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Donne nell’economia

Le più recenti statistiche nell'Ue continuano a indicare la persistenza delle disparità di genere nell'economia. Forse l'aspetto più problematico è l'accesso al mercato del lavoro abbinato alla questione dei redditi.

Donne nell’economia
Donne nell’economia

, 22.10.2019, 19:07

Le più recenti statistiche nell’Ue continuano a indicare la persistenza delle disparità di genere nell’economia. Forse l’aspetto più problematico è l’accesso al mercato del lavoro abbinato alla questione dei redditi. Nel 2017, nell’UE, la differenza salariale tra donne e uomini era del 16% a favore degli ultimi, mentre le pensioni degli uomini erano del 37% maggiori di quelle delle donne. Questi dati rilevano che le donne nell’Ue sono in una posizione vulnerabile dal punto di vista economico. La situazione non è migliorata nei quasi 25 anni da quando, nel 1995, a Pechino, l’ONU ha adottato la Piattaforma di azione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, come racconta Jakub Caisl, statistico presso l’Istituto Europeo per la Parità di Genere con sede a Vilnius. Jakub Caisl.



Esistono molte sfide di lunga durata che, purtroppo, sono rimaste di attualità. Ad esempio, ci sono le sfide economiche con cui si confrontano le donne: il tasso di occupazione tra le donne e la distribuzione del lavoro non retribuito nelle masserie. Ciò vuol dire che sul mercato del lavoro si ritrovano meno donne e che, nella sfera privata o famigliare, loro effettuano la maggior parte delle attività non pagate. E questo è un problema che persiste da tempo, ha detto Jakub Caisl.



Le attività non pagate effettuate dalle donne sono quelle che, in modo tradizionale, spettano alle donne da secoli: le responsabilità domestiche e famigliari. Ovviamente, nessuno si pone il problema della loro retribuzione, bensi’ della divisione equa dei lavori domestici con i partner di vita affinchè il fardello non sia unilaterale. Del resto, questo squilibrio nella divisione delle responsabilità domestiche si ritrova chiaramente nelle statistiche sul mercato del lavoro nell’Ue.



Nell’Ue, abbiamo ancora circa 7.700.000 donne che non si ritrovano sul mercato del lavoro a causa delle responsabilità domestiche, abbiamo altre 9.000.000 donne che loavorano a tempo parziale a causa delle stesse responsabilità. Nella stessa situazione si ritrovano solo 500.000 uomini. La differenza è chiara e porta alle differenze nell’impiego simili alle differenze salariali. Attualmente, la differenza di impiego è di 11,5 punti percentuali a favore degli uomini. Per quanto riguarda il progresso, possiamo dire che si è registrato un certo progresso nel senso che il tasso si assunzione sia delle donne, che degli uomini è cresciuto in seguito alla ripresa dalla crisi economica. Ma le differenze di genere menzionate in precedenza restano, ha precisato Jakub Caisl dell’Istituto Europeo per la Parità di Genere.



Secondo il più recente studio sociologico reso pubblico da EIGE questo mese – l’Indice della parità di genere -, il settore del lavoro ha ottenuto una media di 72 punti nell’Ue. Secondo i calcoli realizzati nell’ambito dell’indagine, ciò vuole dire che su 100 punti possibili, la parità di accesso al mercato del lavoro e alle condizioni di lavoro si è realizzata al 72%. In Romania, il punteggio assegnato al settore del lavoro è di quasi 68 punti, inferiore alla media dell’UE. Più esattamente: il tasso di impiego è del 61% tra le donne e del 79% tra gli uomini. Allo stesso tempo, la Romania ha anche la minore differenza salariale di genere del 3% a favore degli uomini. Ciononostante, il divario di genere per quanto riguarda la pensione era molto maggiore nel 2017: in media le pensioni degli uomini erano del 63% maggiori di quelle delle donne tra 65 e 79 anni. Del resto, la situazione materiale degli anziani di ambo i sessi è stata il tema dei grafici statistici realizzati nell’ambito del progetto il Monitor Sociale promosso dalla Fondazione Friedrich Ebert Romania in base ai dati forniti da Eurostat.



Le cifre di Eurostat rilevano che nella Romania del 2018, il 36,7% degli anziani – oltre i 65 anni – erano esposti al rischio povertà. Le più colpite dalla povertà, nel 2018, in Romania, erano le donne. Il 43% di loro si ritrovavano in questa situazione a differenza dal 19% degli uomini. E parliamo solo degli anziani. Il 36,7% indica il più alto livello di povertà dal 2009 ad oggi per questa fascia d’età. I grafici rilevano che dal 2009, la povertà tra gli anziani è gradualmente diminuita fino al 2014, quando è cominciata a crescere un’altra volta, mentre nel 2018 avevamo già superato il livello del 2009 quando eravamo in piena crisi economica. Ciò è un fenomeno preoccupante. Sebbene si dica ora che siano cresciute le pensioni, ora che non dovevano crescere, perchè una cosa insostenibile, le statistiche mostrano che tutte queste crescite non riescono ad andare di pari passo con le esigenze degli anziani e che la povertà dilaga tra loro, ha spiegato Victoria Stoiciu, rappresentante della Fondazione Ebert Romania.



Quali le spiegazioni per la situazione precaria degli anziani in Romania? Esse non sono molto diverse da quelle valide per il resto dell’Ue, afferma Victoria Stoiciu. Si spiega tramite le differenze di genere sul mercato del lavoro in Romania. Dal canto loro, sono il risultato degli svantaggi strutturali con cui si confrontano le donne in Romania e che si riflettono nei loro redditi una volta raggiunta l’età pensionistica. Quali sono questi svantaggi strutturali? Innanzittutto, l’accesso delle donne al mercato del lavoro è più ridotto. In modo sistematico, la percentuale di donne assunte è minore rispetto a quella degli uomini. Ciò si deve anche alle mentalità tradizionalistiche che dicono che la donna dovrebbe stare a casa e occuparsi solo della masseria. Ma anche quando lavorano, le donne lavorano meno come numero di anni. E non in ultimo, i salari che le donne guadagnano in Romania restano, costantemente, inferiori ai salari degli uomini. Ciò, ovviamente, porta con sè anche una differenza tra le pensioni degli uomini e quelle delle donne, perchè le pensioni vengono calcolate a seconda dei contributi. Porta inoltre una minore capacità di risparmiare, perchè molti anziani si basano anche sui risparmi fatti duranti gli anni di lavoro. Questi fattori vengono cumulati e la discriminazione sistematica delle donne nell’economia si vede il più chiaramente quando la donna raggiunge l’età del pensionamento.




(foto: Anqa / pixabay.com)
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