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La situazione della manodopera nell’Ue

Il tasso di occupazione nell'Ue aveva raggiunto nel 2019 il record storico di 73,9 punti percentuali tra le persone tra i 20 e i 64 anni.

La situazione della manodopera nell’Ue
La situazione della manodopera nell’Ue

, 10.06.2022, 19:16

Il tasso di occupazione nellUe aveva raggiunto nel 2019 il record storico di 73,9 punti percentuali tra le persone tra i 20 e i 64 anni, e le prospettive economiche indicavano che, se fosse stato mantenuto lo stesso ritmo, sarebbe stato raggiunto lambizioso obiettivo del 75%, fissato nella Strategia Europa 2020. Come si presentava la manodopera in quel momento? Secondo il Rapporto sulle Condizioni di Vita e Lavoro in Europa, dal 2014, il numero dei posti di lavoro scomparsi annualmente è stato superato da quello dei posti di lavoro neo creati, come indicano gli annunci di ristrutturazioni fatti dalle compagnie. Il pattern individuato a livello settoriale, nel caso delle ristrutturazioni annunciate dalle grandi compagnie, rivela una trasformazione delleconomia tramite il trasferimento accentuato dei posti di lavoro verso i servizi e la digitalizzazione. Le cifre rivelavano che oltre il 70% della forza lavoro dellUe lavorava nel settore dei servizi, servizi che significavano il 90% dei posti di lavoro neocreati. Nel segmento più ampio chiamato “altri servizi privati”, che include la tecnologia dellinformazione e delle comunicazioni, la consulenza negli affari, i servizi immobiliari, alberghi e ristorazione, si annunciava il maggior numero di posti di lavoro creato nel 2018. Le ristrutturazioni annunciate nel settore dei servizi finanziari – fortemente colpito dalla crisi del 2008 – hanno significato, il più delle volte, la scomparsa di una serie di posti di lavoro che hanno lasciato posto a un minor numero di tipi di lavoro, che puntano maggiormente sulla digitalizzazione. Non in ultimo, lindustria della lavorazione ha registrato nel 2018 un significativo numero supplementare di posti di lavoro, anche se loccupazione in questa industria è in calo nelle economia sviluppate. Secondo i dati, lindustria ha registrato due milioni di nuovi posti di lavoro, dal 2013 al 2018, nonostante il fatto che gli annunci di ristrutturazione siano stati seguiti da massicci licenziamenti. Nel documento menzionato si mostra che le differenze tra le capitali e il resto delle regioni si sono accentuate in Europa, fatto che si riflette nel contributo in crescita che le capitali hanno al PIL nazionale.



Unaltra cosa notata è stata che quasi la metà dei posti di lavoro nelle capitali Ue sono posti di lavoro ben retribuiti, sicuri e con ottime condizioni di lavoro. Questi rappresentano, però, solo il 30-35% nel resto delle regioni, come media a livello dellUnione. Le discrepanze sono più accentuate in alcuni stati, tra cui la Romania, Bulgaria e Croazia. Le tendenze in queste direzioni si sono mantenute anche dopo il 2019, ma, nel constesto della crisi Covid-19, il tasso di disoccupazione è cresciuto in molti stati. Inclusivamente in Romania, dove la regione più colpita è stata quella di nord-est. In questa regione non scelta dagli investitori industriali a causa della mancanza dellinfrastruttura di trasporto, i posti di lavoro sono spesso fragili, in compagnie sensibili ai grandi cambiamenti nellambiente esterno. Secondo i dati dellIstituto Nazionale di Statistica sulla disoccupazione, tra il secondo trimestre del 2019 e lo stesso trimestre del 2021 la differenza è stata di 4,4 punti percentuali, dall1,8 al 6,2%. I più recenti dati ufficiali rilevano nel 2022 in Romania un tasso di disoccupazione, a fine aprile, del 2,57%, in calo rispetto a marzo. Secondo i dati presentati dallAgenzia Nazionale per lImpiego, il numero totale dei disoccupati ha superato 224.000 nel periodo menzionato.



“Le statistiche rilevano che oltre 200.000 persone sono per cosi dire inattive, ossia sia non cercano un posto di lavoro, sia cercano lavoro senza trovarlo. Il che è un segnale importante perchè ci mostra che abbiamo a che fare con un certo paradosso. Da una parte, le compagnie affermano di avere bisogno di forza lavoro, daltra parte cè una forza lavoro disponibile, ma essa non si incontra sul mercato di lavoro con la domanda. In Romania, nonostante tutte le apparenze e nonostante il fatto che molti romeni lavorano allestero, cè una categoria di persone che praticamente non lavora, sia non vogliono, sia non possono, sia non trovano lavoro. Daltra parte, ci sono – secondo le statistiche – anche cosiddette persone sottoccupate, il che vuol dire sia che lavorano part-time e potrebbero prolungare lorario di lavoro, ma probabilmente il loro datore di lavoro non offre loro questa variante, sia che potrebbero trovare un secondo lavoro. Credo che questi dati ci mostrano che, in Romania, la forza lavoro non è valorizzata al suo pieno potenziale”, ha spiegato lanalista economico Constantin Rudniţchi.



La Romania, come tanti altri Paesi, si confronta con un deficit della forza lavoro in certi settori, parzialmente a causa della migrazione. Quattro milioni di romeni sono registrati ufficialmente come lavoratori allestero nei Paesi Ue, ma questa cifra potrebbe in realtà aggirarsi sui 5 milioni, perchè ci sono anche romeni che non sono registrati ufficialmente, affermano le autorità. La principale ragione per cui i romeni vanno a lavorare allestero, soprattutto coloro che prestavano in Romania un lavoro non qualificato o che richiedeva una bassa qualifica, sono i salari maggiori nei Paesi nellovest dellEuropa. Tuttavia, per i medici o per gli specialisti IT, e, in generale, per i lavoratori qualificati, sono altre le principali ragioni. Loro desiderano istruzione e servizi pubblici di qualità, affermano gli specialisti. A prescindere dalla motivazione, la loro partenza definitiva allestero, cui si aggiunge anche il lavoro stagionale allestero, crea vulnerabilità sul mercato del lavoro in Romania. Secondo le stime del mondo daffari, si tratterebbe attualmente di un fabbisogno di manodopera supplementare nelleconomia di 600 – 800 mila persone. Si stima, allo stesso tempo, che lattività di riconversione dei lavoratori andrebbe decentrata a livello di provincia e di rami economici, cosicchè una volta segnalato un deficit per un certo tipo di manodopera, le istituzioni dello stato possano mettersi rapidamente in moto.




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