Il Museo Etnografico della Transilvania
Il primo museo allaperto in Romania fu fondato nel 1929 a Cluj, come sezione del Museo Etnografico della Transilvania, anchesso una prima nello spazio romeno, inaugurato nel 1922
Christine Leșcu, 06.03.2016, 18:45
Tra i musei etnografici all’aperto esistenti in Romania, senza dubbio il più conosciuto e ricco è il Museo del Villaggio di Bucarest. Ma il primo museo all’aperto in Romania fu fondato nel 1929 a Cluj, come sezione del Museo Etnografico della Transilvania, anch’esso una prima nello spazio romeno, inaugurato nel 1922. Fino al 1929, solo cinque Paesi avevano musei etnografici all’aperto: Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda e Germania. La fondazione del museo è strettamente legata all’unificazione della Transilvania con il regno di Romania e la creazione della Grande Romania nel 1918. Tudor Sălăgean, il direttore del Museo Etnografico della Transilvania, spiega: Nel 1919, il Consiglio Direttivo di Cluj aveva preso la decisione di creare un museo della Transilvania, con più sezioni, tra cui anche una di etnografia. In tale contesto, il giovane etnografo Romulus Vuia fu mandato a Budapest per individuare vestigia etnografiche provenienti dalla Transilvania che si trovavano nella capitale dell’Ungheria. Le pratiche ritardarono perchè erano apparsi problemi di organizzazione e dispute tra gli esperti che dovevano contribuire alla creazione di questo museo. A salvare la situazione furono, nel 1922, la Fondazione Culturale Il Principe Carlo” e il principe stesso, il futuro re Carlo II, il quale decise di fondare un’istituzione dedicata soprattutto all’etnografia della Transilvania. La sua collaborazione con Romulus Vuia, il primo direttore del Museo Etnografico di Cluj, fu molto fruttuosa.
Inizialmente, l’intento del fondatore Romulus Vuia era di esporre tutta la diversità etnica e culturale della Transilvania per farla meglio conoscere e capire. Il parco etnografico contiene case ungheresi, tedesche, ma anche case provenienti da tutte le zone etnografiche della Transilvania che, sebbene siano nella maggior parte romene, rispecchiano anche la partecipazione delle minoranze delle rispettive zone alla cultura tradizionale locale. Il parco ha una storia complessa. La sua creazione nel 1929 è dovuta alla stessa collaborazione fra Romulus Vuia e il principe Carlo, che prima di partire in esilio, voleva creare nel cortile del Castello Pelişor un piccolo museo all’aperto facendo portare anche alcune chiese dalla Trasilvania. Romulus Vuia fece delle ricerche per qualche anno per partecipare al progetto Pelişor. Quando il principe Carlo partì in esilio, Romulus Vuia, utilizzando le informazioni raccolte, gettò le basi del museo all’aperto di Cluj, come una sezione del Museo Etnografico della Transilvania. Il Museo ebbe una storia travagliata perché nel 1940, la Transilvania settentrionale fu ceduta all’Ungheria in seguito all’Arbitrato di Vienna. Mentre gli oggetti di patrimonio furono trasferiti tutti a Sibiu, il patrimonio immobile, le costruzioni del parco etnografico non potevano essere spostate. Degli acquisti fatti nel periodo interbellico sopravvisse una sola casa — la casa di Vidra — che può essere ancora ammirata al Museo di Cluj ed è anche la più antica costruzione etnografica custodita in un museo della Romania. — aggiunge il direttore Tudor Sălăgean.
Attualmente, sia le collezioni del museo, che gli edifici del parco etnografico sono rappresentativi per tutte le regioni del Paese. Il processo di diversificazione del patrimonio è cominciato già dal periodo interbellico, come spiega il direttore Tudor Sălăgean: Ulteriormente, il museo ha fatto delle ricerche anche in altre zone della Romania e, nel 1934, ha ricevuto una donazione straordinaria di abiti tradizionali di Valacchia, Oltenia, Moldavia e parzialmente Transilvania. Le donatrici erano Eliza Brătianu e Sabina Cantacuzino, rispettivamente la vedova e la sorella del grande politico ed ex premier, Ionel Brătianu. La collezione è stata presentata per la prima volta al pubblico, intera, nel 2015.
Attualmente, nel parco etnografico esistono 55 maserie, tre chiese, quasi 200 obiettivi organizzati su una superficie di quasi 16 ettari, spazio in via di estensione. (traduzione di Gabriela Petre)