Più trasparenza per accordi commerciali negoziati da UE
L'anno che si è appena concluso ha portato nuovi sviluppi nella politica di accordi commerciali firmati dall'UE con i suoi maggiori partner.
Florin Orban, 10.01.2018, 15:05
L’anno che si è appena concluso ha portato nuovi sviluppi nella politica di accordi commerciali firmati dall’UE con i suoi maggiori partner. Si stima che l’entrata in vigore dell’Accordo Economico e Commerciale Globale tra l’Unione il Canada (CETA) darà una spinta notevole alle relazioni commerciali bilaterali. Ad esempio, le esportazioni dall’UE verso il Canada cresceranno del 23% all’anno. Inoltre, la crescita del Pil al livello dell’UE sarà di quasi 11,6 miliardi di euro all’anno. Gli esportatori dei Paesi UE potranno, tra l’altro, commercializzare grano, farina e vino senza pagare tasse sul mercato canadese.
Lo stesso successo non è stato, però, riscosso dai negoziati sull’accordo di libero scambio tra l’UE e gli Stati Uniti. La parte americana ha temporeggiato i colloqui sul cosiddetto Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti – TTIP, dopo la vittoria presidenziale di Donald Trump. Eppure, alla metà dello scorso anno, le parti hanno annunciato l’intenzione di riprendere i negoziati. Benchè fortemente appoggiati dalle istituzioni di Bruxelles, entrambi gli accordi ricordati sono stati aspramente criticati all’interno dell’UE. Rappresentanti degli agricoltori, delle organizzazioni di tutela ambientale o dei sindacati europei hanno protestato apertamente e spesso violentemente contro le intese negoziate da Bruxelles.
L’eurodeputato romeno Iuliu Winkler – Gruppo Popolari Europei – è il vicepresidente della Commissione per il commercio internazionale del Parlamento Europeo. A suo avviso, un grande problema degli accordi negoziati dall’UE con i partner commerciali è quello di non poggiare su un’analisi seria relativa agli effetti a livello regionale.
In riferimento ai benefici e ai costi di un accordo commerciale, si tratta di un aspetto di cui non si parla tanto a Bruxelles. Nel momento in cui io lo menziono in sede della Commisione per il commercio internazionale, i miei colleghi non mi guardano di tanto buon’occhio. Precisamente: chi fa l’analisi regionale, l’analisi territoriale, se volete, dei benefici e dei costi di un accordo commerciale? Poichè questa cosa non si fa. Si dice: va bene per l’UE, guadagneremo certi miliardi e migliaia di posti di lavoro. Però dove li guadagniamo? E allora il grande problema consiste nel fatto che, quando elaboriamo la parte agricola di un accordo commerciale, quella di export di tecnologia, quando discutiamo di accesso al mercato, orbene quando facciamo questa analisi constatiamo che, purtroppo, una parte dei benefici, al solito, sta sempre in un posto diverso dall’est europeo. Quindi, i benefici sono sempre da qualche parte nell’Ovest, nel Nord, dove i rispettivi Paesi membri dell’UE sono grandi commercianti ed esportatori. Il maggiore esportatore europeo è ovviamente la Germania, che è anche il più prezioso esportatore, poichè parliamo di tecnologie e prodotti ad alto valore aggiunto. Anche i costi degli accordi, spesso purtroppo, si collocano nell’est europeo, ad esempio in Romania. Nel momento in cui discuti la relazione con la Cina…La Romania, come condizione per entrare nell’UE, alla fine degli anni ’90 ha ristrutturato l’industria dell’acciaio, ha ridotto le sovracapacità provenute dall’economia comunista pianificata prima dell’89, e ha già pagato una volta questo prezzo. L’abbiamo pagato anche nell’industria chimica, e in quella dello zucchero, per fare solamente qualche esempio. Ora, di nuovo, sembra che se non riusciamo a proteggere le industrie europee dalle sovracapacità cinesi, ad esempio nel campo dell’acciaio, pagheremo questo prezzo una volta in più, perchè siamo noi a pagarlo. Quanti produttori di acciaio ci sono ancora in Europa? Ne sono rimasti pochi, però il perzzo lo pagheremo noi, poichè la più bassa competitività si trova nell’est europeo, ha spiegato Iuliu Winkler.
La mancanza di trasparenza ha costituito uno dei più ripetuti rimproveri ai negoziati dell’UE sugli accordi commerciali. L’eurodeputato Winkler ritiene, però, che sono ormai passati i tempi in cui questi accordi venivano raggiunti esclusivamente dietro le porte chiuse.
Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo mondo del commericio. Svolgevamo un’attività particolarmente decisa dietro le porte chiuse, dietro le quinte, poichè i negoziati commerciali sono estremamente tecnici e non puoi capire quelle cose se non sei un esperto di commercio. Quindi i negoziatori si ritiravano e…negoziavano. Questa cosa non è più sostenibile. La società, i media, le ong vogliono trasparenza, per capire cosa succede e anche il mandato. Perchè negoziamo il TTIP, se lo negoziamo? Perchè abbiamo bocciato l’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) e perchè abbiamo votato a favore dell’accordo commerciale con il Canada e quali benefici ne deriveranno? La necessità di trasparenza è una cosa legittima. In questo nuovo mondo del commercio, dovremo puntare su un commercio non solo libero, ma anche equo, ha concluso Iuliu Winkler.
L’offensiva economica della Cina e i nuovi orientamenti commerciali degli Stati Uniti nel mandato del presidente Donald Trump sono altrettante sfide molto serie per l’UE nel successivo periodo. A questo punto, resta da vedere con quanta competenza, correttezza e, soprattutto, trasparenza, saranno negoziate le prossime intese commerciali tra l’UE e i suoi partner.