Come parlare della guerra ai bambini
La guerra non la capiscono bene nemmeno gli adulti, tanto meno i bambini.
Christine Leșcu, 10.06.2022, 19:24
La guerra non la capiscono bene nemmeno gli adulti, tanto meno i bambini. La guerra in Ucraina ha fatto emergere una problematica molto delicata – forse possiamo tenere lontani i bambini da una situazione drammatica in famiglia, ma sicuramente non possiamo tenerli lontani dalle immagini orrende della guerra. Come possiamo spiegare ai bambini il dramma della guerra? Come li aiutiamo a far fronte a situazioni complicate che possono verificarsi più tardi nella loro vita? Mettiamo un filtro alla realtà o no? Ecco il parere della psicologa Cristina Năstase. “In una situazione di crisi, un bambino ha bisogno innanzittutto di sicurezza. Le bugie, lommissione di informazioni e le false rassicurazioni non possono offrire questa sicurezza. Al contrario, rendono ancora più forte linsicurezza, gettando il bambino in una totale confusione, dato che non può più fidarsi delle parole del genitore. Se i genitori non parlano con i bambini, questi possono somatizzare, possono rifiutare di uscire di casa, possono diventare apatici o rabbiosi. Offrite loro informazioni, ma non eccessivamente. Solo quelle di base e gradualmente. I bambini hanno bisogno di tempo per processare le informazioni. Se fanno domande su un particolare evento, è importante rispondere solo a quelle ed evitare di fornire troppe informazioni. Mostrate, però, disponibilità, unapertura sincera, cosicchè, ogni volta che il bambino ha una domanda, sappia che il genitore gli risponderà. Se i bambini fanno domande e i genitori negano, i bambini saranno confusi, crederanno che i genitori mentono, e questi ultimi si lasceranno sfuggire loccasione di rassicurare i bambini. E i genitori sono lo spazio di sicurezza dei bambini. I genitori, soprattutto dei bambini fino a 11-12 ani, possono filtrare e tradurre le informazioni per renderle accessibili ai figli. Li possono tranquillizare, incoraggiare a scaricarsi emotivamente e possono essere accanto a loro. Non parlare loro di ciò che succede vuol dire lasciarli riempire loro stessi il vuoto narrativo, e il bambino pensera cosi: se non mi dicono niente, devessere qualcosa di serio – il che aumenterà lansia. Se non me lo dicono, vuol dire che non hanno fiducia in me – il che porta a un calo dellautostima. Siate, quindi, sinceri e diretti, ma senza dettagli estremi.”
Come dobbiamo parlare della morte con i bambini di varie età e qual è il ruolo del genitore in questa equazione ci spiega sempre Cristina Năstase. “È raccomandabile partire da ciò che i bambini già sanno, poi incoraggiarli a fare domande. Vanno, inoltre aiutati a dire cosa provano – preoccupazione, paura, rabbia, tristezza, compassione. Quale il ruolo dei genitori? Spiegare, a seconda delletà, cosè la guerra? Ci sono libri di storia per i piccoli e i genitori si possono ispirare per spiegare loro le cose. Possono leggere storie su battaglie in cui il bene vince. Possono guardare insieme film di animazione o tratti da vicende storiche. Unaltra idea sarebbe giocare alla guerra insieme ai bambini se loro iniziano un simile gioco. Ha il ruolo di cacciare via la paura e poriettare nel gioco i fantasmi legati alla guerra e in cui i bambini vanno lasciati dirigere. Il più probabilmente, questo gioco sarà richiesto dai bambini più piccoli fino ai bambini di 9-10 anni. Con questi ultimi potete usare giochi di strategia o videogiochi. Anche lumorismo è una risorsa importante, perchè distende la situazione, relativizza e produce gioia, e le risate possono diminuire la paura e la rabbia. Ad alcuni bambini può bastare. Altri chiederebbero se gli uomini che fanno la guerra muoiono. E dovrete dire loro la verità e rispondere ad altre domande sulla morte, perchè la paura della guerra è infatti la paura della morte. Li potete rassicurare che loro non moriranno e che nè voi, i genitori, siete in pericolo di morire, che gli adulti di tutti i Paesi si adoperano a risolvere la situazione, li potete assicurare che non è la loro responsabilità, che non devono sentirsi colpevoli, che possono giocare con gli amici, possono continuare a fare tutto ciò che porta loro gioia. Potete condividere con loro che anche voi, come adulti, provate le stesse emozioni, preoccupazioni, la stessa tristezza e rabbia, ma che sapete che la guerra non dilagherà, che nel vostro Paese non ci sarà la guerra. Che è importante concentrarsi su ciò che abbiamo da fare ogni giorno, che possiamo aiutare quelli in Ucraina, che possono anche loro aiutare se vogliono, che è importante essere solidali, che insieme possiamo resistere meglio. Il bambino sentirà sicurezza nel fatto che i grandi gli spiegano cosa sta succedendo. Non si lascerà sopraffare, non piangerà, non si sentirà spaventato.”
La psicologa Cristina Năstase ci insegna anche come parlare con gli adolescenti della guerra. “Gli adolescenti hanno in mente una rappresentazione di ciò che presuppone la guerra. Quali conseguenze ne derivano? Loro lo sanno dai libri, dai film, dagli amici, dalle lezioni di storia, dalla tv. La guerra non è mai stata cosi vicina. Nel loro caso dovete verificare le fonti di informazioni, portare argomenti chiari, logici, che li aiutino a tranquilizzarsi. Dovete validare le loro emozioni, accettare quando vi dicono che non hanno paura, anche se il loro comportamento dice unaltra cosa, aiutateli a diventare consapevoli delle relazioni tra i loro pensieri e le loro emozioni, lavorate con i pensieri, per trovare alcuni più ragionevoli. Potete condividere con loro le proprie emozioni, come genitori, sulla guerra, potete incoraggiarli a parlare dei loro pensieri. Potete parlare con loro di come possiamo aiutare i rifugiati. Scegliete un momento del giorno in cui parlare dei cambiamenti apparsi durante gli avvenimenti, se sono più ansiosi che nel giorno precedente. Siate aperti alla discussioni, ma non prolungatele eccessivamente.”
Non cercate di annullare le emozioni dei bambini, parlatene con loro.