Violenza di genere ai tempi del Covid-19
Sin dall'inizio della pandemia e dall'introduzione delle prime misure di contrasto, come il lockdown, nella scorsa primavera, è scattato l'allarme sull'impennamento dei casi di violenza domestica dapperttutto nel mondo.
Christine Leșcu, 19.01.2021, 16:51
Sin dallinizio della pandemia e dallintroduzione delle prime misure di contrasto, come il lockdown, nella scorsa primavera, è scattato lallarme sullimpennamento dei casi di violenza domestica dapperttutto nel mondo. Gli stati Ue, compresa la Romania, non vi hanno fatto eccezione, e le donne hanno dovuto affrontare, in certe situazioni, difficoltà maggiori del solito, come ci ha raccontato Andreea Rusu, direttrice esecutiva del Centro FILIA, impegnato nella tutela dei diritti delle donne. “In Romania, nei primi 9 mesi del 2020, si sono registrati oltre 20.000 casi di violenza fisica o altri tipi di violenza in famiglia. Il numero di chiamate al numero unico di emergenza 112 è stato maggiore del 18% rispetto allo stesso periodo del 2019. Allo stesso tempo, le chiamate al numero verde messo a disposizione dallAgenzia Nazionale per le Pari Opportunità tra Donne e Uomini, dove le donne possono ottenere informazioni sui servizi cui si possono rivolgere se subiscono violenze, sono raddoppiate in questo periodo. E le donne si sono imbattute anche in altri ostacoli. Ad esempio, per inoltrare da casa la richiesta di ordine di protezione contro gli abusi familiari, le donne avevano bisogno di accesso a internet e di un computer. Ma si sa benissimo che la Romania sta malissimo al capitolo accesso a internet soprattutto nelle zone rurali o in quelle a disagio. Molte donne non avevano semplicemente in casa i mezzi tecnologici necessari per inoltrare la richiesta”, ha precisato Andreea Rusu.
Durante lo stato demergenza del periodo marzo-maggio, quando la libertà di spostamento è stata drasticamente limitata, molte donne sono state praticamente bloccate in casa con i propri aggressori, senza la possibilità di andare via o di rivolgersi ad altre persone per essere aiutate. Inoltre, oltre al fatto che la richiesta di ordine di protezione doveva essere inoltrata online, alcuni tribunali sono stati chiusi oppure hanno funzionato con un orario ridotto. Nella maggioranza dei casi, le donne aggredite sono rimaste con limpressione che, in quel momento, la priorità fosse la salute pubblica e che la sicurezza e integrità delle donne-vittime di abusi familiari fosse diventata irrilevante per le autorità. Questa, comunque, la conclusione, cui sono giunte le ong. “Molte delle beneficiarie dei programmi offerti dalle ong sono tornate a casa dai loro aggressori oppure sono rimaste bloccate nella stessa abitazione sia perchè temevano di uscire di casa a causa del nuovo coronavirus, sia perchè, semplicemente, a causa dellaggressore non potevano più parlare con nessuno. In altri Paesi, sono state trovate modalità con cui le vittime della violenza domestica potevano allertare la polizia o le direzioni di assistenza sociale, tra cui quella di chiamare appositi numeri su Whatsapp o andare in farmacia e usare una parola in codice per denunciare i maltrattamenti. Nel momento in cui si convive con un aggressore è molto difficile contattare unong o le direzioni di assistenza sociale per segnalare le violenze domestiche. Una vittima non può sempre chiamare il 112 e non sempre la chiamata era considerata unemergenza”, ha detto Andreea Rusu.
In questo contesto, le vittime hanno ricevuto, tuttavia, aiuto nella misura del possibile sempre attraverso la tecnologia digitale. Come hanno potuto intervenire le associazioni civiche o non-governative che, normalmente, aiutavano queste donne? “Le discussioni si sono spostate nella maggior parte dei casi online con le vittime che se lo sono permesso e hanno avuto accesso a internet. Per questa ragione sono aumentate anche le visite sui siti speciali delle altre associazioni. Sono state, inoltre, lanciate, campagne online che hanno aiutato le vittime durante lemergenza sanitaria. Ma, purtroppo, le donne che vivono in ambienti vulnerabili e non conoscono nessuna ong sono rimaste sole e le loro opzioni sono state poche, se non addirittura inesistenti”, ha spiegato Andreea Rusu.
Anche se lintera Ue si è confrontata con un numero crescente di denunce di violenza domestica, gli stati membri hanno reagito diversamente allorquando sono intervenuti contro gli abusi. LIstituto Europeo per la Parità di Genere – agenzia Ue con sede a Vilnius – ha realizzato uno studio sullimpatto della Covid-19 sulle vittime della violenza domestica. Quali sono le principali informazioni registrate a breve tempo dopo listituzione dellisolamento domiciliare in vari Paesi Ue, ci racconta Veronica Collins, rappresentante dellIstituto. “In Francia, solo nella prima settimana, si è registrata una crescita del 32% delle denunce di violenza domestica. In Lituania, il loro numero è cresciuto del 20% in tre settimane consecutive rispetto allo stesso periodo del 2019. Questi i primi due dati che abbiamo ricevuto. Nel caso della Lituania, i dati provengono dalla polizia, mentre nel caso della Francia, questi dati sono apparsi sulla stampa. Non abbiamo ancora pieno accesso a informazioni solide dalle autorità degli stati membri, e il nostro studio punta soprattutto sulle iniziative governative di proteggere le donne contro le violenze e garantire laccesso a servizi di sostegno come i centri antiviolenza e i numeri di telefono dedicati. Inizialmente, in certi stati, si è registrato persino un calo delle denunce delle violenze domestiche, probabilmente a causa del fatto che le vittime erano in isolamento domiciliare insieme agli aggressori e non potevano uscire o telefonare per chiede aiuto”, ha precisato Veronica Collins.
Dallo stesso studio emergono i motivi per cui in situazioni di crisi, come lattuale pandemia, aumentano i casi di violenza domestica. “Le cause dellimpennamento dei casi di violenza domestica sono tante. Una è lincertezza finanziaria che aumenta le tensioni in famiglia. Se la vittima non è indipendente dal punto di vista finanziario, fa ancora più fatica a uscire da una relazione abusiva nel contesto dellinsicurezza finanziaria generale. Inoltre, lo stress e lansia generalizzati possono portare a un maggiore consumo di alcol, unaltra causa dellimpennamento dei casi di violenza. Sempre in tempi di crisi e restrizioni, la vittima non ha accesso a una rete di sostegno formata di amici o conoscenti”, ha spiegato Veronica Collins.
Anche se alcuni stati Ue hanno preso misure per proteggete le vittime della violenza domestica durante lemergenza sanitaria, lo studio dellIstituto Europeo per la Parità di Genere rileva che gli interventi cirostanziali sono insufficienti e che occorre una strategia integrata da applicare in qualsiasi tipo di crisi.