Meccanismi dell’economia romena
Nel 2017, l'economia romena ha registrato una crescita del 7% rispetto al 2016, la maggiore degli ultimi nove anni, come riferisce l'Istituto Nazionale di Statistica.
Corina Cristea, 16.02.2018, 13:20
Nel 2017, l’economia romena ha registrato una crescita del 7% rispetto al 2016, la maggiore degli ultimi nove anni, come riferisce l’Istituto Nazionale di Statistica. Sotto questo profilo, la cifra colloca la Romania in testa alla graduatoria europea. Però alcuni analisti sono scettici e ricordano che, da una parte, questo ritmo di crescita si basa su un consumo alto, e dall’altra, che la crescita economica non equivale sempre allo sviluppo. Il principale motore della crescita si è basato sul consumo della popolazione, stimolato dagli sgravi fiscali e dagli incrementi salariali. Gli investimenti pubblici sono in calo per il secondo anno consecutivo, ha ammonito di recente anche la Commissione Europea, anticipando un rallentamento al 4,5% quest’anno e al 4% nel 2019. Le cifre sono incluse nelle Previsioni economiche intermedie d’inverno pubblicate dalla CE e sono simili a quelle della più recente analisi condotta dalla Banca Mondiale.
Ospite di un programma a Radio Romania, il portavoce della Banca Centrale romena, Dan Suciu, ha spiegato che, infatti, se guardiamo attentamente, ci accorgiamo che la crescita deriva fondamentalmente dal consumo. E’ vero che c’è stato un anno record di produzione industriale, il che rappresenta l’aspetto positivo. Però, in realtà, il consumo ha avuto la prevalenza e ha portato a questa evoluzione dei prezzi, ad esempio, poichè la domanda alta spinge anche i prezzi verso l’alto, è una legge dell’economia che non possiamo mai contrastare. Però, le mie affermazioni non sono una critica agli incrementi salariali, non si tratta di questo aspetto, ma di una constatazione e un’esortazione a reagire. Va bene che abbiamo aumentato gli stipendi, però bisogna vedere anche cosa c’è da fare per incentivare anche la produttività, per prevenire queste crescite artificiali. Dobbiamo vedere cosa c’è da fare affinchè l’economia romena abbia più motori di crescita, poichè il potenziale di crescita esiste, non solo dal consumo e dalla produzione industriale. Deve crescere anche grazie agli investimenti pubblici e a tanti altri elementi disponibili per questa economia, non valorizzati, però, sufficientemente. Abbiamo contato su un unico motore o su un motore e mezzo. Orbene, ciò non basta, ha detto Dan Suciu.
Il fatto che il principale motore di crescita è stato spinto dal consumo si è riflettuto negativamente sul deficit commerciale, salito del 30% nel 2017, ha sottolineato anche il governatore della Banca Centrale, Mugur Isarescu, intervenendo alla presentazione del più recente rapporto sull’inflazione. Tra i problemi strutturali affrontati dall’economia, oltre all’aumento del deficit commerciale, Mugur Isarescu ha spiegato che la riconquista del mercato interno sarebbe più importante della crescita delle esportazioni, portando come esempio l’industria agroalimentare. L’analista finanziario Aurelian Dochia spiega: E’ chiaro che, per quanto riguarda il fabbisogno di consumo dei romeni, certi settori economici non corrispondono e non rispondono in maniera soddisfacente alla domanda. Ovviamente, il miglior esempio è quello dell’industria agroalimentare, che ha potenziale produttivo. Un esempio fatto dal governatore stesso è quello della produzione di frutta, principalmente di mele. Purtroppo, nonostante le grandi superfici coperte dai frutteti nel Paese e la capacità di produzione, questa frutta non arriva mai nei supermercati, in buona parte a causa di una scarsa organizzazione dei produttori, ha spiegato l’analista finanziario.
Un altro problema strutturale sottolineato da Mugur Isarescu riguarda le tensioni che si stanno accumulando e le carenze sul mercato occupazionale. Quali sono le conseguenze di questa situazione? Risponde sempre l’analista Aurelian Dochia. Ultimamente, abbiamo assistito a tensioni crescenti sul mercato occupazionale, a causa del fatto che la domanda delle imprese non è più in grado di essere soddisfatta, come numeri, ma soprattutto come struttura, il che, evidentemente, ha effetti negativi sia sui costi della manodopera che sulla struttura produttiva. Non possiamo pretendere di sviluppare l’economia nei settori ad alto valore aggiunto, come quelli della produzione industriale o il terziario, in mancanza di una manodopera adeguata. Se non risolviamo questo problema, rischiamo di essere condannati nel rimanere in una zona della produzione economica a valore aggiunto basso, il che significa per tutti noi un livello di sviluppo e un reddito pro capite insufficienti per raggiungere almeno la media dell’UE, ha concluso Aurelian Dochia.
Nel secondo semestre dello scorso anno, la Romania ha registrato uno dei più veloci tassi di crescita inflazionistica in Europa. In soli sei mesi, è salita dallo 0,9 al 3,3%, ha ricordato, d’altra parte, il governatore della Banca Centrale, Mugur Isarescu.