Le prime rappresentazioni cartografiche di Bucarest
Le prime mappe di Bucarest risalgono alla fine del Settecento e sono dovute alle guerre russo-austro-turche.
Steliu Lambru, 03.01.2020, 18:23
Le prime mappe di Bucarest risalgono alla fine del Settecento e sono dovute alle guerre russo-austro-turche. I tre grandi imperi si scontrarono nel 18/o secolo sui territori dei Principati Romeni della Moldavia e della Valacchia, che vennero occupati nel 1739, 1768 e 1792. Gli obiettivi militari venivano presi di mira dagli eserciti che avanzavano contro l’avversario. Cosicchè le prime mappe di Bucarest furono carte militari, tracciate dalle truppe russe e austriache, per cui ogni occupazione portò alla capitale una rappresentazione del genere. L’informazione indicata sulla mappa era direttamente collegata alla sua utilità.
L’architetto Toader Popescu, professore all’Università di Architettura Ion Mincu di Bucarest, si occupa della storia della cartografia e ricorda a Radio Romania Internazionale le prime rappresentazioni della capitale. Un piano militare russo del 1770 presenta una Bucarest abbastanza lontana dalla realtà. Siccome venne elaborato a scopo militare, presenta la città da questa prospettiva. Quello che vediamo attorno alla città sono elementi di interesse militare: Bucarest è raffigurata come una città compatta, ma sappiamo di sicuro che all’epoca non lo era. Gli autori non erano particolarmente interessati del modo in cui era costruita la città. Vediamo strade con edifici allineati, con dimensioni simili, il che sicuramente non corrispondeva alle realtà del momento. Quello che interessava di più erano le chiese e i monasteri. La topografia rappresentata è particolarmente immaginativa, nel senso che non c’è una differenza tra il modo in cui viene raffigurata al nord e al sul del fiume Dambovita, spiega l’architetto.
Bucarest non veniva rappresentata come una rete stradale gerarchizzata, quindi non era possibile rendersi conto quali strade erano più importanti e quali meno. Appariva piuttosto come un ammasso di parrocchie e periferie. La seconda rappresentazione, tracciata sempre a scopo militare, porta, però, un cambiamento, aggiunge Toader Popescu.
Nel piano successivo, risalente all’occupazione russa di Bucarest, quello che interessa non sono più i dintorni, bensì la città, che risulta chiaramente delineata e circondata da una sorta di cintura verde. Le isole urbane sono raffigurate nei dintorni degli edifici importanti, in maniera compatta e senza interessamento per il contenuto. In fondo alla mappa, a sinistra, viene raffigurata anche una rosa dei venti. La città viene collocata a nord di Dambovita, quindi la posizione rispetto al fiume è abbastanza correttamente presentata. Si può vedere che la città non si era ancora estesa verso la cornice meridionale del fiume. Nel suo letto principale si contavano alcuni nuclei abitativi in punti più alti come la Collina della Chiesa Metropolitana o i monasteri Mihai Voda e Radu Voda, aggiunge Toader Popescu.
La terza rappresentazione cartografica di Bucarest è dovuta all’esercito austriaco. Era la più dettagliata e rimase così fino alla successiva carta russa del 1846. L’occupazione austriaca di Bucarest alla fine del Settecento portò due piani molto importanti, tracciati nel giro di uno o due anni. Sono intitolati ai loro principali cartografi: il piano Purcel del 1789 e il piano Ernst del 1791. Il piano Purcel era migliore e meglio lavorato rispetto all’altro, e fu anche il primo ad occuparsi del tessuto urbano minore. Non c’è una differenza di rappresentazione tra gli edifici importanti e quelli meno rilevanti, come nella precedente mappa russa. Le casette, i palazzi e le grandi chiese vengono raffigurate con lo stesso colore e le linee dello stesso spessore. Ed è anche il primo piano che presenta l’utilizzo del terreno e che raffigura in una maniera quanto più fedele la rete stradale, ha detto ancora l’architetto Toader Popescu.
All’inizio dell’Ottocento, Bucarest diventò un riferimento cartografico europeo, e ugualmente la città con le più numerose simili rappresentazioni nello spazio romeno, moltiplicate man mano che la Romania stessa delineava il proprio profilo.