Lo scrittore dissidente Ion Desideriu Sîrbu
Tra gli intellettuali dissidenti sotto il regime comunista in Romania, Ion Desideriu Sîrbu occupa un posto speciale.
Steliu Lambru, 18.03.2021, 16:02
Tra gli intellettuali dissidenti sotto il regime comunista in Romania, Ion Desideriu Sîrbu occupa un posto speciale: scrisse una vera e propria letteratura da cassetto attraverso i suoi libri che non furono pubblicati per paura della censura, ma uscirono dopo la caduta della dittatura. Ha anche ispirato il personaggio Victor Petrini del romanzo Il più amato fra i mortali, scritto da Marin Preda. Come Petrini, Ion Desideriu Sîrbu era un filosofo incarcerato negli anni ’50 per essersi rifiutato di denunciare il suo maestro, il drammaturgo, poeta e filosofo Lucian Blaga.
Dana Jalobeanu, docente alla Facoltà di Filosofia di Bucarest, ci parla del fallimento della vocazione filosofica di I.D.Sîrbu, del suo recupero come scrittore e soprattutto di una persona dalla moralità esemplare. Ha conseguito un dottorato in filosofia, e fu studente e discepolo dei filosofi Lucian Blaga e Liviu Rusu, entrambi dell’Università di Cluj. Ad un certo punto, all’età di 28 anni, diventò il più giovane professore associato presso la Facoltà di Filosofia di Cluj. Per diventare poi, a 44 anni, il manovale più anziano della miniera di Petrila, secondo le sue stesse parole. Il suo destino fu schiacciato dalla storia del XX secolo. Ma è sopravvissuto facendo letteratura, vendicandosi così perchè gli era stato tolto il diritto di fare filosofia. Subito dopo il 1990, il suo romanzo Addio, Europa fu considerato esplosivo. Io addirittura non potevo credere che si potesse scrivere in quel modo durante il comunismo. Ma questo romanzo non fu l’unico ad essere pubblicato. Successivamente uscì un volume di corrispondenza, Scrisori către bunul Dumnezeu / Lettere al buon Dio, e poi Jurnalul unui jurnalist fără jurnal / Il giornale di un giornalista senza giornale. Fu così che ho scoperto con stupore negli anni ’90 questo autore che alcuni già conoscevano, perchè alcuni dei suoi testi erano stati pubblicati durante il comunismo. Inoltre, nel mondo letterario circolava un intero folclore sulla personalità di I.D. Sîrbu. Eppure anche chi lo conosceva rimase sbalordito dalla forza della sua letteratura, spiega Dana Jalobeanu.
Arrestato nel 1956 e condannato politicamente, prima a un anno e poi a sette anni di reclusione, dopo la liberazione I.D. Sîrbu lavorò in una miniera per diversi mesi. La zona non gli era sconosciuta, poichè lui stesso era figlio di un minatore, nato nel 1919 nell’insediamento minerario di Petrila, alla periferia della città di Petroșani. Nel 1964 fu mandato in domicilio coatto a Craiova, dove alla fine trovò lavoro come segretario letterario presso il Teatro Nazionale della città, nonostante la costante sorveglianza da parte di agenti della polizia politica locale e centrale. Tuttavia, ha mantenuto la sua verticalità morale, come osserva il critico letterario Cosmin Ciotloș.
Era una persona che, nonostante le difficoltà attraversate e gli anni di ingiusta prigionia, si rifiutò di denunciare, a sua volta, le persone alla Securitate, come scriveva lui stesso. Si rifiutò anche perchè proveniva da una comunità mineraria, Petrila, dove nulla era considerato più indegno che trasformarsi in delatore, come scriveva lo stesso Sîrbu. Era l’ultima soglia morale sotto la quale si poteva scendere. Lo scrittore ha anche detto, a un certo punto: Non giudicatemi per quello che ho fatto, ma per quello che non ho fatto, per quello che mi sono rifiutato di fare, anche se avessi potuto farlo. Questo fu un primo rifiuto. Ha anche raccontato un episodio accaduto durante la sua prigionia. Tutte le confessioni cristiane erano rappresentate lì e Sîrbu è riuscito a convincere i detenuti al suo fianco a celebrare una notte di Pasqua, lì, in prigione, tutti allo stesso tempo. Fu un gesto ovviamente ecumenico. Ma per me è molto di più. Vedo un uomo che ha lottato per riunire le sensibilità religiose di diverse persone. L’importante per lui era che queste persone salvassero insieme le loro anime, spiega il critico letterario.
Attualmente, a Petrila, l’abitazione di I.D. Sîrbu è stata trasformata in una Casa-museo e in un centro culturale curato dal fumettista Ion Barbu, che ha anche incontrato lo scrittore. Ho incontrato per la prima e l’ultima volta il mio concittadino Ion Desideriu Sîrbu, in un giorno dell’estate del 1988. Era venuto a visitare la Valle del Jiu, perchè sua sorella, Irina Sîrbu, viveva nella città di Petroșani. Un pomeriggio decise di andare a piedi dalla casa di sua sorella alla casa dei suoi genitori a Petrila, accompagnato da mio fratello Mihai Barbu. La distanza di circa 4 chilometri è stata percorsa a piedi, con frequenti soste e molte storie raccontate di quella che era una volta la Valle di Jiu. Quando sono arrivati a casa di suo padre, nell’insediamento minerario di Petrila, Sîrbu passò anche dal cimitero per raccogliersi alle tombe dei suoi genitori e poi fece un’ultima sosta alla scuola locale dove io stavo facendo volontariato con alcuni bambini. Ho coordinato un circolo di disegno che ha realizzato una storia della letteratura romena attraverso i ritratti di scrittori fatti dagli alunni. Uno di loro ha dipinto il ritratto del signor Sîrbu, che è stato poi messo in una mostra al Museo della Letteratura romena a Bucarest. Poi è venuto a casa mia e siamo rimasti lì per un paio d’ore, a parlare di un sacco di cose. Alla fine, ci siamo stretti la mano, e da allora mi sono vantato di essere l’ultima persona di Petrila alla quale aveva stretto la mano. Penso che sia stato la persona più calda che io abbia mai incontrato, che raccontava storie incredibili e verso il quale nutro un’ammirazione infinita, ha concluso il fumettista Ion Barbu.
Deceduto a settembre per un tumore dell’esofago, Ion Desideriu Sîrbu non è arrivato a vivere la caduta del regime comunista, avvenuta tre mesi più tardi.