Iosif Berman, caposcuola del fotogiornalismo
In Romania, gli inizi del fotogiornalismo sono legati al nome di Iosif Berman, nato nel 1892 a Dorohoi, nel nord del Paese.
Steliu Lambru, 16.02.2018, 14:35
In Romania, gli inizi del fotogiornalismo sono legati al nome di Iosif Berman, nato nel 1892 a Dorohoi, nel nord del Paese. Il padre, commerciante ebreo, aveva combattuto nella guerra per l’indipendenza della Romania del 1877-1878. Sin da bambino, Iosif fece della passione per la fotografia un vero mestiere di vivere. Nel 1912, si trasferì a Bucarest, dove vinse un primo concorso che gli procurò anche il primo lavoro.
Nell’album fotografico La Romania di Iosif Berman, la giornalista Adina Stefan, sua biografa, racconta come cominciò la carriera colui che diventò il più importante fotoreporter della Romania interbellica.
I suoi colleghi dicevano che aveva le doti di un fotocronista americano, anzi era migliore. Nel 1912, arrivò a Bucarest, dove partecipò ad un concorso per lavorare nella stampa di Bucarest, che ha anche vinto. Cominciò a lavorare alla Gazzetta illustrata. Più tardi, fu il dipendente di Constantin Mille presso i giornali Adevarul (La Verità) e Dimineata (Il Mattino), dove passò quasi due decenni. Pubblicò anche nella Realtà illustrata, fornì delle foto a Cuvantul liber (Libera parola), accanto a grandi artisti dell’epoca, alcuni di avanguardia. Berman si affermò come un vero star nel periodo interbellico, senza mai abbassare il livello qualitativo. Era un divo non perchè avrebbe avuto una vita mondana, ma per la sua visibilità e il suo magnetismo. Ha lasciato decine di migliaia di foto, spiega Adina Stefan.
La prima Guerra Mondiale fu il momento in cui Berman diede prova della propria arte fotografica e del coraggio di andare sul fronte, laddove veniva scritta la storia.
Fino al 1923, Berman abitò a Costantinopoli, dove lavorò come fotocronista, corrispondente dei giornali Dimineata e Adevarul. Riscosse successo anche nelle pubblicazioni sportive e collaborò strettamente con il sociologo Dimitrie Gusti durante le sue campagne di interviste negli ambienti rurali di Romania. Per cui, sempre a Berman si deve anche l’apparizione della fotografia etnografica.
La sua reputazione arrivò anche nelle sedi delle gradi testate internazionali. Fu collaboratore di New York Times e delle agenzie Associated Press e Scandinavian Newspapers Press.
Le leggi razziali e le persecuzioni antisemite furono altrettanti colpi successivi per Berman, ormai nell’impossibilità di seguire la sua passione. Le pubblicazioni cui lavorava vennero soppresse, il suo studio e laboratorio chiusi e le macchine e il fondo fotografico confiscati.
Fino al 1940 lavorò solo occasionalmente, dopo di che l’attività gli venne completamente vietata. Depresso e colpito da una malattia renale, si spense a Bucarest il 17 settembre 1941, all’età di 49 anni.