Negoziati Brexit, la prospettiva dell’UE (2)
Per la comunità europea, l'uscita del Regno Unito dall'UE, decisa dai britanici al referendum del 2016, è una sfida senza precedenti.
Florin Orban, 12.07.2018, 18:19
Per la comunità europea, l’uscita del Regno Unito dall’UE, decisa dai britanici al referendum del 2016, è una sfida senza precedenti. Negoziare un accordo di separazione amichevole è un processo difficile, con tanti capitoli che si annunciano complicati.
La rete radiofonica europea Euranet Plus, di cui Radio Romania è membro fondatore, ha organizzato un dibattito con Michel Barnier, il negoziatore capo dell’UE sulla Brexit. Radio Romania Internazionale ha già presentato alcuni aspetti riguardanti l’evoluzione dei negoziati e alcuni punti principali, tra cui i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, quelli dei britannici che vivono nell’UE, nonchè questioni relative alla libera circolazione delle persone, del capitale e dei servizi nel dopo Brexit.
Un altro aspetto si rispecchia nelle preoccupazioni dei responsabili europei e dell’ambiente d’affari dell’UE su una possibile promozione di politiche di concorrenza sleale da parte del Regno Unito dopo l’uscita dall’Unione.
Si tratta di una questione molto importante, che potrebbe interessare molti altri aspetti come la sicurezza alimentare, la competitività delle imprese, tutti i rischi dumping che intuiamo o temiamo quando si tratta di Brexit. Nella futura relazione con la Gran Bretagna, non siamo d’accordo di accettare l’esistenza, nella nostra immediata prossimità, di un Paese grande che promuova una politica di dumping fiscale, di dumping nel settore dell’ambiente o nel campo sociale, contro i diritti dei consumatori. Porremo questo problema in maniera molto chiara, per condurre questi negoziati su basi corrette, tenendo conto delle regole del gioco, per evitare i rischi di dumping, concorrenza fiscale o in grado di ledere i nostri diritti, sia per i servizi finanziari che per gli altri. In riferimento ai servizi finanziari, che rappresentano un tema importante per Londra – il maggiore centro finanziario dell’UE e che rimarrà anche nel dopo Brexit un grande centro finanziario – è chiaro che, dopo l’uscita dal Mercato Unico, le istituzioni finanziarie britanniche perderanno quello che chiamiamo il passaporto finanziario, quindi non si ritroveranno nella stessa situazione se non trasferiranno una parte dei loro attivi e servizi da noi, nell’Unione Europea, ha dichiarato Michel Barnier.
La realtà della Brexit e il voto popolare che ha portato a questo processo generano, però, nuove sfide per l’UE. Nel corso del dibattito organizzato dalla rete radiofonica europea Euranet Plus, Michel Barnier ha espresso alcune domande che già si delineano.
Come riformare l’Unione Europea? Come riconciliare i cittadini con l’Europa, allorquando si sentono allontanati? Come trarre insegnamenti dalla Brexit? Quando tanta gente ha votato contro l’Europa, contro la mondializzazione, in quanto l’Europa non la protegge abbastanza, ebbene qualcosa dobbiamo imparare! E quello che noto è che i leader europei, come Jean-Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, o il presidente Macron e la signora Merkel, hanno cominciato a portare delle risposte. La Commissione Europea ha fatto delle proposte, che stanno per diventare realtà, per la difesa comune, per la sicurezza esterna, per un fondo destinato alla difesa, per una cooperazione strutturata in materia di difesa. Poi, abbiamo il fondo Juncker, con investimenti di 500 miliardi di euro, per creare infrastrutture comuni, per investire nel futuro. Queste sono le prime risposte, ma ci vorranno anche altre, ha aggiunto Michel Barnier.
Come risponde, però, l’Unione Europea alle correnti euroscettiche, che stanno dilagando sul continente?
Per molti britannici e, comunque, per molti europei, è già chiaro – e lo sarà ancora di più – che la migliore relazione con l’Unione Europea viene dalla membership. E che, una volta uscito dall’Unione, non hai più gli stessi diritti e le stesse opportunit che avevi prima. Ciò risulterà chiaramente al termine di questi negoziati. E’ molto più complicato di quanto si pensasse. Nel giorno in cui i britannici lasciano l’UE – poichè la scelta è loro, non nostra – lasciano anche 750 accordi internazionali. Lasciano l’Europol, quindi la sicurezza interna, l’Euratom, quindi la gestione dei materiali nucleari, escono anche da accordi commerciali. Sono queste le conseguenze della Brexit, che non sono state spiegate prima. Credo che questi negoziati vadano guardati attentamente e obiettivamente da tutti quanti avrebbero simili idee! Attenzione, però! Il modo adeguato di rispondere – nell’ambito di questo dibattito – non è quello di nasconderci, bensì di parlare palesemente, di avviare un dibattito, di combattere la demagogia attraverso la democrazia, e di non esitare di riconoscere che, a volte, Bruxelles non ha avuto ragione. Che sono stati commessi degli errori, che a volte c’è stata troppa la burocrazia che, d’altronde, la squadra Juncker sta per combattere. Che abbiamo commesso anche l’errore di seguire fino troppo l’ultraliberalismo, la deregolazione, il che ci ha indeboliti durante la crisi finanziaria. Sono stati commessi degli errori che vanno corretti. Si tratta anche di riforme da attuare e da dibattere con i cittadini – preoccupati, ma anche interessati all’Europa. Dappertutto! A questa preoccupazione e a questo interesse si deve rispondere con un dibattito pubblico, ha concluso Michel Barnier.