficienti informazioni sulla qualità dell’aria e sulle interazioni tra la qualità dell’aria e la politica sulle emissioni atmosferiche. Vengono offerti anche alcuni esempi di buone pratiche come il fatto che il documento contiene elementi dell’Accordo verde europeo sull’agricoltura, soprattutto tramite la promozione dell’agricoltura biologica e l’utilizzo ridotto dei concimi. Come conclusione generale ottimistica, Vlad Cătună afferma che le cose non resteranno così, perchè la nuova Legge Europea sul Clima porterà target molto più ambiziosi. Una volta implementata la detta legge, le autorità romene saranno tenute ad accelerare la transizione energetica, a rinunciare al carbone e ai gas e a investire nell’energia verde.