Minacce climatiche
Il 2019 sarà uno dei quattro anni più caldi mai registrati. È stato il monito lanciato dall'esponente dell'Onu per problemi climatici, Patricia Espinosa, alla conferenza sulla lotta ai mutamenti climatici, di Katowice, in Polonia.
Corina Cristea, 12.12.2018, 20:56
Il 2019 sarà uno dei quattro anni più caldi mai registrati. Lo ha ammonito l’esponente dell’Onu per problemi climatici, Patricia Espinosa, ad una conferenza sulla lotta ai mutamenti climatici, di Katowice, in Polonia. Rappresentanti di 200 Paesi si sono riuniti per due settimane nel tentativo di dare un nuovo impulso all’accordo di Parigi del dicembre 2015. Il motivo è che, stando agli specialisti, le conseguenze dei cambiamenti climatici non sono mai state cosi’ gravi, e questa realtà ci dice che dobbiamo fare di più. Secondo l’Accordo di Parigi, i cui provvedimenti entreranno in vigore nel 2020, 184 Paesi hanno convenuto di mettere in applicazione misure per ridurre l’inquinamento cosicchè la media delle temperature globali non superi di più di 2 gradi centigradi – idealmente di solo 1,5 gradi – il livello toccato prima della Rivoluzione Industriale.
Il 24esimo summit ONU sui Cambiamenti Climatici (COP24) è la più importante riunione sul tema dei mutamenti climatici dopo l’accordo di Parigi e avviene nel contesto in cui i rapporti scientifici indicano che l’umanità ha ancora a disposizione solo 12 anni per ridurre a metà le emissioni di gas ad effetto serra al fine di evitare una futura catastrofe climatica.
Di recente, la Commissione Europea ha presentato una strategia tramite cui l’Europa diventi neutrale dal punto di vista dell’impatto sul clima entro il 2050. Come? Tramite investimenti in soluzioni tecnologiche realistiche, tramite la responsabilizzazione dei cittadini e l’armonizzazione delle azioni in settori-chiave, come la politica industriale, le finanze o la ricerca. L’obiettivo ambizioso di questa neutralità climatica, tradotta in emissioni zero di CO2 entro il 2050, necessiterebbe un’azione comune in settori strategici. Il commissario UE per le politiche climatiche e l’energia, Miguel Arias Cañete spiega: Ci sono sette elementi comuni in tutti gli scenari. Innanzittutto, il sistema energetico europeo dovrà essere decarbonizzato. Entro il 2050, l’80% dell’elettricità provverrà da fonti rinnovabili. Assieme all’energia nucleare, sarà la spina dorsale di un sistema energetico senza CO2 in Europa. Anche l’Ue si elettrificherà notevolmente, almeno raddoppierà la quota di energia elettrica nella domanda di energia entro il 2050. L’energia elettrica verrà adoperata anche per il riscaldamento, e molto di più per il trasporto. Il secondo elemento – l’efficienza energetica svolgerà un ruolo-chiave, per l’industria, ma anche per le abitazioni o i servizi. In terzo luogo, i trasporti devono contribuire di più. Attualmente rappresentano un quarto delle emissioni di gas ad effetto serra e qui parliamo dell’elettrificazione dei trasporti, del passaggio ai combustibili alternativi, sintetici, e di una gestione migliore, più efficiente dei trasporti.
Il quarto elemento – l’industria. Le emissioni si sono già ridotte nell’industria, ma non in certi settori. Le emissioni legate ai processi industriali sono un problema difficile e occorrono combustibili diversi. Il commissario Cañete continua la rassegna. In quinto luogo – l’utilizzo sostenibile del terreno. È molto importante, dobbiamo adoperare di più la biomassa, ma anche assicurarci che la capacità di assorbimento della CO2 dalle foreste e dalla terra sia mantenuta e persino aumentata. In sesto luogo, l’infrastruttura sarà essenziale per facilitare l’integrazione dei sistemi energetici europei, la digitalizzazione e l’uso di combustibili con emissioni ridotte di CO2. In settimo luogo, la captazione della CO2 e il suo stocaggio. Nonostante l’attuale problema, sarà necessaria per decarbonizzare l’industria.
Abbiamo un mandato forte da parte dei cittadini, ricorda Bruxelles. Stando al più recente Eurobarometro speciale, del novembre 2018, il 93% dei cittadini europei ritengono che i cambiamenti climatici siano provocati dall’attività umana, mentre l’85% è d’accordo che la lotta ai cambiamenti climatici e l’utilizzo più efficiente dell’energia possono generare crescita economica e posti di lavoro in Europa. La Romania assumerà il prossimo 1 gennaio la Presidenza di turno dell’Ue, e il suo mandato sarà segnato da dibattiti su strategie che definiranno lo spazio comunitario nei prossimi decenni. Da questa posizione, la Romania può potenziare il ruolo dell’Europa Orientale, inclusivamente in campo energetico, ritiene il presidente dell’Istituto Europeo per la Performance Energetica degli Edifici e membro della Fondazione Europea per il Clima, Julian Popov.
Al di là della storia della Brexit, che, sebbene una triste, è una storia di impatto, la Romania presiederà l’inizio dei negoziati per la strategia 2050. È un documento importante perchè l’Ue passa finalmente all’economia verde. Poi ci saranno discussioni sul budget UE, quello che dovrebbe prevedere aumenti del 25% per il contrasto dei cambiamenti climatici e del 60% per la ricerca. È un paradigma nuovo, perchè l’Europa si è resa conto che resta indietro con la ricerca. È un momento in cui l’Europa si sta risvegliando, ha precisato Julian Popov.
E la Romania può lasciare la sua impronta sulle future strategie comunitarie, ha concluso Julian Popov.