Il Museo del Villaggio di Bucarest
Il 17 maggio 1936, apriva i battenti a Bucarest il Museo del Villaggio. Era frutto delliniziativa del sociologo Dimitrie Gusti e delle ricerche sul campo condotte da lui e dalle sue equipe.
Christine Leșcu, 08.07.2013, 19:35
Il 17 maggio 1936, apriva i battenti a Bucarest il Museo del Villaggio. Era frutto dell’iniziativa del sociologo Dimitrie Gusti e delle ricerche sul campo condotte da lui e dalle sue equipe. Per 10 anni, gruppi di esperti di etnografia, sociologia e musicologia avevano girato per i villaggi romeni per elaborare monografie multidisciplinari di un mondo già in via di estinzione: la civiltà rurale tradizionale.
Il Museo del Villaggio” è nato dal sogno del sociologo di conservare questo mondo in uno spazio protetto, alla periferia nord della capitale, presso il lago Baneasa. La direttrice del Museo del Villaggio Dimitrie Gusti”, Paula Popoiu, evoca gli inizi.
”Prima che nascesse il Museo del Villaggio erano state condotte delle ricerche, a partire dal 1925, in oltre 600 villaggi romeni. Il metodo scientifico sviluppato era quello monografico. Dobbiamo vedere nella Scuola sociologica di Bucarest anche una scuola scientifica, non solo culturale, dove è nato il più moderno metodo di ricerca etnografica dell’epoca. Dimitrie Gusti ha avuto anche bellissimo sogno, di vedere creato il Museo del Villaggio. La scuola sociologica di Bucarest si adeguava al trend europeo dell’epoca. Gusti voleva creare un villaggio modello, che conservasse le peculiarità, ma anche ammodernato come utilità, il che auspichiamo anche noi, perchè quel villaggio modello non è stato ancora compiuto da noi. Dimitrie Gusti è stato anche ministro, direttore dell’Istituto Sociale Romeno, ha diretto riviste specializzate. Era altamente carismatico, altrimenti non avrebbe potuto riunire accanto a lui personalità di prim ordine, quali Henri Stahl, Anton Golopenţia, Gh.Focşa”, spiega Paula Popoiu.
A maggio 1936, al Museo del Villaggio Romeno furono portate e allestite 29 case, una chiesa di legno del Maramureş, cinque mulini a vento, un mulino ad acqua, un frantoio d’olio, un conservificio di pesce e altri annessi che si trovavano in qualsiasi villaggio romeno. Anche se subito dopo l’insediamento, il regime comunista voleva chiudere il museo, ora il suo patrimonio è ancora più ricco.
Il museo si è sviluppato moltissimo. Annovera ora 360 obiettivi, monumenti, oltre 250.000 documenti in collezioni, compresi i documenti dell’epoca della Scuola sociologica di Bucarest. Nelle collezioni abbiamo oltre 60.000 oggetti, tra cui icone di grande valore, costumi popolari, ceramiche, ecc. Attualmente è il più noto museo di Bucarest e della Romania, ed è molto conosciuto anche all’estero”, aggiumge Paula Popoiu.
Tutti i visitatori troveranno al Museo del Villaggio i più rappresentativi stili dell’architettura rurale delle regioni storiche della Romania: Banato, Oltenia, Valacchia, Moldavia, Dobrugea, Transilvania. (trad. Carmen Velcu)