Conseguenze della Brexit per i romeni
La fine del periodo di transizione dopo il ritiro del Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord dall'Ue ha portato a una situazione segnata da cambiamenti nelle relazioni di viaggio, lavoro, studio, commercio e non solo.
Corina Cristea, 17.03.2021, 08:00
La fine del periodo di transizione dopo il ritiro del Regno Unito della Gran Bretagna e dellIrlanda del Nord dallUe ha portato a una situazione segnata da cambiamenti nelle relazioni di viaggio, lavoro, studio, commercio e non solo. Per i romeni, una delle più importanti conseguenze riguarda il mercato del lavoro. Più esattamente, dal 1 gennaio del 2021, chi vuole andare a lavorare in Gran Bretagna è libero di farlo, ma solo se ottiene il visto – misura valida, del resto, per tutti i cittadini dellUe. Il visto viene concesso in base a un sistema di immigrazione a punti introdotto dalle autorità di Londra. Servono 70 punti per qualificarsi, che possono essere conseguiti se vengono riuniti certi criteri. I requisiti minimi: dimostrare di avere unofferta di lavoro da un datore di lavoro con sede nel Regno Unito, avere un certo livello di formazione e parlare inglese a un livello considerato minimamente accettabile. Tra i criteri addizionali: unofferta di stipendio che supera una certa soglia, una carenza di lavoratori qualificati nel settore al quale si aspira e un dottorato in una materia rilevante per il ruolo offerto.
La reintroduzione da parte di Londra del sistema dei visti ha destato, però, una controversia post-Brexit tra lUE e la Gran Bretagna – le tasse per questi visti non sono uguali per tutti. I cittadini di 25 Paesi, la maggioranza dellUe, beneficiano di uno sconto di 55 lire sterline sulla tassa da pagare per il visto per lavoro in Gran Bretagna. Le categorie-target sono gli imprenditori, i lavoratori del settore sanitario, i ricercatori e i dipendenti a tempo determinato. Allo stesso tempo, i datori di lavoro britannici sono incoraggiati ad assumere piuttosto cittadini da questi 25 Paesi, perchè in questo modo sono esentati dal pagamento della tassa di 199 lire sterline per il rilascio del “certificato di sponsorship” – un documento elettronico con i dati del richiedente del visto e la descrizione del ruolo offerto. La Romania, accanto a Bulgaria, Estonia, Lituania e Slovenia, non si annovera tra questi Paesi, con le relative conseguenze, e diversi eurodeputati romeni hanno chiesto alla Commissione Europea di intervenire per la parità di trattamento di chi desidera accedere al mercato del lavoro britannico. “Abbiamo già i primi indizi molto chiari che il Governo di Londra cerca di trattare in modo discriminatorio il nuovo status post-Brexit dei cittadini europei in Gran Bretagna e notiamo che, per continuare la loro attività sul mercato del lavoro britannico, i cittadini romeni, ma non solo, sono tenuti a pagare tasse supplementari rispetto ad altri cittadini europei. Cosa che ci rammarica profondamente e abbiamo già sollecitato alla Commissione di intervenire presso il Governo di Londra affinchè questa misura discriminatoria nei confonti dei cittadini romeni sia abrogata. È un argomento di acceso dibattito a Bruxelles, cè una crescente solidarietà tra gli eurodeputati provenienti da questi stati. Cercheremo di mettere la pressione necessaria sullEsecutivo di Bruxelles cosicchè dai negoziati con il Governo di Londra sia eliminata questa forma di discriminazione nei confronti dei cittadini romeni”, ha spiegato leurodeputato romeno Eugen Tomac.
Anche altri Paesi che si ritengono discriminati nella questione dei visti hanno sollecitato laiuto della Commissione Europea, motivando che Bruxelles non può permettere questa situazione con cui viene violato il principio della non discriminazione tra i Paesi Ue. Lidea è semplice – non si tratta necessariamente delle 55 lire che i cittadini dei 5 stati Ue devono pagare in più rispetto agli altri cittadini europei, bensì del fatto che viene applicato un trattamento differenziato e che potrebbe, del resto, ripetersi anche in altre situazioni. La Commissione Europea dovrebbe affrontare fermamente e senza concessioni largomento della disparità di trattamento applicata dalla Gran Bretagna e avvalersi di tutti gli strumenti politici e giuridici per tutelare il diritto al lavoro e i diritti connessi di tutti i cittadini europei, senza alcuna discriminazione, spiega Eugen Tomac, sostenuto anche da altri eurodeputati. Il Governo britannico motiva la sua decisione invocando la Carta Sociale Europea – un trattato internazionale adottato nel 1961 e firmato da 26 Paesi, inclusivamente dalla Gran Bretagna. Più esattamente, secondo un articolo di questo trattato, i Paesi sono obbligati a “semplificare le formalità esistenti tra di loro e a ridurre o abrogare le tasse di cancelleria che vanno pagate dai lavoratori stranieri e dai datori di lavoro.”
Secondo il Ministero degli Esteri di Bucarest, la Romania è diventata parte solo della variante rivista della Carta, del 1996, motivo per cui non gode dello sconto di cui beneficiano altri stati. In seguito a uninterpellanza alla Commissione Europea, un altro eurodeputato romeno, Corina Crețu, afferma di aver ricevuto una risposta da parte del capo dellEsecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, in cui questultima dà assicurazioni che i diritti dei cittadini romeni e delle loro famiglie saranno tutelati, in conformità ai requisiti previsti nellAccordo di ritiro della Gran Bretagna dallUe. Cioè, ha spietato leurodeputata, i romeni che già vivevano in Gran Bretagna prima della fine del periodo di transizione, ossia linizio del 2021, possono continuare a vivere, lavorare e studiare in Gran Bretagna per tutta la vita. Purtroppo, le cose stanno, però, diversamente, per i cittadini romeni che non hanno ancora la residenza lì oppure che intendono trasferirsi dora in poi in Gran Bretagna.