Esaurimento fisico e mentale durante la pandemia
Se un anno fa, all'inizio della pandemia, il lavoro da remoto sembrava la soluzione ideale per proteggerci dal contagio continuando a lavorare da casa, nel frattempo la percezione è cambiata.
Christine Leșcu, 28.04.2021, 08:32
Se un anno fa, allinizio della pandemia, il lavoro da remoto sembrava la soluzione ideale per proteggerci dal contagio continuando a lavorare da casa, nel frattempo la percezione è cambiata. Lesaurimento mentale o la cosiddetta sindrome da burn-out ha cominciato a colpire un numero sempre maggiore di dipendenti e, in poco tempo, sono già state notate correlazioni tra questo fenomeno e il lavoro da remoto. A livello internazionale sono già stati realizzati studi in questo senso, mentre a livello nazionale sono in corso ricerche sul fenomeno, come spiega lo psicopedagogo romeno Dragoș Iliescu. “Abbiamo dati statistici provenienti principalmente dai gruppi di lavoro costituiti presso lUniversità di Bucarest e lUniversità Ovest di Timișoara nel settore della salute occupazionale, che si concentrano, soprattutto, su questo problema dello srtess sul lavoro. Si tratta di una crescita esplosiva comè è anche stato, del resto, anticipato. E il burn-out non si deve al troppo lavoro come si pensava finora. Durante la pandemia non sembra che lavoriamo troppo, perchè passiamo più tempo a casa, soprattutto come allievi. Si sa che tuttavia questo esaurimento non è dovuto solo al lavoro, bensì anche ad altre questioni legate al contesto in cui ci si trova. E ciò che provoca il burn-out non è tanto lo stress, quanto lo stress prolungato oppure cronicizzato. Purtroppo, lo stress cronico cambia le persone e attualmente si parla di stress cronico, ossia di quelle cose che facciamo costantemente e a volte comportano un lavoro eccessivo e un consumo emotivo, relazionale oppure cognitivo e via dicendo. Queste cose cambiano le persone se diventano croniche”.
Gli studi di specialità sullo stress occupazionale rilevano che la percezione delle persone è di lavorare di più durante la pandemia, anche da casa. Il volume di lavoro sarebbe cresciuto persino di circa il 40%. Non si sa se oggettivamente questa sia proprio la realtà oppure si tratti di una percezione soggettiva. Ma, in definitiva, sono le percezioni che contano in questo caso, perchè la gente reagisce a seconda delle percezioni, spiega Dragoș Iliescu.”La verità è che le barriere tra la vita privata e la vita lavorativa sono state quasi completamente cancellate. Si ha il sentimento di lavorare dalla mattina alla sera senza limiti. Ci si ferma per mangiare o cucinare per i figli, poi si torna al lavoro. Ci sono molte persone in questa situazione, che sentono di lavorare di più e che non cè più lequilibrio tra la vita di famiglia e quella professionale. Ciò è accompagnato dallinsicurezza creata dalla pandemia, perchè non si sa cosa succederà. Tutti questi elementi diventano fattori di stress e, nel contesto in cui non scompaiono per permetterti di recuperare, essi diventano molto dannosi.”
La cancellazione dei limiti tra la vita privata e quella professionale è stata notata anche da Petru Păcuraru ai corsi organizzati come esperto di risorse umane. Direttore dellagenzia di formazione professionale HPDI, Petru Păcuraru ci racconta come descrivono i propri stati danimo i suoi clienti, dipendenti che lavorano da remoto.”Una descrizione molto semplice sarebbe: “Neanche mi rendo conto che sia passato il giorno.” “Effettivamente ho visto lalba e poi il calar della sera”. “Non mi sono alzato dalla sedia da 4 ore, non ho avuto la pausa pranzo”. “Sento una pressione costante di cui non riesco a sbarazzarmi neanche nel finsettimana. Ho mal di testa e sono ingrassato.” Il burn-out è accompagnato da unintera gamma di cose spiacevoli e, allo stesso tempo, significa meno tempo passato con i cari e meno comunicazione di qualità. Credo sia sorprendente e controintuitivo. Uno avrebbe immaginato che il lavoro da remoto avesse dovuto aiutare, ma, in realtà, esso significa molte privazioni, se uno non è attento a separare la sfera professionale da quella privata.”
Anche i bambini si confrontano con lesaurimento a causa della didattica a distanza e dellesposizione prolungata agli schermi digitali. Essi esibiscono i sintomi abituali del burn-out, i motivi che portano allesaurimento essendo gli stessi come nel caso dei genitori. Tuttavia, se cè una particolarità di questa sindrome nei bambini, essa è dovuta al fatto che i fattori di stress sono la scuola e lassenza della socializzazione con gli amici. Caso in cui i genitori dovrebbero cercare aiuto specializzato, ma anche essere vicini ai figli attraverso la comunicazione e la comprensione. Del resto, i meccanismi di gestione del burn-out vanno sviluppati sia per i giovani, che per gli adulti, perchè il fenomeno non scomparirà molto presto così come non scomparirà neanche il lavoro da remoto con la fine della pandemia. Petru Păcuraru ci spiega perchè. “Se discutiamo in generale, potremmo dire che intorno al 20% dei dipendenti in Romania lavorano attualmente da remoto. Ma se nelle grandi città, a causa del fatto che non esiste molta industria e molti dipendenti lavorano piuttosto in ufficio, il lavoro da remoto sfiora il 50%. Ad esempio, noi lavoriamo con quelli nel settore bancario, dove la percentuale di coloro che lavorano da remoto può sfiorare l80%. NellIT, questa percentuale sfiora il 90%. Credo che nelle industrie che non necessitano della presenza tradizionale delluomo al lavoro, come le zone di produzione, il lavoro da remoto superi il 50%. È chiaro che nei prossimi 3-5 anni, ci sarà un ibrido tra il lavoro da remoto e quello in ufficio. Quindi anticipo che nei prossimi anni riusciremo a gestire anche questo burn-out dovuto al lavoro da remoto.”