La Romania e il passaggio all’euro
Ancora prima dell'ingresso della Romania nell'UE nel 2007, l'argomento del passaggio all'euro è stato presente nel dibattito pubblico.
Florin Orban, 06.12.2017, 13:48
Ancora prima dell’ingresso della Romania nell’UE nel 2007, l’argomento del passaggio all’euro è stato presente nel dibattito pubblico. Lungo gli anni, sono state ipotizzate diverse date per l’entrata nell’eurozona, e il 2019 era il più spesso evocato. La crisi economica e i problemi sulla fragilità della moneta europea hanno complicato il dibattito, senza far venir fuori una data alternativa.
Abbiamo chiesto all’eurodeputato Theodor Stolojan – Gruppo Popolari Europei, ex premier e specialista in finanza, se l’obiettivo della Romania di passare all’euro nel 2019 è ancora realistico. No, perchè avremmo dovuto già essere inclusi nel sistema monetario europeo, che dura un biennio, periodo in cui non si dovrebbero verificare interventi notevoli della Banca Centrale a sostegno del tasso di cambio. Precisamente, il tasso di cambio dovrebbe risultare dagli equilibri nell’economia, prevedibili, stabili e così via. Quindi, il 2019 è da escludere, ha spiegato l’eurodeputato romeno.
Di recente, il tasso di cambio della moneta nazionale romena, il leu, è sceso al più basso valore della storia rispetto all’euro, il che ha destato preoccupazione a tutti i livelli, da quello politico a quello economico-sociale. Cosa avrebbe dovuto fare la Banca Centrale della Romania?
La Banca Centrale può intervenire sia a sostegno dell’interesse, che a sostegno del tasso di cambio del leu, quanto tempo questi motivi che determinano una variazione, che non ci conviene, del tasso di cambio o degli interessi, è generata da fattori momentanei, come sarebbe un’interruzione delle esportazioni, per motivi di guerra o tensioni in Paesi in cui esportiamo, tenendo presente l’idea che questa situazione cesserà. Quello che nessuna banca centrale può fare – non solo la Banca Centrale della Romania – o non dovrebbe fare, è sprecare le riserve internazionali, sostenendo un tasso di cambio nelle condizioni in cui l’economia perde di competitività. Non ho visto ancora degli argomenti solidi dalla Banca Centrale, ma solo una serie di affermazioni sul deficit di conto corrente nella crescita, quindi il saldo import-export di merci e servizi registra, infatti, un deficit di crescita, il che mette sotto pressione il mercato. Come vedete, ci sono dei grandi ritardi nell’entrata dei fondi europei in Romania ed anche un rallentamento delle rimesse dei romeni che vivono all’estero. Sicuramente questi elementi presi complessivamente vengono a sostenere il fatto che il tasso di cambio è sotto pressione, nel senso del deprezzamento, al fine di ripristinare un equilibrio sul mercato. Però forse servirebbero più cifre e analisi quantitative dalla Banca Centrale in tal senso, aggiunge l’eurodeputato.
E’ chiaro che tutti questi elementi non aiutano l’avvicinamento della Romania all’eurozona. Alcuni settori, come quello bancario, approfittano seriamente di questa situazione, sottolinea Theodor Stolojan.
Attualmente, in Romania il sistema bancario guadagna benissimo dal tasso di cambio leu-euro. I romeni che vivono all’estero inviano euro, che quelli del Paese cambiano in lei. Il sistema bancario trae grossi vantaggi anche dalla differenza di interessi che si mantiene e si manterrà. Una cosa è prendere in prestito euro in Romania, e un’altra cosa farlo nel Belgio o in Germania. La differenza di interessi è ancora grande, dice ancora Theodor Stolojan.
Le banche hanno anche un approccio teorico sul modo in cui si dovrebbe svolgere il passaggio della Romania all’euro, un approccio con cui Theodor Stolojan non concorda. Il sistema bancario insiste che la Romania potrà entrare nell’eurozona – con successo, dicono loro, solamente quando raggiungeremo un grado di convergenza reale. Ciò significa principalmente un Pil pro capite – alla parità del potere d’acquisto – più vicino al livello medio nell’UE. Perchè la penso diversamente dal sistema bancario? Io dico così: la Romania può passare all’euro anche in questo momento, nelle condizioni in cui rispetta gli equilibri. Essere membro dell’eurozona non significa necessariamente dover essere sviluppato al livello medio dell’UE. Possiamo far parte dell’eurozona anche nelle condizioni in cui abbiamo prodotti e servizi di un valore aggiunto minore quanto tempo siamo competitivi, viviamo entro i limiti di queste risorse e manteniamo gli equilibri prevedibili e stabili nell’economia. Purtroppo, però, se guardiamo a quello che succede con l’economia adesso in Romania, nonostante la crescita economica, stiamo assistendo ad un inizio di deterioramento degli equilibri economici. Il deficit di conto corrente è in crescita, il deficit di bilancio è a sua volta sotto pressione, quindi non ci possiamo presentare, per così dire, in maniera prevedibile, davanti all’UE e all’eurozona, in materia di equilibri che dobbiamo sostenere per entrarne a far parte, ha detto ancora l’eurodeputato.
Oltre all’approccio economico-finanziario del problema, non va dimenticato un aspetto essenziale, quello politico. Quando è entrata nell’UE, la Romania si è assunta l’impegno di prendere tutte le misure per adempiere ai criteri necessari al passaggio all’euro. Quindi, se vogliamo essere seri, dobbiamo attenerci a questo impegno. Detto fra parentesi, quanto tempo la Romania rimane fuori dall’eurozona, rimane anche fuori dalle decisioni maggiori dell’UE. Certo, partecipiamo alle decisioni, diciamo quello che abbiamo da dire, però sempre di più la tendenza è che l’UE puntasse sull’eurozona, sulle decisioni prese in questa eurozona, ha detto ancora Theodor Stolojan.
Cosa c’è da fare per ritornare sulla strada verso il passaggio all’euro? Il Governo della Romania dovrebbe elaborare un piano di azione in cui sia indicato chiaramente quando si propone la Romania di passare all’euro. Che si tratti del 2025 o 2030, insomma quando lo vogliamo! O anche il 2100…Però dobbiamo fare un piano di azione in cui sia specificato concretamente cosa vogliamo fare, cosa va fatto nelle politiche economiche, fiscali, monetarie, un piano di azione in grado di portare la Romania nell’eurozona entro cinque anni al massimo, ha concluso Theodor Stolojan, eurodeputato dei Popolari Europei, ex premier e specialista in finanza.