140/o anniversario della Banca Centrale di Romania
La Banca Centrale di Romania venne fondata nel 1880. Il suo primo direttore fu l'economista Eugeniu Carada.
Steliu Lambru, 26.05.2020, 11:32
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, lo Stato moderno romeno compiva tutti i passi per costruirsi gli attributi della sovranità. Nel 1859, l’Unione dei Principati della Moldavia e della Valacchia aveva formato la Romania. Nel 1877-1878, il giovane Stato conquistava l’indipendenza per via della guerra, allargando il suo territorio con la provincia della Dobrugia. Il terzo passo avvenne nel 1880, con la fondazione della banca centrale, elemento indispensabile per la sovranità statale. Nel successivo 1881, la Romania diventava regno, quindi acquisiva personalità giuridica sulla mappa del mondo.
La Banca Centrale, chiamata la Banca Nazionale di Romania, nasceva con la Legge sulla fondazione di una banca di sconto e circolazione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 17 aprile 1880. Del capitale iniziale di 30 milioni di lei, un terzo era pubblico e gli altri due terzi rappresentavano capitale privato. Le sue più importanti attribuzioni erano quelle di emettere le banconote accettate nelle transazioni. Le prime emissioni monetarie furono le banconote da 20, 50, 100, 500 e 1000 ei.
Al nome del suo primo direttore – l’economista Eugeniu Carada – si collegano gli inizi dell’istituzione, la sua estensione nell’intero Paese, nonch le prime banconote stampate e monete coniate. La sede della Banca Centrale venne eretta su un terreno attualmente al centro di Bucarest, nell’area del centro storico chiamata Lipscani. I lavori vennero avviati nel 1884 sotto la guida degli architetti francesi Albert Galleron e Charles Garnier. Dalla sua fondazione fino alla Grande Guerra, la Banca Centrale di Romania ha offerto dei mutui e un basso livello della tassa di sconto. Negli anni 1890-1892, la Banca rinunciò al bimetallismo oro-argento, a favore dell’oro.
Lo scoppio della prima Guerra Mondiale sconvolse la società romena, pari all’intero continente europeo. La Banca Nazionale appoggiò gli sforzi di guerra. In seguito agli sviluppi del 1916, venne trasferita a Iași, insieme a tutte le istituzioni dello stato romeno. Sempre allora, il Tesoro della Romania, custodito dalla Banca Centrale, fu inviato per protezione a Mosca, da dove non è tornato neanche più di un secolo dopo. Alla fine della Grande Guerra, alla Banca Centrale spettò il compito di integrare l’economia del nuovo Stato romeno, formato all’epoca dal Regno di Romania e province romene degli ex imperi russo e austro-ungarico.
In seguito alla perdita del tesoro in Russia e ai danni provocati dalla guerra, alla stessa Banca spettò la missione di stabilizzare la moneta nazionale e renderla convertibile. Un’altra sfida affrontata fu durante la grande crisi economica del 1929-1933, quando sempre la Banca Centrale dovette stabilizzare la moneta e il sistema creditizio. L’istituzione affiancò lo sforzo di guerra compiuto dalla società romena anche durante il secondo conflitto mondiale, quando nascose il tesoro al Monastero di Tismana, nella Romania sud-occidentale, per evitare una replica a quanto accaduto durante la Grande Guerra.
Il museografo Ioan Lesenciuc del Museo del Tesoro della Banca Centrale di Romania di Tismana, passa brevemente in rassegna l’odissea del tesoro alla metà degli anni 1940. Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, la Romania riuscì a rifarsi le riserve d’oro, però venne il 1944, un altro anno nefasto. Il fronte orientale rimase estremamente indebolito dopo la battaglia di Stalingrado. L’esercito tedesco che si stava ritirando era inseguito dai sovietici, e il tesoro custodito dalla Banca Nazionale era in pericolo. Ad aprile 1944, gli alleati lanciarono forti bombardamenti sui campi petroliferi di Ploieşti e Câmpina, ma anche sulla capitale Bucarest, quindi la sede della Banca Centrale correva un reale pericolo, per cui si pose il problema di mettere al sicuro il tesoro. Il Governo avviò delle pratiche presso la Turchia e la Svizzera. La Turchia rispose che le sue leggi non le permettevano di accogliere il Tesoro. Da parte sua, la Svizzera comunicò ufficialmente la sua disponibilità ad accoglierlo, precisando, invece, che il passaggio del convoglio che lo avrebbe trasportato attraverso il centro dell’Europa, controllato dall’esercito tedesco, comportava un grande rischio. E allora il maresciallo Antonescu ha sostenuto l’idea che il Tesoro rimanesse interamente in Romania, senza essere diviso. Cosicchè lasciò alla Banca Centrale la libertà di nascondere i suoi valori in un posto che riteneva sicuro, spiega il nostro ospite.
Per la Romania, la fine della seconda guerra mondiale portò anche l’insediamento del comunismo. Un regime politico che cambiò radicalmente l’economia nazionale, che passava sotto il controllo dello stato. La Banca Centrale passò, a sua volta, nelle mani dello stato, e il sistema creditizio fu riformato secondo il modello sovietico. Fino al 1970, le tasse e gli interessi percepiti e pagati dalla banca erano decisi dal governo. Dal 1970 in poi, fu la banca a decidere. Dopo i lavori avviati nel 1940, il nuovo palazzo della Banca Nazionale di Romania venne inaugurato nel 1950. In seguito al crollo del regime comunista nel 1989, l’istituzione riprese le attribuzioni che le erano state tolte dal 1945, e ridiventò Banca Centrale.