Pandemia e spese delle famiglie
Oltre un terzo delle famiglie in Romania riescono a coprire con difficoltà le spese correnti della vita. Questa la conclusione dell'indagine Le condizioni di vita della popolazione in Romania, realizzata dall'Istituto Nazionale di Statistica.
Christine Leșcu, 05.10.2020, 21:42
“Oltre un terzo delle famiglie in Romania riescono a coprire con difficoltà le spese correnti della vita”. Questa la conclusione dellindagine “Le condizioni di vita della popolazione in Romania”, realizzata dallIstituto Nazionale di Statistica per il 2019. Lanno scorso, il 34% delle famiglie romene si confrontavano con difficoltà nel coprire le spese quotidiane, e se venivano prese in considerazione anche quelle che dichiaravano una certa difficoltà nel coprire simili spese si giungeva al 77,2% del totale delle famiglie. Nel 2020, la situazione è diventata, ovviamente, ancora più grave, soprattutto nel mondo rurale, colpito dallo stato demergenza e dalle restrizioni alla mobilità imposte dalla pandemia. Lo conferma una recente indagine sociologica dellorganizzazione non governativa World Vision Romania, impegnata da molti anni ad aiutare gli abitanti delle zone rurali. Oana Șerban, la portavoce della Fondazione, con maggiori particolari.
“Nelle comunità rurali povere, la gente non ha lavoro come abbiamo noi nelle città. Il più delle volte, gli abitanti dei villaggi fanno i braccianti, allorquando cè lavoro. E altri stanno a casa e vivono solo degli assegni famigliari dei figli. Quindi, noi abbiamo fatto unindagine alla fine della primavera e ciò che abbiamo appreso non ci ha sorpreso affatto. Oltre il 60% dei genitori non hanno lavorato, e oltre il 40% degli interpellati non sono riusciti ad assicurare oppure sono riusciti solo parzialmente ad assicurare ai figli alimenti, farmaci e prodotti digiene. Practicamente, circa un quinto degli interpellati hanno detto che i loro redditi sono calati in seguito al licenziamento, alla cassa integrazione oppure al fatto che non hanno potuto più lavorare come braccianti. Di conseguenza, il 41% dei genitori sono stati costretti a ridurre le spese della famiglia nel periodo di isolamento, e il 26% di coloro che hanno ridotto le spese dichiarano che sono rimasti senza lavoro e fonti di reddito. Quindi, nelle zone rurali in Romania, la pandemia ha avuto un impatto significativo”, ha precisato Oana Șerban.
Secondo lIstituto Nazionale di Statistica, il 48% delle famiglie che, lanno scorso, facevano fronte con difficoltà o grande difficoltà alle spese correnti avevano come capofamiglia un agricoltore. E quando si è trattato di fare una stima dei propri bisogni e delle proprie spese, il 5% degli abitanti delle zone rurali ritenevano di aver bisogno per le spese correnti di redditi mensili fino ai 1000 lei (205 euro), mentre oltre l86% delle famiglie urbane avevano bisogno di redditi che superavano i 2000 lei mensili (410 euro). Secondo gli esperti dellINS, “queste stime sulle spese delle famiglie rilevano chiaramente le grandi differenze tra il tenore di vita nelle zone rurali e il tenore di vita in quelle urbane”. Potremo dire che laddove le condizioni di vita sono precarie, le gente ha bisogni e aspirazioni modesti, sapendo che comunque anche quelli sono difficili da soddisfare, come ha notato anche Oana Șerban. “Ho constatato, parlando con i bambini, che loro non si lamentano molto, ma la ragione per cui non si lamentano è labitudine di non pretendere molto. Si accontentano di pochissimo perchè è così che ha insegnato loro la vita. E ciò è molto triste”, ha spiegato Oana Șerban.
Per gli allievi delle zone rurali, come anche per quelli delle zone urbane, il secondo semestre del 2019-2020 si è svolto, in gran parte, online. Oppure è così che si sarebbe dovuto svolgere. Come al solito, la distanza tra progetto e realtà è stata abbastanza grande, come emerge pure dallindagine della World Vision Romania. “Circa il 40% degli allievi delle zone rurali non hanno partecipato a lezioni online. Solo il64% degli insegnanti hanno tenuto lezioni virtuali, mentre il resto hanno inviato lezioni tramite SMS, Whatsapp o Messenger o, semplicemente, andavano di porta in porta e distribuivano ai bambini delle pagine stampate. Oltre il 55% dei genitori non hanno un dispositivo digitale per ciascun allievo in famiglia. In molte famiglie, non cè solo un figlio. Ci possono essere anche tre o quattro, e là le lezioni online invece di tenersi in parallelo, si tenevano a vicenda, e i bambini facevano la fila per avere accesso al telefono, ad esempio. Quindi, era molto dificile mantenere la continuità, una cosa molto grave quando si tratta di educazione. Perciò, si giunge molto facilmente al pensiero di abbandonare la scuola interamente. L8% degli interpellati hanno detto che non hanno nessun dispositivo per la scuola online, solo il 20% hanno dichiarato che i loro figli hanno seguito i programmi Telescuola organizzati dal Ministero dellIstruzione, mentre alcuni nemmeno avevano una tv”, ha detto Oana Șerban a RRI.
A tutto ciò si aggiungono anche altri dati che fanno sorgere dei punti interrogativi sullo svolgimento del nuovo anno scolastico partito lo scorso 14 settembre in condizioni restrittive che impongono anche la didattica a distanza. Quindi, in seguito ai colloqui con 62 presidi di scuola delle zone rurali, gli esperti della Fondazione World Vision sono giunti alle seguenti conclusioni: una su quattro scuole non ha connessione a internet, 9 su 10 scuole non hanno laptop, desktop o tablet per leducazione digitale e il 12% dei presidi credono che il rischio di analfabetismo aumenterà in seguito alla crisi Covid-19.