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Mandato al vertice

Contestata dal presidente uscente, la vittoria del democratico Joe Biden sarà sancita a metà dicembre, con il voto dei cosiddetti grandi elettori, ma già le implicazioni del cambio della guardia alla Casa Bianca sono all'esame degli analisti.

Mandato al vertice
Mandato al vertice

, 16.11.2020, 19:32

Nel contesto della più profonda divisione dell’America della storia recente, secondo gli analisti, gli elettori hanno formato lunghissime file ai seggi negli Usa – il Paese più colpito dalla pandemia di coronavirus. Oltre 99 milioni di americani si sono avvalsi dell’early voting, ossia il voto in anticipo, sia di persona, che per posta, e il numero totale di coloro che hanno espresso la propria opzione politica ha superato i 138 milioni di voti espressi alle presidenziali del 2016, vinte dal repubblicano Donald Trump. Contestata dal presidente uscente, la vittoria del democratico Joe Biden sarà sancita a metà dicembre, con il voto dei cosiddetti grandi elettori, ma già le implicazioni del cambio della guardia alla Casa Bianca sono all’esame degli analisti.



Di una distensione americana sotto l’Amministrazione Biden ha parlato a Radio Romania l’analista politico romeno Andrei Ţăranu. Negli Stati Uniti si tenterà, probabilmente, una distensione della profonda divisione che esiste nella società americana anche nel tentativo di allentare tensioni razziali o sociali, legate, ad esempio, al sistema di assistenza sanitaria e al sistema di istruzione. Su piano estero, non è ancora molto chiaro a cosa dobbiamo aspettarci. Sicuramente, la relazione transatlantica migliorerà, ma non sappiamo quanto. Credo che la relazione con la Romania sia una già solida. Non credo che possano succedere cose negative per quanto riguarda la Romania, probabilmente sono in corso cose positive. Il Dipartimento di Stato, tramite l’ambasciatore degli Stati Uniti a Bucarest, ha affermato che sono previsti investimenti massicci da parte degli Usa nei trasporti, nelle comunicazioni, nelle vie di rullaggio. E, dal mio punto di vista, la politica di sicurezza degli Usa non si modificherà in modo fondamentale, ha precisato Andrei Ţăranu.



Un’analisi della politica americana ha fatto anche il docente Dan Dungaciu, il quale spiega che per Donald Trump tutto ciò che è successo per tre decenni prima del 2016 ha rappresentato un indebolimento degli Usa. Perciò, durante il suo mandato Trump ha puntato su un’America più orientata verso l’interno, che non consumasse le sue risorse all’esterno, e da questa prospettiva ha modificato quasi radicalmente il paradigma di funzionamento dell’America a livello globale. La tesi di Donald Trump nei rapporti internazionali è stata che per 30 anni l’America ha speso trilioni di dollari per essere sconfitta. Senza vittoria in Afghanistan, senza vittoria nel Medio Oriente, e ad eccezione degli stati dell’Europa centro-orientale, non è riuscita ad attirare dal mondo euroatlantico quasi nessuno. Il mondo costruito dall’America negli ultimi 30 anni, dalla prospettiva di Trump, è stato un mondo che ha esaurito le sue risorse, non ha portato alla soluzione dei conflitti nel mondo e, in più, ha consentito ai nemici dell’America a crescere e svilupparsi. È interessante vedere se l’America di Biden tornerà al paradigma di prima di Trump e avrà la stessa visione di politica estera, in cui il mondo si trasformi in America e l’America diventi l’egemone liberale che è stato per 3 decenni. Cosa farà Biden da questa prospettiva è interessante da seguire, ma, dal mio punto di vista, l’America non tonerà al periodo pre-Trump, vedremo un’America che non sarà più altrettanto interessata a molti dossier fondamentali per noi europei, ha spiegato Dan Dungaciu.



La Cina è una rivale e persino l’avversaria dell’America in molti dossier – questo è il consenso a Washington tra democratici e repubblicani, verbalizzato diversamente a livello pubblico, e da questo punto di vista non cambierà niente notevolmente, aggiunge il professor Dungaciu, stando al quale, l’ordine mondiale che si sta creando sarà costruito intorno a questa relazione tra l’America e la Cina. Questa sarà l’equazione attraverso la quale dovremo leggere il mondo e a seconda di essa, ci rapporteremo alla realtà strategica e persino economica del nuovo mondo. Per quanto riguarda la relazione con la Federazione Russa, questa sarà impostata inclusivamente alla luce della relazione con la Cina. La Federazione Russa si trova attualmente nella situazione della Cina degli anni ’70. Allora il grande confronto era tra l’America e l’URSS. La Cina ha giocato la sua carta tra l’America e l’Urss. La Russia è adesso nella stessa situazione in cui è un terzo nella battaglia tra i grandi. La Federazione Russa sarà molto attenta a non fare gesti decisivi nè nella relazione con la Cina, nè nella relazione con l’America, che sia percepita come un’alleanza assoluta, e da questa prospettiva dovremmo aspettarci a un gioco diplomatico della Federazione Russa, che parte dall’ipotesi che non è più un grande attore mondiale, ma può massimizzare le piccole chance che ha almeno teoricamente. In questo contesto conterà la Federazione Russa, in questo contesto conterà anche l’Ue, che anch’essa è un attore minore in rapporto alla disputa tra l’America e la Cina. Un attore che la Cina, non per caso, corteggia assiduamente piuttosto dalla prospettiva economica della relazione bilaterale, ha precisato Dan Dungaciu.



Ci sarà un’eredità dell’epoca Trump anche al di là del suo mandato, ritiene anche il conferenziere Valentin Naumescu, stando al quale, l’insediamento di un’amministrazione Biden ha tutte le chance di normalizzare le relazioni tra gli Usa e l’Ue, questa essendo probabilmente una delle più importanti e immediate conseguenze delle presidenziali. E, questo, direi è anche il principale beneficio per l’Europa e persino per la regione in cui ci troviamo noi, per l’Europa Centrale e Orientale, perchè il nostro interesse è che la Nato, l’alleanza che fornisce le garanzie di sicurezza di cui hanno bisogno la Romania, e la regione, e l’Europa nel suo insieme, dipende essenzialmente dalla qualità, solidità e credibilità delle relazioni transatlantiche. E proprio queste relazioni transatlantiche sono state severamente lese negli ultimi 4 anni. Ci sono cose cui si rimedia difficilmente, nel tempo, e altre che non torneranno mai come prima, ha spiegato Valentin Naumescu.



Vedremo che, inevitabilmente, certi accenti politici, certe preoccupazioni, certe tendenze protezionistiche, sia economiche, sia, ad esempio, nella competizione per la supremazia globale con la Cina, continueranno, saranno tramandati anche alla prossima amministrazione, ha concluso Valentin Naumescu.




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