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Valutazione della CE sull’economia romena

Il recente rapporto Paese sull'economia romena, pubblicato dalla Commissione Europea, valuta principalmente i progressi in materia di riforme strutturali e la prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici.

Valutazione della CE sull’economia romena
Valutazione della CE sull’economia romena

, 24.04.2018, 16:20

Il recente rapporto Paese sull’economia romena, pubblicato dalla Commissione Europea, valuta principalmente i progressi in materia di riforme strutturali e la prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici. La valutazione comincia sottolineando che, in mancanza di riforme strutturali e del consolidamento fiscale e di bilancio, la forte crescita economica registrata dalla Romania rischia di creare il quadro di un cosiddetto atterraggio di emergenza.

La crescita è stata generata principalmente dal consumo, e gli investimenti si sono mantenuti ad un basso livello. Il rilancio ciclico dell’economia è continuato nel 2017, però nel 2018 è prevista una sua diminuzione, rileva inoltre il rapporto. La crescita del PIL reale si è accelerata nel 2017, raggiungendo il più alto livello dopo la crisi, dovuto al consumo privato in piena espansione, stimolato, a sua volta, dalle crecsite salariali nel settore pubblico e privato e dalle riduzioni di imposte indirette. Questi fattori hanno portato, invece, il deficit pubblico su un trend ascendente, aggiunge la Commissione.

Nel 2017, sono state diminuite le tasse indirette, mentre la quota dell’imposta sul reddito per le persone fisiche è calata da gennaio 2018. In riferimento alle spese, i salari nel settore pubblico e le pensioni per limiti di età sono aumentati notevolmente lo scorso anno e la tendenza continuerà anche nel 2018. Di conseguenza, i deficit di bilancio nominali e strutturali si collocano su un trend ascendente.

Il deficit di bilancio si avvicina pericolosamente al livello di allerta del 3%, mentre il deficit strutturale continua la tendenza di deviazione significativa dall’obiettivo medio dell’1%. Già nel 2016 era indicato al 2,2%, nel 2017 al 3,3% e rischia di superare il 4% nel 2018. Perciò la Romania rientra nella procedura di significativa deviazione dall’obiettivo medio sul deficit strutturale, ha detto il capo della Rappresentanza della Commissione Europea a Bucarest, Angela Cristea, intervenendo alla presentazione del rapporto, cui era presente anche il ministro delle Finanze romeno, Eugen Teodorovici, il quale ha espresso la sua opinione sul pericolo di superare il 3% del PIL.

E’ compito mio stare attento a tutte le cifre, a tutti gli elementi macroeconomici. Pericolosamente vicino è stato sin dal momento in cui lo abbiamo stabilito al 2,97% per il 2018. E’ una questione di buon senso e responsabilità badare che le cose non prendano una direzione diversa da quanto pianificato per il 2018. Da questo punto di vista, sono convinto che almeno i target assunti o in base ai quali è stata elaborata la Finanziaria per il 2018, saranno rsipettati almeno per questo livello. Anche se le cose non sono molto chiare, nel senso che non sarà superato il 2,97%, da ministro delle Finanze ho l’obbligo di fare il possibile per diminuire le spese e il deficit. Si tratta di un’impresa quotidiana per qualsiasi ministro delle Finanze e per qualsiasi govrno, ha spiegato Eugen Teodorovici.

Nel 2017, anche il tasso dell’occupazione è aumentato dello 0,7%. Buone notizie sulla disoccupazione. La Romania ha battuto un record, il più basso tasso della disoccupazione degli ultimi 20 anni, inferiore alla media comunitaria. Ma allo stesso tempo si verificano dei problemi per quanto riguarda la disponibilità della manodopera, in seguito all’invecchiamento della popolazione e dell’effetto abbinato tra una bassa mobilità interna e un’alta mobilità esterna, ha aggiunto Angela Cristea.

La Romania ha raggiunto dei progressi limitati nell’applicazione delle raccomandazioni rivolte nel 2017 dalla Commissione, indica ancora il rapporto. Ad esempio, non sono stati compiuti dei progressi nell’assicurare l’applicazione del quadro fiscale e di bilancio nazionale. Scarsi quelli relativi al consolidamento della conformità fiscale e ad una migliora raccolta delle tasse. In riferimento alla riforma del quadro fiscale, il ministro delle Finanze, Eugen Teodorovici, ha così risposto: Direi che la rispettiva politica sembra un po’ incoerente per quanto riguarda il Codice Fiscale e la procedura fiscale. Nell’ultimo anno sono state apportate numerose modifiche. Anche noi ne abbiamo recato alcune quest’anno, giustificate però, per cambiare certe cose nel senso voluto dall’economia. Ho detto che andrebbe bene uno stop a queste modifiche, aspettare la fine del primo semestre del corrente anno e procedere ad un’analisi del Codice fiscale e di quello di procedura fiscale al Ministero delle Finanze insieme a tutti i fattori interessati dell’economia, prendere articolo per articolo, semplificare e proporre delle modifiche, laddove sono giustificate, per avere un quadro almeno altrettanto favorevole come in altri Paesi europei. Questa proposta andrebbe lanciata al dibattitto pubblico a luglio, agosto, settembre, ottobre, per concludere l’anno con un’ultima modifica del Codice fiscale e di procedura fiscale. Così, dal 1 gennaio 2019, la gente potrà comprenderlo, accettarlo, applicarlo e fermare questa – chiamiamola – mancanza di coerenza, ha spiegato il ministro.

Il rapporto Paese sulla Romania presenta anche delle osservazioni sull’alto livello della povertà e sulla mancanza di un dialogo sociale maturo, notando inoltre che permangono le sfide nel campo della protezione sociale e dell’inclusione. Le dispari opportunità restano una sfida, soprattutto negli ambienti rurali. Alta anche la disuguaglianza di reddito, e l’effetto della ridistribuzione del sistema fiscale e di prestazioni sociali è inferiore alla media dell’UE. Invece, si verificano dei progressi in materia di acquisti pubblici, il contrasto al lavoro non dichiarato e alle tangenti nel sistema sanitario.

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