La migrazione dei romeni verso l’Occidente
Stando alle statistiche, uno su cinque romeni idonei al lavoro viveva, l'anno scorso, in uno stato Ue, diverso dalla Romania. Si tratta di circa 4-5 milioni di persone, i principali Paesi in cui vivono attualmente essendo l'Italia e la Spagna.
Corina Cristea, 15.11.2018, 17:48
Stando alle statistiche, uno su cinque romeni idonei al lavoro viveva, l’anno scorso, in uno stato Ue, diverso dalla Romania. Si tratta di circa 4-5 milioni di persone, i principali Paesi in cui vivono attualmente essendo l’Italia e la Spagna, dove ci sono oltre 2 milioni di romeni. Seguono la Germania, con circa 600 mila romeni, la Gran Bretagna, con metà milione di romeni, e gli Usa, sempre con metà milione. Ciò nel contesto in cui nel 2007, quando la Romania ha aderito all’Ue, la percentuale della popolazione attiva emigrata verso un’altra parte dell’Unione era pari a solo il 7,4%. Quali le cause che hanno portato a questa situazione?
Innanzittutto si tratta della motivazione finanziaria, ma, spiega Corina Neagu, consulente per le risorse umane: Non se ne vanno solo per motivi finanziari. Le motivazioni sono iniziate a cambiare del tutto – se prima si partiva massicciamente solo per i soldi, adesso si parte a causa dell’instabilità economica, politica, socio-culturale, dei sistemi difettosi in Romania. Credo che non approfondiamo, no lavoriamo sulla base – perchè si parte? E cosa possiamo fare per iniziare a costruire e cambiare questa situazione di fondo, alla fin fine. Non è solo una questione di superficie, la gente se ne va, in un numero sempre maggiore e si tratta di un numero crescente di giovani, perchè non hanno opportunità per il futuro in Romania. E non perchè non hanno posti di lavoro, bensi’ perchè non vi hanno accesso. Il mercato del lavoro romeno non è preparato per ciò che verrà.
Cioè, ha spiegato Corina Neagu, ci sono giovani che si sono preparati in anticipo, si sono resi conto del contesto internazionale, di ciò che servirà e adesso non trovano da nessuna parte nel Paese la soddisfazione professionale. Ciò si può constatare alle borse del lavoro dove vengono specialisti che non sono, però, poi, chiamati a colloqui di lavoro perchè c’è questo pregiudizio – che sono sovraqualificati e chiedono un sacco di soldi, che i datori non possono offrire. Le stime rilevano che sul mercato del lavoro romeno c’è un deficit di circa 1 milione di persone. E non ci sono molte speranze che la situazione cambi in meglio nel prossimo futuro. Sebbene l’economia e i salari crescano in Romania, e l’offerta di posti di lavoro sia maggiore della domanda, metà dei giovani hanno piani concreti per lasciare il Paese nei prossimi anni, come rileva un sondaggio demoscopico. Più esattamente, il 47% dei giovani romeni, spiega il docente di sociologia Dumitru Sandu, ospite a Radio Romania.
La migrazione in sè non è un problema. La gestione della migrazione può generare problemi e se le cose non si muovono come dovrebbero a livello nazionale il problema si aggraverà. Cosa c’è da fare? Innanzittuto occorre un’informazione pulita e aggiornata su questo tema, ad esempio tramite sondaggi realizzati all’estero – gli ultimi simili sondaggi sono stati realizzati dal Governo romeno in Italia e Spagna, nel 2007 – 2008. Una caratteristica di base della migrazione è che cambia rapidamente non solo in intensità, come area geografica di distribuzione, come fascia d’età, ma cambia pure sostanzialmente come motivazione, racconta Dumitru Sandu.
La partenza dei giovani per l’estero porta ad uno sviluppo inconsistente, spiega ancora il sociologo Dumitru Sandu. L’aspetto positivo sarebbe che le rimesse dei romeni all’estero hanno portato sviluppo alla Romania – si tratta di rimesse di oltre 55 miliardi di euro dall’adesione all’Unione Europea. Allo stesso tempo, gli aspetti negativi sono tanti, spaziando dagli effetti sul mercato del lavoro fino ai drammi dei bambini allevati dai parenti nelle zone rurali, lontano dai genitori. Uno degli ostacoli alla soluzione dei problemi attinenti alla migrazione è un mito, ritiene il sociologo Dumitru Sandu.
Un mito costruito non si sa come, il quale recita: la gente se ne va e che ce ne importa? Porteremo lavoratori dall’estero. Vi porteremo medici, costruttori. Anche altri Paesi si sono confrontati con il problema della mancanza della manodopera, l’immigrazione risolve l’emigrazione, gli arrivi principalmente dai Paesi extracomunitari, risolve le partenze dei romeni verso altri Paesi Ue. È un mito dannoso. La Romania è in crisi. La crisi si accentuerà. Le soluzioni non si possono inventare da un giorno all’altro. È chiaro che la Romania dovrà importare forza lavoro dall’estero. E capirà rapidamente che in certi settori, non in generale, l’import di forza lavoro dall’estero è più caro dello sforzo che si farebbe per fermare nel Paese i lavoratori, eventualmente per portare indietro coloro che se ne sono andati, spiega Dumitru Sandu.
Occorre ottimizzare il processo di migrazione all’estero, afferma ancora il sociologo Dumitru Sandu, vale a dire organizzare in tal modo la circolazione migratoria come società che ci siano vantaggi per il Paese di origine, il Paese di destinazione, la famiglia di origine, le imprese coinvolte in questo processo. Soluzioni miracolose non ci sono, semplicemente vanno attivati tutti i canali possibili di soluzione.