Dimissioni e riassestamenti del mercato del lavoro in Romania
Nel 2021, il secondo anno pandemico ha portato anche un fenomeno particolare o almeno inatteso sul mercato del lavoro: un'ondata significativa di dimissioni: The Great Resignation - la Grande Ondata di Dimisisoni.
Christine Leșcu, 06.05.2022, 18:15
Nel 2021, il secondo anno pandemico ha portato anche un fenomeno particolare o almeno inatteso sul mercato del lavoro: unondata significativa di dimissioni. Definito “The Great Resignation” – la Grande Ondata di Dimisisoni – negli USA, il fenomeno è dventato globale, e ha raggiunto anche la Romania, secondo un recente sondaggio demoscopico, come abbiamo appreso da Raluca Dumitra, manager di comunicazione di un sito di annunci di lavoro.
“I candidati cominciano ad essere sempre meno disposti a fare compromessi. Allinizio dellanno abbiamo realizzato un sondaggio dal quale risulta che il 21% dei dipendenti si dimetterebbero dallattuale posto di lavoro, anche senza un piano di riserva. È una percentuale abbastanza alta che credo debba far pensare i datori di lavoro, soprattutto in correlazione con il fatto che dallo scorso 9 marzo si è rinunciato alle restrizioni anti-Covid. Ciò significa che i datori vorranno far tornare un numero sempre maggiore di persone in ufficio, nel contesto in cui i candidati vogliono continuare ad avere un orario flessibile. Dovremmo prendere in calcolo il desiderio di flessibilità dei dipendenti che resta costante e tener conto che, inclusivamente un brusco ritorno in ufficio potrebbe portare i dipendenti a rassegnare le dimissioni. E unaltra cosa interessante è che in questo momento i candidati sono estremamente ottimisti. Intorno al 75% dei romeni pensano che troverebbero un nuovo lavoro in meno di tre mesi. È unalta percentuale di ottimismo, correlata con ciò che succede sul mercato del lavoro: nella maggioranza delle industrie e dei settori cè un grande deficit di candidati. Il che vuol dire che gli ottimi specialisti potrebbero veramente trovare un posto di lavoro anche in meno di tre mesi.”
Petru Păcuraru, direttore di unagenzia di formazione di risorse umane, conferma il fenomeno, individuando anche le cause. “Un motivo sarebbe che il 2020 è stato un anno segnato da molte incertezze. Non ci sono più stati dipendenti che rassegnassero le dimissioni e andassero a lavorare altrove e allora hanno compensato nel 2021. Si constaterà che il 2020 è stato lanno con la maggiore stagnazione nella storia dellumanità. Un altro motivo è che man mano le compagnie hanno cominciato a tornare al lavoro offline. E allora per una parte dei dipendenti che si sono abituati a fare le cose online, il ritorno in ufficio è impossibile ed è diventato un criterio di ricerca di un posto di lavoro. E aggiungerei anche un terzo motivo. Nonostante i problemi economici, la gente continua a investire in cose care. E uno dei motivi è che in una situazione di crisi, le persone hanno pensato a ciò che conta per loro. E chi faceva compromessi sul lavoro credendo di non trovare qualcosa di migliore, in seguito a una situazione difficile, si è reso conto che forse quel compromesso non valeva la pena e si è fatto coraggio per andare verso qualcosa di più importante.”
Allo stesso tempo, però, chi si dimette senza un piano di riserva ha uno status finanziario e professionale oltre la media, ammette Petru Păcuraru. “Credo che se guardiamo le categorie demografiche o di reddito, vedremo sicuramente coloro che hanno, forse, più di 30 o 35 anni fare questa mossa e, allo stesso stempo, coloro che hanno un tenore di vita e un livello di istruzione oltre la media. Ciononostante, il gesto di dimettersi non è sempre seguito subito dallinizio di un nuovo lavoro. Vi faccio lesempio di quelli che lavorano in settori molto dinamici e che si confrontano con un forte stress che può portare al burnout. La decisione di dimettersi non è determinata dallaver trovato un nuovo lavoro, è semplicemente dovuta al desiderio di restare in vita.”
Anche se le dimissioni senza un piano di riserva possono sembrare, a prima vista, un ottimismo esagerato, le recenti evoluzioni sul mercato del lavoro danno ragione a coloro che ritengono che un nuovo lavoro, migliore e più adatto, non tarderà ad apparire. “Se guardiamo il mese di marzo, ossia il periodo subito dopo linizio della guerra in Ucraina, abbiamo oltre 38 mila posti di lavoro nuovi sul sito. Se esaminiamo, invece, il mese precedente, notiamo una crescita del 13% nella situazione in cui parliamo di un contesto difficile, il che significa che la gente continua a cambiare lavoro. Continuano ad arrivare domande di lavoro e abbiamo intorno a 900 mila domande mensili. Quindi, continuano le dimissioni e sono determinate dal desiderio dei candidati di trovare un lavoro migliore. Se guardiamo il numero di domande di lavoro, è vero che sono in calo rispetto allo stesso periodo dellanno scorso, ma è normale perchè lanno scorso ha portato un record delle domande. E nei primi mesi dellanno scorso il mercato non era a favore dei candidati, i datori erano in una posizione di forza. Unaltra cosa importante da aggiungere è che 8 su 10 romeni che affermavano di avere come priorità cambiare lavoro nel 2022 hanno già cominciato le ricerche. E ciò si riflette anche nellalto numero di domande di lavoro che continuano ad arrivarci”, ci ha detto Raluca Dumitra.