22.04.2021
L’agenzia Standard & Poor’s ha riconfermato a BBB- /A-3 il rischio Paese per la Romania per quanto riguarda il debito a lungo e breve termine in valuta e moneta nazionale, migliorando la prospettiva da negativa a stabile. Si tratta della prima modifica in senso positivo della prospettiva sulla Romania operata dall’agenzia da novembre 2013. La stessa Standard & Poor’s anticipa una crescita economica del 5% in Romania nel 2021, per restare ad un livello solido nel 2022-2023, a seguito della ripresa del consumo privato e dell’aumento degli investimenti, soprattutto nel settore pubblico, sostenuto dal programma pluriennale infrastrutturale del Governo, che prevede un incremento del 15% quest’anno. Ciò porterà la quota degli investimenti nel PIL ad una massima storica del 5%, stima Standard & Poor’s. Il deficit governativo è previsto al 7% del PIL nel 2021, e la politica fiscale sarà aggiustata gradualmente, nel tentativo di aiutare la ripresa economica a breve termine. L’agenzia stima una riduzione del deficit fiscale al 3% del PIL nel 2024.
Ștefan Baciu, 22.04.2021, 11:00
L’agenzia Standard & Poor’s ha riconfermato a BBB- /A-3 il rischio Paese per la Romania per quanto riguarda il debito a lungo e breve termine in valuta e moneta nazionale, migliorando la prospettiva da negativa a stabile. Si tratta della prima modifica in senso positivo della prospettiva sulla Romania operata dall’agenzia da novembre 2013. La stessa Standard & Poor’s anticipa una crescita economica del 5% in Romania nel 2021, per restare ad un livello solido nel 2022-2023, a seguito della ripresa del consumo privato e dell’aumento degli investimenti, soprattutto nel settore pubblico, sostenuto dal programma pluriennale infrastrutturale del Governo, che prevede un incremento del 15% quest’anno. Ciò porterà la quota degli investimenti nel PIL ad una massima storica del 5%, stima Standard & Poor’s. Il deficit governativo è previsto al 7% del PIL nel 2021, e la politica fiscale sarà aggiustata gradualmente, nel tentativo di aiutare la ripresa economica a breve termine. L’agenzia stima una riduzione del deficit fiscale al 3% del PIL nel 2024.
La Romania si è piazzata al sesto posto nell’Unione Europea per la produzione di grano nel 2020, con 6,41 milioni di tonnellate. Il raccolto dello scorso anno è stato inferiore di 3,88 milioni di tonnellate, cioè del 37,7% rispetto al 2019, a causa della siccità, secondo quanto indicano i dati provvisori pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica, citati dall’agenzia Agerpres. Nella graduatoria comunitaria, la Francia ha riferito lo scorso anno il più consistente raccolto di grano, che supera le 30 milioni di tonnellate, seguita da Germania – 22 milioni, Polonia – 11,7 milioni, Spagna – 8,2 milioni, Italia – 6,7 milioni e Romania – 6,41 milioni di tonnellate. Il Ministero dell’Agricoltura ha annunciato che, lo scorso anno, la Romania ha esportato nello spazio intra ed extracomunitario oltre 4,3 milioni di tonnellate di grano, vale a dire più di due terzi del raccolto, incassando 844,3 milioni di euro. Il consumo interno di grano si aggira su 3 milioni di tonnellate, di cui 2,2 milioni impiegati nella panificazione, quasi 500.000 tonnellate per seminare, e circa 400.000 tonnellate per foraggio e industria dell’alcol.
Tra gli stati dell’UE, i lavori nell’edilizia hanno registrato in Romania una crescita del 2,3% a febbraio rispetto a gennaio. Quote più alte si osservano solo in Svezia (9,2%) e Austria (8,8%), secondo quanto indicano i dati pubblicati dall’Eurostat. Nell’eurozona, i lavori nell’edilizia hanno registrato nello stesso periodo un declino del 2,1%, indicato all’1% nell’UE. L’Eurostat precisa che gli unici stati comunitari in cui si osservano crescite nel settore da un mese all’altro sono Svezia, Austria, Romania e Bulgaria. Però gli imprenditori romeni non guardano con ottimismo alle prospettive. Il presidente della Federazione dei patronati delle aziende edili, Cristian Erbașu, ha dichiarato che nell’ultimo anno, i prezzi dei materiali da costruzione hanno registrato crescite comprese tra il 30% e il 70%, il che provoca incertezze. Gli imprenditori manifestano scetticismo nell’avviare nuovi progetti. La crescita osservata finora è attribuibile ai progetti già in cantiere.