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Negoziati Brexit, la prospettiva dell’UE (1)

L'Unione Europea, di cui la Romania fa parte dal 2007, si sta confrontando con sempre più sfide da un giorno all'altro. Forse la maggiore è l'uscita della Gran Bretagna, una delle principali potenze economiche e politiche a livello europeo e mondiale.

Negoziati Brexit, la prospettiva dell’UE (1)
Negoziati Brexit, la prospettiva dell’UE (1)

, 12.06.2018, 14:49

L’Unione Europea, di cui la Romania fa parte dal 2007, si sta confrontando con sempre più sfide da un giorno all’altro. Forse la maggiore è l’uscita della Gran Bretagna, una delle principali potenze economiche e politiche a livello europeo e mondiale. La rete radiofonica europea Euranet Plus, di cui Radio Romania è membro fondatore, ha organizzato un recente dibattito con Michel Barnier, il responsabile dei negoziati sulla Brexit dell’UE, il quale ha presentato all’inizio il quadro politico ed economico in cui si svolgono questi negoziati.

Parliamo di un nuovo contesto dopo il 2016-2017. Nel 2016 si è svolto il referendum sulla Brexit, un referendum unico. Per la prima volta un Paese, soprattutto un Paese grosso, vuole lasciare l’Unione Europea. Detto tra parentesi, ciò dimostra che non siamo prigionieri dell’UE. Poi, qualche mese dopo, è avvenuta l’elezione del presidente americano Donald Trump, con un nuovo discorso sulle relazioni transatlantiche. Viviamo in un contesto geopolitico abbastanza grave, molto instabile, con guerre e crisi dall’altra sponda del mediterraneo, nel Medio Oriente, con attentati da noi. Siamo ad un anno dal terribile attentato di Manchester, che ha provocato 22 morti e 800 feriti. Tutto ciò incute nei leader europei un sentimento grave, di responsabilità. Ho constatato questo fatto proprio all’inizio della missione. Ho voluto incontrare nei propri uffici tutti i 27 capi di stato e di governo e i ministri importanti che gestiscono la questione della Brexit in ogni singolo Paese. Poi, ovviamente, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Tutti questi leader – qualsiasi fossero le loro idee – condividono lo stesso sentimento di responsabilità collettiva, comprendendo la gravità della situazione, ha spiegato il responsabile comunitario dei negoziati sulla Brexit. dell’Unione.

L’UE ha affidato a Michel Barnier, già commissario europeo ed ex membro del governo francese per parecchie volte, un forte mandato per negoziare tutti gli aspetti della separazione dalla Gran Bretagna. Però, la forza di questo mandato risiede nell’unità europea che ci sta dietro, spiega Barnier. Io sono di coloro che rimpiangono tantissimo questo voto. La Brexit non porta valore aggiunto. Entrambe le parti perdono. Credo che insieme siamo più forti. E se guardate tutte le sfide cui dobbiamo rispondere, la geopolitica, il terrorismo e, oltretutto la povertà, soprattutto sull’enorme continente africano, poi i cambiamenti climatici, la sfida digitale…ebbene, quando guardiamo tutte queste sfide, il problema che ci dobbiamo porre è se – per rispondere a tutte queste sfide, per essere rispettati, per difendere i nostri interessi, il nostro modello di economia sociale di mercato, i nostri valori, come europei – allora è meglio stare insieme o divisi? Meglio essere solidali o solitari? La mia risposta in assoluto è che dobbiamo essere solidali, che dobbiamo stare insieme, che dobbiamo essere europei, e non solo essere patrioti, non solo essere belgi, lettoni, portoghesi, spagnoli o greci…Dobbiamo essere europei poichè, altrimenti, non contiamo più nel mondo di oggi. Non abbiamo il peso necessario e ci sono altri a decidere per noi, ha sottolineato Michel Barnier.

I romeni sono tra i più mobili cittadini dell’UE, e la prospettiva della Brexit desta serie preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dei diritti di coloro che al momento sono residenti in Gran Bretagna, ma anche la libera circolazione nel dopo Brexit. In tal senso, nel corso del dibattito, Radio Romania ha chiesto al responsabile comunitario per i negoziati in che misura possa essere garantita nel futuro la stessa mobilità dei cittadini comunitari in Gran Bretagna, soprattutto per lavoro e studi?

Quando parliamo di cittadini, bisogna fare una distinzione. In primo luogo, si tratta di coloro che già stanno li, che hanno già fatto questa scelta – studenti, medici…ci sono tanti medici romeni o bulgari che lavorano nel sistema sanitario britannico. Come ho appreso da un giornalista romeno, sono circa 330-350.000 i romeni che vivono e lavorano lì, che partecipano all’economia e al progresso del Regno Unito. Per tutti loro – e, insieme a loro, per gli oltre 3,5 milioni di cittadini europei che vivono e lavorano in Gran Bretagna e per il milione e mezzo di britannici che vivono e lavorano in uno dei 27 Paesi dell’Unione – abbiamo raggiunto un accordo di principio con i britannici per garantire i loro diritti per tutta la durata della vita, compresi i diritti sociali, la sicurezza sociale, la protezione sociale, gli assegni familiari, per loro e per le loro famiglie. Per tutta la durata della vita. Un’altra questione riguarda la situazione dei cittadini che si sposteranno in una direzione o altra nel dopo Brexit. I diritti convenuti con il Regno Uniti sono diritti che verranno garantiti se andrà tutto bene, non solo fino al giorno stesso della Brexit, bensì fino al termine di un periodo di transizione, che si concluderà il 31 dicembre 2020. Orbene, quanto tempo i cittadini sceglieranno di trasferirsi nel Regno Unito entro il 31 dicembre 2020, sotto la riserva di raggiungere un accordo con i britannici, allora i loro diritti sono garantiti. Successivamente, tutto dipenderà dai nostri ulteriori accordi con i britannici e dalla loro futura politica in materia di migrazione, non ancora conosciuta, ha detto inoltre Michel Barnier.

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