Fake news come tecnica di manipolazione
Sono presentate come notizie, le informazioni che trasmettono non sono, però, interamente vere o non sono per niente vere. Parliamo delle fake news, una tecnica di disinformazione e, in alcuni casi, persino di manipolazione intensamente adoperata.
Corina Cristea, 11.06.2021, 18:13
Sono presentate come notizie, le informazioni che trasmettono non sono, però, interamente vere o non sono per niente vere. Parliamo delle fake news, una tecnica di disinformazione e, in alcuni casi, persino di manipolazione intensamente adoperata – un fenomeno ampio studiato dalla comunità scientifica. Esse si possono propagare con rapidità, soprattutto nell’ambiente online, il che le rende ancora più pericolose. Soprattutto visto che queste false notizie sono facilmente confondibili per il pubblico poco informato, ha spiegato a Radio Romania l’esperto di comunicazione Bogdan Oprea, autore di un libro sulle fake news e sulla disinformazione online. Poco informato innanzittuto nel senso di incapacità di capire che non qualsiasi cosa che ha forma di notizia ha anche un contenuto accurato dal punto di vista giornalistico. Cosa che il pubblico largo ha cominciato a capire negli ultimi anni. Le fake news sono una tecnica di disinformazione. E qui si tratta di più concetti, ma dobbiamo capire che due sono importanti: le disinformazioni deliberate e le disinformazioni involontarie. In inglese ci sono persino concetti diversi: disinformation, quindi disinformazione, per ciò che è fatto in modo deliberato, con la cattiva intenzione di disinformare qulacuno, e misinformation, la disinformazione avvenuta, praticamente, per sbaglio, potremmo chiamarla errore giornalistico. Si può parlare anche di malinformation, allorquando si trasmette un’informazione vera su qualcuno, ma che non è destinata a essere resa pubblica, in quanto qualcosa della vita privata della rispettiva persona, un’informazione che reca un pregiudizio alla rispettiva persona. E qui si tratta della fuga di informazioni. Come lo scandalo sui messaggi di posta elettornica di Hillary Clinton del periodo quando era segretario di stato, che non erano destinati a diventare pubblici, o le informazioni sul presidente francese Macron, quindi informazioni che, una volta trapelate e diventate pubbliche, recano pregiudizi. Ma dobbiamo capire che oltre alla disinformazione c’è anche la manipolazione, nello spazio online e non solo, e le tecniche di manipolazione sono tante.
L’esperto Bogdan Oprea ammonisce che c’è un mercato di fabbricazione delle false notizie così come esiste un mercato per i falsi like o per la firma di petizioni on line: vuoi comprare firme, una semplice verifica con un motore di ricerca ti indica le compagnie disposte a vendere quelle firme di cui hai bisogno. Al successo delle notizie fabricate contribuisce il fatto che nella loro elaborazione si punti moltissimo sulla parte emotiva, sfruttata da chi ha l’interesse di manipolare. L’attuale ecosistema informativo non è stato creato per la disinformazione, ma le piattaforme sociali consentono il conteggio delle risposte emotive. Così, si possono creare modelli predittivi con cui si possono apprendere le opzioni elettorali, ad esempio, e può essere influenzato il comportamento alle urne attraverso le fake news. Sta guadagnando terreno l’idea che nel futuro più che le idee promosse dai candidati faranno la differenza alle elezioni la precisione dei profili psicometrici e il livello di elaborazione delle fake news, in altre parole una competizione informativa in cui svolge un ruolo importantissimo l’intelligenza artificiale. Chi ha da guadagnare in seguto alla fabbricazione di queste fake news? Molte volte, le false notizie sono destinate strettamente a ottenere visualizzazioni, il cosiddetto ‘clickbite’ – quei titoli spettacolari. Molti creano gruppi d’interesse, sia persone fisiche, che compagnie, creano simili false notizie semplicemente per ottenere soldi dalla pubblicità. Nei casi forse più drammatici, più duri, ci sono altri interessi dietro le quinte, non si punta su questi semplici quadagni finanziari, bensì su interessi politici, geopolitici, su agende che cercano di manipolare grandi masse di persone, l’opinione di rispettive persone su certi argomenti, si mira a destabilizzare in alcuni casi società democratiche e vediamo alcuni esempi di succeso dove le fake news e la disinformazione hanno vinto e sono riuscite a recare pregiudizi. Prendiamo, ad esempio, la Brexit, nel caso della quale vediamo campagne di fake news e disinformazione che portano a proteste di piazza e vittime umane, quindi le fake news hanno effetti significativi. Dietro si trovano vari gruppi di interesse. Affinchè ciò non succeda più noi dobbiamo capire che esiste e proteggerci con quegli anticorpi necessari per distinguere una falsa notizia da una vera, ha spiegato Bogdan Oprea.
Come lo possiamo fare? Innanzittutto è importante prendere le informazioni da fonti sicure, tradizionali, che nel tempo si sono dimostrate attendibili. Poi, il pensiero critico è un antidoto contro le false notizie, aggiunge Bogdan Oprea, nell’opinione del quale le reti di social media, i creatori di contenuto che non rientrano in una certa categoria, l’esplosione di fake news e disinformazione nell’intero ecosistema di informazione, sono sfide che la stampa tradizionale deve affrontare evolvendosi.