Inflazione, nemico pubblico numero uno
Il più recente rapporto sull'inflazione in Romania indica che il tasso annuo è salito all'8,19% a dicembre 2021, principalmente come effetto del caro energia.
Corina Cristea, 16.02.2022, 12:35
Il più recente rapporto sull’inflazione in Romania indica che il tasso annuo è salito all’8,19% a dicembre 2021, principalmente come effetto del caro energia. Complessivamente, lo scorso anno il tasso d’inflazione è aumentato di 6,13 punti percentuali. Gli esperti della Banca Centrale indicano che la crescita è stata determinata quasi integralmente dagli shock globali nell’offerta, che hanno comportato una forte salita dell’inflazione a livello mondiale. Su piano interno, gli effetti sono stati potenziati dalla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica.
L’inflazione attuale si basa su fattori relativi alla domanda ma anche all’offerta, ha spiegato a Radio Romania Adrian Codârlașu dell’Associazione degli Analisti Finanziari e Bancari di Romania (CFI). I fattori dell’offerta sono i prezzi dell’energia e di altre merci e prodotti agricoli. In materia di domanda, è stata stampata tanta moneta. Non in Romania, bensì nelle grandi economie. Ad esempio, guardiamo alla moneta stampata dalla FED: di tre dollari, quasi due sono stati stampati dopo la crisi del coronavirus, mentre nell’eurozona, di due euro, uno è stato stampato dalla Banca Centrale Europea dopo la stessa crisi del coronavirus. Quindi, le banche centrali hanno reagito in una maniera estremamente forte a questa crisi, altrimenti si rischiava la depressione economica. Praticamente, è questo il prezzo che paghiamo per aver superato bene la crisi del coronavirus. Durante il lockdown, in mancanza dell’aiuto concesso dalle banche centrali, saremmo arrivati ad una crisi economica peggiore di quella del 2008, spiega l’analista.
Infatti, l’inflazione è salita fortemente fino ad un livello che sconvolge non solo la Romania. Gli Stati Uniti non hanno visto l’attuale tasso da parecchi decenni, l’eurozona ha registrato a dicembre il 5,1%, impensabile un anno prima, che crea grandi dilemmi nelle banche centrali, in quanto non è semplice portarlo alle quote-target, afferma anche il presidente del Consiglio Fiscale, il professore universitario Daniel Dăianu.
Non è semplice, visto che abbiamo anche lo shock dei prezzi dell’energia, quindi abbiamo questa crisi energetica che deriva dalla ripresa economica, dal fatto che l’energia è un prodotto molto geo-politicizzato, a proposito di questa dipendenza dell’Unione Europea dalla Federazione russa. Inoltre, abbiamo i cambiamenti climatici, che rappresentano, a loro volta, uno shock a lungo termine, e questa transizione sarà molto dolorosa anche per la nostra economia, per la società romena. Però dovremo percorrerla, poichè i cambiamenti climatici sono una minaccia esistenziale. E non è un’impresa semplice. Ma non a caso ho parlato dell’alta inflazione in Europa e oltreoceano, negli USA. Quindi, l’inflazione è diventata un problema ovunque, non è un fenomeno romeno. 10-15 anni fa, potevamo parlare di una Romania fuori del comune sotto il profilo della dinamica inflazionistica. Ora l’inflazione è alta dappertutto. Possiamo parlare quasi di un terremoto sul mercato dell’energia ovunque, con implicazioni internazionali, e di un contesto politico particolarmente sfortunato. Vediamo cosa succede nel vicinato orientale della Romania, rendendo ancora più tesa la situazione su piano internazionale, puntualizza Daniel Dăianu.
Un’altra causa dell’inflazione interessa i problemi nelle catene globali di approvigionamento, spiega, da parte sua, il sociologo Iulian Stănescu dell’Istituto per la Qualità della Vita dell’Accademia Romena. A causa della pandemia, della crisi sanitaria, è stata interrotta l’attività economica in parecchi settori, tra cui anche quello dei trasporti e dei depositi merci. E allora le materie prime arrivano in ritardo ai produttori, quindi anche i prodotti arrivano in ritardo sul mercato. Orbene, siccome viviamo in un’economia globale, buona parte di questi prodotti finiti arriva dall’estero. Di conseguenza, importiamo anche i problemi delle catene di approvigionamento, che significano prezzi più elevati sul mercato, spiega il sociologo.
Le previsioni per il successivo periodo non sono per niente ottimistiche. Le stime indicano un’inflazione a due cifre in Romania a breve. Gli specialisti spiegano che il tasso d’inflazione annuo vedrà una crescita accentuata nel secondo trimestre del corrente anno, principlamente come effetto di impennate più salate del previsto dei prezzi del gas naturale e dell’energia elettrica, che saranno significativamente più evidenti una volta verranno sospesi i regimi di compenso applicati ai consumatori domestici. Nella seconda metà del 2022, il tasso d’inflazione annuo dovrebbe scendere gradualmente, per vedere un aggiustamento al ribasso relativamente ripido nella prima parte del 2023, e riuscire a rientrare nel target prefisso dalla Banca Centrale, pari all’1,5-3,5% appena nell’ultimo trimestre dell’anno prossimo.
Nel tentativo di calmare l’inflazione, la Banca Centrale di Romania ha già aumentato i costi di accesso al denaro. Dal 10 febbraio, il tasso di interesse di politica monetaria è salito al 2,5% all’anno, proprio per ridurre implicitamente il consumo e per diminuire anche l’impennata dei prezzi. L’aumento dell’interesse dello 0,5% si rifletterà inizialmente negli interessi praticati tra le banche commerciali sul mercato interbancario, e successivamente anche negli indici di riferimento utilizzati nel calcolo delle rate dei mutui in moneta nazionale concessi sia alla popolazione che alle compagnie.