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Come vivevano le comunità ebraiche della Moldavia

Larchitetta Irina Nemţeanu ha pubblicato di recente il libro Ipostasi dellabitare della comunità ebraica in Moldavia (1775 – 1930)

Come vivevano le comunità ebraiche della Moldavia
Come vivevano le comunità ebraiche della Moldavia

, 26.04.2023, 18:02

Le comunità ebraiche della Moldavia, entrate ormai da tempo nella letteratura e nel folclore romeno, sono diventate un punto di riferimento nella mentalità collettiva romena, sia in senso positivo, che in senso negativo, in quanto la loro accettazione si è mescolata, purtroppo, anche con i preconcetti. Per conoscere meglio la vita nelle piccole città della Moldavia abitate nella maggior parte da ebrei, l’architetta Irina Nemţeanu ha pubblicato di recente il libro Ipostasi dell’abitare della comunità ebraica in Moldavia (1775 — 1930)”. La sua iniziativa ha avuto come punto di partenza l’osservazione che la storia della multiculturalità nello spazio romeno ha influenzato il tessuto urbano e l’architettura locale. Per quanto riguarda la storia della migrazione degli ebrei nello spazio moldavo e il loro stabilirsi nella zona, questi aspetti sono stati determinati anche dalle politiche socio-economiche applicate dai diversi domini stranieri nella Moldavia storica: gli imperi Asburgico, ottomano e russo. Ad esempio, gli ebrei cominciarono a stabilirsi in questa zona già prima del 1775 quando si intensificarono le ondate migratorie. Anche loro beneficiarono di una certa politica dell’impero ottomano, che, in quanto sovrano in Moldavia, aveva il monopolio sulla vendita internazionale di molte merci provenienti dal principato. In queste condizioni, l’insediamento di alcuni mercanti stranieri nella zona — non condizionati dal monopolio imposto agli autoctoni — ha dato una spinta al transito commerciale verso zone al di fuori dell’impero e ha fatto sì che la via moldava restasse una delle principali rotte commerciali regionali.



Come sono arrivati gli ebrei a stabilirsi in Moldavia, in seguito alla politica regionale dei grandi imperi, ce lo racconta l’architetta Irina Nemțeanu: La storia di queste comunità in Moldavia non inizia alla fine del XVIII/o secolo, ma molto prima. Sappiamo che c’erano vecchie comunità a Siret e a Iași, già dal XVII/o secolo. Infatti, ciò che accade alla fine del XVIII/o secolo comincia a essere un fenomeno molto più visibile dal punto di vista urbano. Un gran numero di comunità comincia a migrare verso la Moldavia in un contesto che spiega molte cose per la storia degli spazi esterni alla Moldavia. Mi riferisco anche al fatto che l’Impero Asburgico si impossessa di certi territori, la Bucovina compresa, ma anche allo spazio della zona di residenza dell’Impero Russo, ad esempio. Poi, dobbiamo tener conto delle diverse limitazioni delle comunità ebraiche che volevano avere una certa libertà di abitare e di fare commercio, libertà che, infatti, hanno trovato piuttosto in Moldavia. Da certi punti di vista, qui la situazione era molto più benefica rispetto a quello che accadeva al di fuori di questo territorio.



In Moldavia, attraversata già dal Medioevo da una serie di importanti vie commerciali internazionali, si erano sviluppati lungo il tempo alcuni borghi mercantili, più piccoli o più grandi. Gli ebrei se ne sono stabiliti nei loro pressi e, in certi casi, hanno addirittura rinvigorito alcuni di quelli che erano diventati poveri. Particolari di Irina Nemțeanu: Parliamo, da una parte, dei grandi borghi della Moldavia che hanno cominciato ad acquisire una nuova valenza a partire dall’inizio del XIX/o secolo, grazie al contesto politico e, soprattutto economico. Mi riferisco a Iași, Roman, Dorohoi e ad altri insediamenti di grandi dimensioni. D’altra parte, parliamo anche dei piccoli borghi, una serie di insediamenti che hanno cominciato a svilupparsi proprio in questo contesto economico cambiato e che, infatti, si sono formati come insediamenti con ruolo commerciale nei pressi di villaggi già esistenti e che si trovavano sui poderi di alcuni boiardi moldavi. Esempi del genere ce ne sono tanti: Podu Iloaiei, Frumușica in provincia di Iași, Ștefănești, Berești. Ci sono moltissimi esempi che, in pratica, attestano che ci sia stato un fenomeno presente in tutta quella zona, però che si è sviluppato anche in funzione di determinati periodi e delle ondate di immigrazione di queste comunità, formate principalmente da mercanti e di cui gran parte erano ebrei.



Le abitazioni e le botteghe degli ebrei della zona erano simili a tutte le case dei mercanti: lo spazio commerciale al pianterreno e l’abitazione al piano di sopra, oppure il luogo di vendita davanti e lo spazio abitativo dietro. Altri dettagli sulle peculiarità di questi borghi, sempre da Irina Nemțeanu: Non si può parlare di un’architettura ebraica, ma si può accennare ad alcuni elementi comuni nella regione. Un aspetto definitorio potrebbe essere l’intenzione di sistematizzare alcune funzioni attorno a una rotta commerciale molto forte e una specie di intenzione programmata di nascondere il lato comunitario e religioso. Quest’ultimo aspetto era determinato anche dallo stato ospitante che imponeva delle norme di integrazione a queste comunità. D’altra parte, almeno fino alla metà del XIX/o secolo, le comunità tendevano piuttosto a nascondere i propri luoghi di culto. Perciò, le sinagoghe si trovavano, il più delle volte, in secondo piano, non erano visibili, (…) erano nascoste dietro queste abitazioni e negozietti, quindi abitazioni e spazi commerciali con una doppia funzione. Anche per questo motivo, infatti, fino all’inizio del XX/o secolo, questa specificità dell’abitare ebraico è riuscita a mantenersi soprattutto nelle periferie.



Prendendo in considerazione questa tendenza a nascondere gli aspetti religiosi della comunità, che cosa si è notato in merito alla coabitazione degli ebrei con la popolazione maggioritaria? La conclusione, sempre dall’architetta Irina Nemțeanu: Ci sono due ipostasi diverse. Da una parte, c’era il fatto che queste comunità abitavano in borghi dove, ovviamente, si trattava di un abitare diffuso, misto, quindi stabilivano rapporti anche con altri gruppi allogeni o autoctoni. C’era, infatti, una specie di mosaico culturale al livello dell’insediamento. Da una parte, nei piccoli borghi, per il semplice fatto che queste comunità avevano una certa maggioranza, davano l’impressione che si trattasse di un insediamento quasi ebraico. Non è stato necessariamente un intento prestabilito, ma anche un risultato dell’insediamento di persone che avevano in qualche modo un passato culturale comune.



Oggi, l’aspetto di questi ex borghi commerciali della Moldavia è cambiato molto e numerose case ebraiche sono scomparse lungo il tempo. Quelle rimaste ancora andrebbero conservate meglio e messe in risalto assieme al contesto storico ed etnico in cui sono apparse.

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