Quo vadis, Repubblica Moldova?
La Repubblica Moldova (ex-sovietica, a maggioranza romenofona, confinante con la Romania) è gia al terzo governo in meno di metà anno.
Corina Cristea, 05.12.2019, 19:22
La Repubblica Moldova
(ex-sovietica, a maggioranza romenofona, confinante con la Romania) è gia al
terzo governo in meno di metà anno – dopo solo 5 mesi, il gabinetto presieduto
dalla pro-occidentale Maia Sandu è stato sfiduciato tramite una mozione inoltrata
proprio dai socialisti della coalizione governativa. In buona misura, un
percorso prevedibile – i socialisti avevano annunciato di inoltrare una mozione
di sfiducia se Maia Sandu avesse posto la fiducia su un progetto di modifica
della Legge sulla procura, che prevede la concessione di deleghe al primo
ministro nel processo di selezione dei candidati per la carica di procuratore
generale. Sin dalla sua costituzione, a giugno, la coalizione tra pro-europei e
socialisti è stata guardata da molti come una innaturale, una soluzione al
limite per l’insediamento di un governo al termine di tre mesi di negoziati che
si erano dimostrati inutili. Ospite a Radio Romania, Dan Dungaciu, direttore dell’Istituto di Scienze Politiche e
Relazioni Internazionali dell’Accademia Romena spiega cosa ha risolto al
momento della sua costituzione la coalizione tra prodemocratici e i socialisti
di Igor Dodon.
Due cose: la prima – per quanto
riguarda la politica interna della Repubblica Moldova, ossia l’allontanamento del
signor Plahotniuc e lo sblocco della situazione creata dal fatto che il Partito
Democratico, il signor Plahotniuc personalmente bloccava le istituzioni di Chişinău.
Quindi, su piano interno l’allontanamento del signor Plahotniuc, questa è stata
la posta in gioco. Dopo l’allontanamento di Plahotniuc dello scorso 3 giugno,
quando a Chişinău sono stati presenti in concomitanza un rappresentante del
Dipartimento di Stato, il commissario europeo all’allargamento e un
rappresentante del Cremlino, ossia il celebre signor Kozak, è nata questa
coalizione. Quindi, il piano interno è stato questo: l’allontanamento del
signor Plahotniuc. Ma il piano più complicato riguarda questa posizione degli
astri strategici – per la prima volta, i tre attori importanti, significativi
in Repubblica Moldova, si sono seduti allo stesso tavolo, anche se non
fisicamente, e hanno convenuto su una coalizione contro la natura, innaturale.
Cioè, che l’est e l’ovest formassero una coalizione oppure rappresentanti
politici dell’est e dell’ovest formassero una coalizione. Certo che è
un’ingenuità credere che i tre grandi giunti a Chisinau si siano incontrati là
solo per il signor Plahotniuc. È un’ingenuità! Il piano geopolitico è sempre
stato presente, il piano strategico, geopolitico era l’incontro tra l’Ue, la
Russia e gli USA. Quella è stata, secondo me, la motivazione di quella
coalizione. Questo piano strategico va correlato con ciò che succede in
Ucraina. L’Ucraina è la chiave della comprensione della regione, non la
Repubblica Moldova, ha spiegato Dan Dungaciu.
Per la Repubblica Moldova il piano è
stato quello della degeopoliticizzazione, ritiene Dan Dungaciu, stando al
quale, in una zona delle ipotesi strategiche, se qualcuno pensa che lo spazio
tra l’Ue e la Federazione Russa vada allestito di modo che non sia irritante
dal punto di vista strategico nè per l’Ue, nè per la Russia, certo che l’Ucraina
e la Repubblica Moldova devono avere una tale posizione da soddisfare ambo le
parti, cosicchè non ci sia più un problema di contenzioso. E certo che ciò si può realizzare,
almeno dalla prospettiva della Russia, tramite la creazione di cosiddette
federazioni, che, attualmente, nel linguaggio diplomatico di Mosca non si
chiamano più federazioni, bensi’ stati
a status speciale – in Ucraina, Donbas, in Repubblica Moldova, Transnistria
– ma, tramite i quali, queste zone a status speciale, queste zone separatiste,
possano essere in fin dei conti controllate oppure ci sia una forte leva di
controllo per quanto riguarda la politica di sicurezza ed estera, di Chişinău e
di Kiev. Questo il piano, il pensiero russo, per questa zona. Probabilmente
alcuni sono stati d’accordo con questo tentativo e in Repubblica Moldova questa
coalizione, la più ampia della storia della Repubblica Moldova, questa ampia
coalizione era la meglio collocata nella storia della Repubblica Moldova per
implementare questo progetto. Perchè c’è legittimità sia da parte dell’Est, che
da parte dell’Ovest. I russi sanno benissimo che il Memorandum Kozak è fallito
nel 2003 perchè era un piano russo. In assenza dell’Ovest al tavolo,
sicuramente è stato facile contrastarlo. Adesso, in questo governo era anche
l’Ovest presente al tavolo, e, quindi, un simile progetto, teoricamente, poteva
funzionare, ha detto Dan
Dungaciu.
Dopo il crollo del governo di Maia
Sandu, il presidente pro-russo della Repubblica Moldova, Igor Dodon, ha designato il consigliere
presidenziale Ion Chicu a formare un nuovo gabinetto, e a
breve tempo il Parlamento già votava l’investitura di un governo socialista
filorusso, in cui la maggioranza degli 11 ministri sono vicini al presidente Igor Dodon. A Bucarest, le autorità
romene hanno ammonito che, nell’attuale contesto, il sostegno della confinante
Romania, inclusivamente finanziario, sarà strettamente condizionato dalla
continuazione delle riforme, essenziale per la democrazia, e del percorso
europeo, e che la disponibilità dell’Esecutivo romeno a cooperare con un
governo a Chişinău che non offre garanzie serie per una democrazia autentica
sarà molto bassa.