Educazione versus insegnamento
L'assunzione del ruolo formatore nell'educazione dei bambini e la scelta delle più adatte alternative educative sono temi che interessano sempre di più la società romena.
Monica Chiorpec, 18.09.2019, 19:52
L’assunzione del ruolo formatore nell’educazione dei
bambini e la scelta delle più adatte alternative educative sono temi che
interessano sempre di più la società romena. A livello globale, l’attuale
sistema educativo finisce spesso col portare all’esaurimento gli insegnanti, a
stressare i genitori e ad allontanare gli allievi dalla scuola. La semplice
trasmissione di informazioni non soddisfa più le esigenze delle nuove
generazioni, e l’educazione di tipo formale sembra creare una rottura sempre più
profonda tra le istituzioni d’insegnamento e gli allievi. La libreria Humanitas Cişmigiu di Bucarest ha ospitato una discussione volta
a rispondere a tutte le domande importanti sulle opzioni educative che la
società odierna propone agli allievi e ai genitori. Lila Vasilescu, direttrice
della Fondazione Verita, ha parlato dei divari sempre più visibili tra l’educazione
formale e quella non-formale.
Abbiamo cercato di
capire da dove nascono le discrepanze e perchè, allorquando cerchiamo di
raggiungere i bambini, attraverso il modello formale, con cui siamo cresciuti
anche noi, appaiono dei problemi e perchè c’è una grande resistenza sia tra i
bambini, che tra gli educatori. Devo ammettere che, all’inizio di strada,
lavorando nella scuola, l’attenzione è puntata soprattutto sui bambini, cioè su
ciò che dobbiamo fare noi con questi bambini, quale curriculum e quali concetti
vanno insegnati. Non ci abbiamo messo molto a capire che, in realtà, per
raggiungere questi bambini, dobbiamo raggiungere innanzittutto gli adulti che
li circondano, ha detto Lila Vasilescu.
Gli allievi di oggi
si sentono, spesso, non soltanto sopraffatti dal curriculum denso, ma anche bloccati
in un sistema che non consente loro di riconoscere le proprie capacità
intellettuali. E ciò è risentito anche dagli educatori o dai genitori.
Dobbiamo iniziare
con queste persone, gli educatori e i genitori, invitare loro a cercare di
semplificare le cose, a tornare alla semplicità. Partiamo da bisogni
elementari, partiamo dalla scienza, partiamo dal buon senso. Anch’io mi sono
sentita, negli ultimi anni, travolta da questo vortice delle cognizioni che
vengono da tante direzioni, in questo desiderio di accumulare quanto più
informazioni, utili, certo, solo che ad un certo punto uno si rende conto che
tutto ruota intorno alle stesse cose. Finchè uno non si ferma e non comincia
con se stesso, per vedere qual è il proprio intento e perchè si vuole essere
li’, con i rispettivi educatori o bambini, è molto facile perdersi in questo
mare di informazioni, ha spiegato ancora Lila Vasilescu.
Come scegliamo la
più adatta variante di educazione per il futuro allievo? Tenta di rispondere Andreea
Puiu, professoressa e formatrice nella Pedagogia della felicità. Mi
piacerebbe che, allorquando dalla vetrina della vita scelgono qualcosa, diano
il giusto pregio alla felicità, perchè solo in questo modo i nostri occhi sono
vivi, i nostri cuori sono caldi, il nostro polso è giusto per agire.
Allorquando scegliamo per la nostra famiglia ciò che porterà la scuola, perchè
passiamo insieme attraverso la scuola, non solo il bambino, è importante stare,
come genitori, accanto al bambino, per vedere qual è la sua energia, quali i
suoi bisogni, quale il suo interesse. È cosi’ che scegliamo, infatti, una
strada sulla quale gli saremo accanto. È molto difficile stare accanto ad un
bambino che vive la delusione, ceh vive la rabbia o un’emozione che noi non
onoriamo. Come educatori, è importante stare nello stesso banco con il bambino
e notare la sua respirazione, il movimento delle mani, come ci percepisce.
Visitando molte scuole, mi sono resa conto che ciascuna classe porta un modello
di felicità, ha detto Andreea Puiu.
In che misura ci
preoccupa l’impatto che la loro educazione avrà nel futuro sulla società? Sabina
Strugariu è psicoterapeuta e crede che una vita felice ha alla base
l’integrazione nella società dei futuri adulti. La competitività è una delle
principali modalità con cui i bambini sono costretti a fare cose nuove, tramite
il paragone con gli altri. È molto difficile costuire un mondo migliore o più
umano se uno guarda sempre nel cortile dell’altro. Non si tratta dell’aspetto
materiale, neanche dell’aspetto spirituale. Per avere una vita felice, occorre
l’integrazione, occorre che qule bambino sappia chi è e possa essere attento al
mondo intorno. Ma, se viene educato a guadagnare soldi oppure acquisire uno
status, non ha tempo per guardare il mondo intorno, chi sei, quali talenti hani
o vocazioni. È una cosa essenziale e, purtroppo, noto che l’insegnamento lo
rende uniforme. Tutti imparano le stesse cose, nello stesso ritmo, ha
precisato Sabina Strugariu.
Quanto è
preoccupata l’educazione attuale per l’autoconoscenza del bambino? In ogni
interazione con il bambino cerco di vedere cosa ha di buono. Persino nelle
sedute di consulenza genitoriale, nella classe, quando insegno oppure nello
studio, cerco di aiutarli a vedere queste cose buone in loro stessi. Per
giungere li’, però, loro hanno bisogno di un intero processo di autoconoscenza.
Dal mio punto di vista, a livello internazionale si auspica che l’allievo possa
beneficiare di questo processo anche nell’ambito dell’educazione formale. Perciò,
nei sistemi internazionali vengono introdotti programmi di apprendimento
sociale ed emozionale con questa componente di autoconoscenza che,
ulteriormente, facilita la conoscenza degli altri, ha detto anche Andreea
Neagu, psicologa.
Nel sistema di
insegnamento pubblico sono state introdotte negli ultimi ani lezioni di
sviluppo personale dedicate ai piccoli, tramite cui gli allievi delle
elementari possono studiare tematiche concentrate sull’autoconoscenza e sulla
conoscenza degli altri partendo dall’individuazione delle emozioni, il che
rappresenta un processo di base nell’intelligenza emotiva.